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Decreto Balduzzi. Fesmed: “Il ministro ha disatteso gli impegni con le OoSs”

di Carmine Gigli

Adesso tocca alla Camere l’arduo compito di modificare significativamente il decreto. Purtroppo le speranze non sono molte se pensiamo a come sia riuscita a stravolgere la prima stesura di questo decreto l’azione pervasiva dei poteri forti di Regioni, compagnie assicurative e altri

07 SET - Finalmente il ministro Renato Balduzzi è riuscito a dare il suo nome ad un decreto sulla sanità. Peccato che per ottenere questo risultato abbia disatteso quanto aveva preannunziato alle OoSs della dirigenza medica del Ssn, che era già molto meno di quanto le stesse avevano richiesto.

Così, i medici ospedalieri si ritrovano alla mercè della mobilità regionale coatta, regolata con una norma così perentoria, che non sarebbe accettabile neppure per i militari adusi all’obbedienza.
La libera professione intramoenia viene snaturata. Da sempre utilizzata per dare risposta al cittadino, che chiede un rapporto personalizzato con il medico, la libera profesione viene ridotta a uno strumento attraverso il quale le aziende possono “fare cassa”, per giunta in maniera ipocrita: come si possono ridurre le lista d’attesa con i 5 euro estorti a chi chiede una visita privata?

Si è dimenticato che, sin dal 2000 le Aziende sanitarie avrebbero dovuto predisporre i locali per la libera professione dei medici. Non lo hanno fatto e adesso, invece di penalizzarle per la loro inadempienza, si consente loro di imporre ticket e di scaricare i loro costi su medici e cittadini.

Grazie anche a questo decreto, il cittadino che richiede una prestazione medica in libera professione allargata agli studi medici, oltre a remunerare i compensi del professionista, dell’équipe e del personale di supporto, dovrà farsi carico dei seguenti balzelli:
-    i costi pro-quota per l’ammortamento e la manutenzione delle apparecchiature;
-    gli oneri per l’acquisizione della necessaria strumentazione per il collegamento operativo alla infrastruttura di rete;
-    i costi della strumentazione per assicurare il pagamento delle prestazioni  direttamente al competente ente o azienda del SSN, mediante mezzi di pagamento che assicurino la tracciabilità della corresponsione;
-    la copertura di tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti dalle aziende;
-    i costi connessi alle attività di prenotazione e di riscossione degli onorari;
-    i costi relativi alla realizzazione dell’infrastruttura di rete;
-    la quota già prevista dalla vigente disciplina contrattuale;
-    la somma pari al 5 per cento del compenso del libero professionista, per essere vincolata ad interventi di prevenzione ovvero volti alla riduzione delle liste d’attesa;
-    in alcune regioni, la tassa che scarica sulla libera professione il ticket reintrodotto dalla “Manovra correttiva” (L.111/2011).

Il tutto è condito da una regolamentazione sospettosa e coercitiva, pronta a sanzionare il medico anche per le inadempienze delle Aziende, che scandisce una serie di ostacoli, dal 30 novembre 2012, sino al 28 febbraio 2015.

Per ridurre la medicina difensiva e porre dei limiti alla responsabilità professionale dei medici era stata avanzata la proposta condivisa di limitare quest’ultima alla sola “colpa grave”. Invece, il decreto parla in termini generici di “colpa lieve”, per la quale i medici del Ssn non sono mai stati chiamati a rispondere.
In attesa di un D.P.R. previsto dal decreto, che non si sa quando verrà, il “Fondo”, che dovrà garantire idonea copertura assicurativa agli esercenti le professioni sanitarie, resta una nebulosa della quale si sa solo che avrà un gestore (politico?) e che sarà alimentato dalle polizze sanitarie. Intanto, per le assicurazioni dei medici viene deciso di stabilire il premio da pagare sul principio del bonus/malus, in analogia con l’assicurazione automobilistica e sempre dai sinistri stradali viene derivata la tabella per l’indennizzo del danno biologico. I medici chiedevano di poter esercitare la professione in serenità e si ritrovano ad essere trattati alla stregua di automobilisti indisciplinati.

Le sbandierate innovazioni sulle procedure per le nomine dei direttori generali e dei direttori di struttura complessa sono solo teoriche e nulla viene sottratto al potere decisionale della politica. In sovraccarico i dirigenti medici saranno sottoposti a valutazione, non secondo le norme previste dal contratto di lavoro, bensì con modalità definite dalle regioni, alla stregua degli impiegati amministrativi, con tutto il rispetto per queste figure professionali.
Di buono c’è che viene fatta giustizia dell’articolo 15-septies (D.L. 165/1992), il quale non potrà più essere utilizzato per il conferimento dell’incarico di struttura complessa.

Il Collegio di direzione, introdotto dal decreto, non è ipotizzabile che possa incidere in maniera significativa sulla gestione dell’Azienda, se consideriamo che viene nominato dall’alto e che gli incarichi che gli vengono affidati sono praticamente consultivi. Un’altra occasione sprecata.
Meglio tralasciare gli equilibrismi esercitati dal decreto, fra la cura delle ludopatie e la pubblicità per i giochi d’azzardo. Alla fine le Aziende sanitarie devono curare le dipendenze e lo Stato deve incassare con la vendita dei tabacchi e le tasse sui giochi. Ad ognuno il suo lavoro.

Adesso tocca alla Camere l’arduo compito di modificare significativamente il decreto e da parte nostra, siamo pronti a dare la massima collaborazione. Purtroppo, le speranze di riuscita non sono molte, se pensiamo a come sia riuscita a stravolgere la prima stesura di questo decreto, l’azione pervasiva dei poteri forti di: Regioni, Compagnie assicurative, Farmacie e Monopoli di Stato, per citare i più noti.

Carmine Gigli
Presidente Fesmed








 

07 settembre 2012
© Riproduzione riservata

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