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Fumo. Sei anni fa scattò il divieto nei locali pubblici. Un bilancio “luci e ombre”


Il prossimo 10 gennaio saranno sei anni esatti dall’entrata in vigore della legge “Sirchia” che vietò di fumare nei locali pubblici. Una rivoluzione nelle abitudini degli italiani accolta bene e ormai assorbita nel nostro modo di vivere. Eppure fumare non è passato di moda. Anzi, tra i giovani crescono gli amanti delle bionde.

06 GEN - “Agire efficacemente nella prevenzione e cura del tabagismo, per migliorare la salute delle persone, è un compito complesso, che richiede un grande impegno e lo sviluppo di politiche ed interventi in ambiti diversi da quello strettamente sanitario. A sei anni dall’entrata in vigore il 10 gennaio 2003 della legge 3/2003 (art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori”), è ancora efficace la protezione dei non fumatori dall’esposizione al fumo passivo, ma occorre mantenere e migliorare i risultati conseguiti, tenuto conto, ad esempio, di segnali di allerta per quanto riguarda la prevalenza dei fumatori”.
Inizia così una lunga nota, che riproniamo integralmente, del Ministero della Salute diffusa ieri in occasione del prossimo sesto anniversario  della legge, voluta dall’allora Ministro della Salute Girolamo Sirchia, che vietò il fumo nei locali pubblici italiani.
“Nel 2003, prima della legge 3/2003 - si legge sempre nella nota - la prevalenza dei fumatori era del 23,8%. Nel 2010, infatti, secondo i dati ISTAT (che fanno riferimento a oltre 60 mila interviste a persone con età superiore ai 14 anni), la percentuale dei fumatori è del 22,8%, (29,2% gli uomini e 16,9% le donne); da 6 anni, quindi, il numero di fumatori in Italia oscilla intorno a valori compresi tra il 22% e il 23%, senza che si riesca ad ottenere una riduzione più significativa.
I valori più alti si hanno tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con una percentuale del 32.3% (39,7% i maschi e 24,4% le femmine) in aumento rispetto al 2009. E’ stabile invece, la prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni con un valore del 21,5% (27,4% i maschi e 15,5% le femmine).
Sempre riguardo i più giovani, si segnalano i dati dell’indagine “Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), studio multicentrico sui rischi comportamentali degli adolescenti condotto, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in tutte le Regioni nell’anno scolastico 2009-2010 in oltre 3.700 classi di prima media, terza media e seconda superiore.
In Italia soltanto l’1% circa dei maschi e lo 0,2% delle femmine di undici anni ha dichiarato di fumare con frequenza almeno settimanale.
La quota di ragazzi che riferisce tale abitudine cresce maggiormente nel passaggio tra i 13 (4,4% maschi - 3,68% femmine) e i 15 anni (19% maschi - 19,4% femmine).
Inoltre, mentre fra i più giovani sono i maschi a fumare di più, man mano che l’età aumenta, i tassi di maschi e femmine diventano molto simili o, addirittura, superiori nelle femmine.
Ad oggi permangono, tuttavia, alcuni importanti risultati dell’applicazione della legge, evidenziati grazie all’attività di monitoraggio, avviata fin dal 2005 e tuttora in corso.
In particolare, le vendite di sigarette si sono ridotte del 2,2%, rispetto al 2009.  Secondo ii dati dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), nel corso del 2009, sono stati venduti oltre 106 milioni di pacchetti in meno (quasi 1 pacchetto in meno al mese acquistato da ciascun fumatore). Le vendite totali sono tornate a livelli inferiori di quelli di 20 anni fa e, da quando è entrata in vigore la legge, la diminuzione delle vendite di sigarette è stata pari a circa il 12% con una diminuzione media di 1,7% l’anno.
Per quanto riguarda il rispetto della legge, la popolazione si è dimostrata generalmente favorevole al provvedimento e consapevole della sua importanza per la salute pubblica. E i dati indicano un buon livello di osservanza in tutto il paese.
Su mandato del Ministro della Salute, i Carabinieri per la Sanità - NAS, dal 2005 ad oggi hanno compiuto oltre 17.400 controlli in tutta Italia, presso diverse tipologie di locali (stazioni ferroviarie, ospedali, ambulatori, musei e biblioteche, aeroporti, uffici postali, e sale scommesse, discoteche, pub e pizzerie), che hanno evidenziato il sostanziale rispetto della norma.
Nel 2010 i NAS hanno eseguito un totale di 3.143 ispezioni, controllando più di una volta le tipologie di luoghi in cui maggiormente è apparso in passato evidente un mancato rispetto della legge (discoteche ed ospedali).
Tali ispezioni hanno portato a contestare 269 infrazioni (8,6% del totale): 114 a persone che fumavano dove vietato (3.6%) e 155 per mancata o errata affissione del cartello di divieto o per presenza di locali per fumatori non a norma (4,9% del totale).
E’ importante, dunque, continuare tale azione di monitoraggio e vigilanza, visto che, anche se i valori sono ancora contenuti, le multe ai fumatori sono raddoppiate rispetto al 2005.
I risultati dell’anno appena trascorso, quindi, se da un lato sono incoraggianti, dall’altro - conclude la nota ministeriale - mostrano quanto ci sia ancora da fare e quanto sia necessario mantenere alta l’attenzione delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e dei cittadini sull’ “epidemia” di tabagismo, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
 

06 gennaio 2011
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