“L’unica soluzione alla carenza di personale sanitario è lo sblocco del tetto di spesa. Tutti gli altri interventi, come il ricorso ai medici gettonisti o agli stranieri, sono misure tampone che prescindono dalla ordinaria pianificazione, necessaria ad un deciso rilancio della sanità pubblica”. Questa, in sintesi, la posizione del sindacato dei medici CIMO-FESMED audito ieri pomeriggio dalle Commissioni Finanze e Affari Sociali della Camera dei Deputati sul DL 34/2023 (cosiddetto “Decreto Bollette”).
In particolare, CIMO-FESMED:
esprime totale contrarietà al fenomeno dei medici a gettone e delle cooperative, che mettono a rischio la sicurezza delle cure e introducono una anarchia assoluta all’interno del Servizio sanitario nazionale. Del resto, recenti sentenze del Consiglio di Stato vietano la somministrazione di manodopera “per l’esercizio di funzioni direttive e dirigenziali”, quali quelle mediche;
sostiene la valorizzazione dell’esperienza professionale acquisita nei servizi di emergenza-urgenza del SSN che vada verso il passaggio alla dipendenza;
è contraria al reclutamento, senza avere i requisiti previsti, dei professionisti che abbiano svolto attività alla dipendenza di operatori economici privati;
condivide il ricorso prioritario alle prestazioni aggiuntive per limitare il ricorso alle cooperative, prevedendo una tariffa non inferiore a 100€ l’ora per i medici e 50€ l’ora per il personale infermieristico, al netto degli oneri riflessi;
richiede una maggiore liberalizzazione della libera professione dei medici, oggi fortemente penalizzati dalla non opzione per la esclusività del rapporto con il SSN, e la stabilizzazione degli specializzandi, evitando il rischio di incrementare il precariato;
evidenzia il rischio di una deregulation per gli esercenti le professioni sanitarie titolari di “qualifica professionale conseguita all’estero”;
concorda con l’inasprimento delle pene per chi aggredisce un sanitario in servizio, ma ritiene necessario implementare una seria politica di prevenzione del rischio.
“Abbiamo evidenziato il rischio di una ulteriore privatizzazione del Servizio sanitario nazionale che, oltre ai servizi e all’offerta sanitaria, inizia a riguardare anche il personale – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Un rischio a cui ci opporremo con forza”.