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Patto per la Salute. Firma entro febbraio. Lorenzin assicura sui 2 miliardi in più per il fondo 2014


Si riparte e stavolta c'è ottimismo. Tant'è che l'impegno è chiudere la partita entro il prossimo mese. Regioni e ministero al lavoro per sviluppare i punti già avanzati nelle proposte regionali di fine ottobre. Ministero Salute dovrà avere più poteri di controllo sul rispetto dei Lea, sul coordinamento scientifico e la prevenzione.

16 GEN - Visione e pragmatismo per arrivare ad un Patto della Salute concreto con impegni stringenti. Il tutto con un rafforzamento dell’attività di controllo da parte del ministero della Salute. Per accompagnare chi è in difficoltà verso il risanamento. 
È questa la linea d’azione – decisa oggi nel corso della prima riunione del 2014, a Lungotevere Ripa – che Salute e Regioni porteranno avanti per chiudere a stretto giro di posta il nuovo Patto della salute. Un accordo che si definirà a partire dalle schede regionali di fine ottobre sulle quali i tecnici ministeriali e regionali torneranno a lavorare insieme a ritmo serrato. Obiettivo è chiudere presto, prima che scatti la "mannaia" di Cottarelli e della spending review che potrebbe rimettere in discussione gli stanziamenti per la sanità. Un punto caldissimo, questo, sul quale Lorenzin è stata chiara nel riaffermare la volontà del Governo di mettere sul piatto i 2 miliardi in più per il ticket, a patto però che il negoziato sul Patto per la salute si chiuda presto, proprio per evitare che i giochi siano fatti altrove.
 
“La riunione è andata molto bene – ha dichiarato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - ci siamo visti con il comitato ristretto e siamo d’accordo su due punti di quello che deve essere il nuovo Patto: deve contenere visione e pragmatismo. Visione vuol dire avere l’ambizione di traghettare un progetto di pianificazione del Ssn che regga alle sfide attuali e dei prossimi anni. La prima sfida è quella della sanità transfrontaliera, la seconda è la sostenibilità del Ssn a fronte delle crisi economiche e del problema demografico con un a popolazione sempre più vecchia che sta cambiando il suo fabbisogno di salute”.
 
Per quanto riguarda il pragmatismo, il ministro ha ricordato che i precedenti Patti sono stati attuati al 40-50%: “Questo perciò deve essere un Patto concreto con impegni stringenti da parte delle Regioni in accordo con Governo per fare le cose che si sono dette. Quindi anche con un sistema di verifica e di monitoraggio”.
E ancora, ha evidenziato Lorenzin “è emerso inoltre da parte di tutti l’esigenza di un rafforzamento dell’attività di controllo da parte del ministero della Salute sugli aspetti sanitari sui Lea, sul coordinamento scientifico e sulla prevenzione. Sono molto contenta di questa richiesta, perché ci dà la possibilità anche di rispondere alle nuove esigenze epidemiologiche che abbiamo nel Paese. Ci saranno dei tempi molto stretti, i capitoli sono dieci e ci saranno quindi dieci incontri che stiamo calendarizzando. Crediamo di poter finire in tempi molto brevi”.
 
Quanto ai temi affrontati nel Patto “gli elementi più importanti altre alla riorganizzazione del territorio e della rete ospedaliera, sono capire come affrontare nel futuro la compartecipazione alla spesa, il personale e lo sblocco del turn over, e il meccanismo di aggiornamento dei piani di rientro così come era stati immaginati negli scorsi anni. Abbiamo affrontato il tema della spending interna – ha infine annunciato il ministro - cioè di quantificare in modo chiaro le risorse che si possono recuperare dai risparmi e individuare dove investirle nei prossimi anni”.
 
Insomma, Ministero e Regioni sembrano sempre più coesi nel voler portare avanti una linea d’azione che non metta nell’angolo il sistema sanitario nazionale.
Tant’è che, come ha spiegato Luca Coletto, l’assessore del Veneto e coordinatore degli assessori regionali alla Salute, al termine della riunione “Il rafforzamento del controllo da parte del ministero”, la cui esigenza è emersa questa mattina, si truce nel “potere di intervenire soprattutto nelle questioni economiche” e per “accompagnare meglio chi è in difficoltà verso il risanamento”.
“Non la vedo come una prevaricazione del titolo V – ha specificato Coletto – ma piuttosto come una cogestione per migliorare le situazioni. La questione, dunque, credo si ponga soprattutto in termini economici perché quando nelle Regioni ci sono sbilanci eccessivi e nessun tipo di intervento da parte dei commissari, continuare su questa strada aggrava i bilanci e non permette un recupero da parte delle Regioni in tempi consoni”.
In sostanza “C’è la volontà di collaborare in maniera più importante, in misura maggiore di quanto sia accaduto fino ad ora. Detto questo, non è che il federalismo sanitario abbia fatto male, perché ci sono regioni in attivo, ma certe non riescono e quindi un intervento forte del Governo sarebbe anche auspicabile per risolvere determinate situazioni. Abbiamo tempi molto stretti, ci vedremo già dalla prossima settimana”.
 
Ma si è parlato ovviamente anche di risorse. Come ci conferma l'assessore della Toscana Luigi Marroni: "Il ministro ha ribadito l'impegno a finanziare il fondo sanitario 2014 con 2 miliardi in più derivanti dalla mancata introduzione dei ticket. Anche se, ha avvertito, e siamo d'accordo con lei, che bisogna far presto a chiudere il Patto. Pena il rischio che la spending review arrivi prima restringendo le risorse a nostra disposizione".
 
La fine di febbraio è il termine massimo che Regioni e ministero si sono dati per chiudere. Anche se si spera di poterci riuscire addirittura prima.

16 gennaio 2014
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