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Zaia (Veneto): “Una vittoria storica. Non la si può definire diversamente”


23 MAG - Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia definisce la sentenza con la quale la Consulta ha decretato l’incostituzionalità del raddoppio surrettizio della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni ordinarie, dichiarando illegittima l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni di euro imposto a queste Regioni dalla legge di bilancio nazionale 2017. Un taglio lineare che, di fatto, andava a colpire principalmente i finanziamenti alla sanità.
 
Il ricorso era stato presentato dal Veneto, patrocinato dagli Avvocati Luca Antonini ed Ezio Zanon, e da altre Regioni, ma solo quello di Palazzo Balbi è stato accolto.
 
“La Corte Costituzionale – dice il Governatore - è intervenuta pesantemente sui tagli lineari, che abbiamo sempre sostenuto essere ingiusti e incostituzionali, portando progressivamente la Consulta a riconoscere la validità delle nostre tesi: già con la sentenza nr. 65/2016 e nr. 154/2017, il Veneto aveva ottenuto che la Corte lanciasse due decisi moniti al legislatore statale contro l’utilizzo della tecnica oggi dichiarata incostituzionale”.
 
Il Presidente pone l’accento su due aspetti della sentenza, definendoli “fondamentali, anche per la capacità di incidere non solo nel contingente, ma anche sul futuro”.
 
“In primo luogo – prosegue il Presidente – la norma imponeva tagli lineari soprattutto alla sanità, settore nel quale il Veneto ha sempre mantenuto alti livelli di servizi abbinati a correttezza nell’impiego delle risorse, di fatto modificando un numerino (da 2019 a 2020). In questo modo la Consulta ha censurato una sciatteria tecnica operata dal Governo che, facendo passare pressochè nascostamente il taglio anche per il 2020, l’aveva sottratto al corretto confronto parlamentare, nella cui sede Camera e Senato avrebbero potuto incidere. Era un taglio drammatico, e non era pensabile che passasse senza che il Parlamento ne avesse piena contezza”.
 
“Inoltre – aggiunge il Governatore - la Corte ha colto l’occasione per evidenziare che l’imposizione alle Regioni a statuto ordinario di contributi alla finanza pubblica incide inevitabilmente sul livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, sicché lo Stato, in una prospettiva di lungo periodo, dovrà scongiurare il rischio dell’impossibilità di assicurare il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza in materia sanitaria e di garanzia del diritto alla salute. Tale rischio dovrà essere evitato, eventualmente, mediante il reperimento di risorse in ambiti diversi da quelli riguardanti la spesa regionale. La Consulta ha quindi anche messo in guardia su ipotetici futuri tagli. Un’affermazione significativa, che riprende un’altra sentenza che definiva le priorità della spesa pubblica (la 169/2017 ancora su ricorso del Veneto), e tra queste la sanità in primis. Insomma, non potrà più succedere che, mentre si tagliava la salute agli italiani e ai veneti, si facevano elargizioni a pioggia, come il cosiddetto ‘bonus cultura’ assegnato indiscriminatamente a tutti i diciottenni, senza indicare una soglia di reddito”.
 
“Oggi la Consulta – conclude il Presidente del Veneto – ha confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che, quando le risorse scarseggiano, va privilegiata la spesa per i diritti fondamentali dei cittadini, tra i quali la nostra Costituzione cita esplicitamente il diritto alla salute. E’ una battaglia di equità vinta, che ha visto il Veneto sempre in prima fila, ad esempio per l’applicazione dei costi standard in sanità e per un utilizzo adeguato delle risorse in tutti i settori della spesa pubblica”. 

23 maggio 2018
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