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Pma. Dopo sì ad eterologa migliaia di coppie potrebbero ricorrere a class action contro lo Stato


Tutti quei “potenziali” genitori che dal 2004 non hanno potuto utilizzare la fecondazione eterologa perché vietata dalla legge 40, dopo la sentenza di ieri della Consulta potrebbero richiedere un risarcimento del danno per “illecito amministrativo”. A dirlo i due avvocati di una delle coppie ricorrenti, Filomena Gallo e Gianni Baldini, nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Ass. Coscioni. 

10 APR - Sono migliaia le coppie che potrebbero decidere di fare una class action contro lo Stato italiano per colpa della legge 40 che per 10 anni ha vietato loro il ricorso alla procreazione medicalmente assistita mediante tecniche di fecondazione eterologa. Questo perché la sentenza di ieri (emessa dalla Consulta ha stabilito l’illegittimità costituzionale degli articoli 4, comma 3; 9, commi 1 e 3; 12 comma 1) è immediatamente applicabile e retroattiva, inoltre non crea u n vuoto normativo quindi non è necessario un intervento normativo. I due legali Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni e Gianni Baldini nel corso della  conferenza stampa organizzata dall'Associazione Luca Coscioni, hanno annunciato che stanno valutando l’ipotesi di un ricorso in tal senso.
 
Dunque lo Stato potrebbe vedersi arrivare addosso una causa sicuramente ingente che però al momento non è quantificabile né in termini numerici, quante coppie, né in termini economici.
Una class action per risarcimento del danno per illecito amministrativo, motivata dal fatto che molte coppie in questi dieci anni sono invecchiate e non possono più avere figli.
 
Ma questo è solo un aspetto di come può cambiare la situazione in Italia in materia di procreazione medicalmente assistita. Il secondo aspetto è che in teoria tra un mese, quando cioè sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale la sentenza, le coppie potranno presentarsi nei centri e chiedere la fecondazione eterologa.
 
Stefano Rodotà anche lui presente alla conferenza stampa ha posto l’accento sul problema della privacy che da molte parti è stato sollevato. Secondo Rodotà “è importante mantenere la disponibilità dei dati genetici dei donatori, ma questo può essere fatto senza che si crei un contrasto con il diritto alla privacy”. Insomma ha aggiunto il professore “è possibile mantenere anonimato del donatore conservando però le informazioni genetiche per eventuali future terapie”. Come succede in altri paesi.
 
Il suo quindi è un invito al legislatore ad intervenire in maniera leggera perché “la legge 40 è la più ideologica mai fatta in Italia dalla nascita della Repubblica". Ma, ha ricordato, "chi avrebbe dovuto portare le ragioni del pensiero laico nelle istituzioni non l'ha fatto in questi anni". La cancellazione del divieto decretato dalla Consulta “è un punto su cui non è stata fatta nessuna forzatura, è semplicemente stato dichiarato il valore della Costituzione in questa materia. Non si può sottoporre il rispetto della Carta costituzionale alle negoziazioni legate alla sopravvivenza di una maggioranza politica”.
 
Rodotà ha riconosciuto l’importanza del ruolo di questo Pontefice “ha aperto al dialogo e alla discussione” facendo ragionare con il suo modo di dire “chi sono io per giudicare?”. Viceversa nel 2005, quando si svolse il referendum che chiedeva l’abrogazione di alcuni punti della legge 40, la Conferenza Episcopale svolse un ruolo attivo invitando i cattolici a non andare a votare. “Oggi - ha aggiunto Rodotà – il ruolo della Conferenza Episcopale è molto ridimensionato”.
 
Ricordando l’esito di quel referendum, Emma Bonino, in collegamento telefonico da Parigi ha detto che probabilmente “la sconfitta referendaria fu dovuta ad un’impostazione sbagliata. Impostazione tutta scientifica e non invece incentrata sulle libertà personali e di scelta terapeutica”.
 
Ma se oggi, dopo la sentenza della Consulta “l’Italia è più vicina all’Europa” di certo la “battaglia non è finita” a dirlo è Filomena Gallo, che nella veste di segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ha annunciato che stanno valutando “altre azioni per far cadere l’ultimo divieto ancora in piedi della Legge 40, ovvero il divieto di ricerca sugli embrioni”. L’opera dei giudici, ha aggiunto Gallo “ha affermato un principio importante, porre al centro la Costituzione per la tutela della libertà e della salute delle persone, dando nuovamente diritto di cittadinanza italiana a tante coppie”. 

10 aprile 2014
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