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Ddl concorrenza e odontoiatria. Società di capitali pubblicano sui giornali una lettera al Senato contro emendamenti su gestione studi. La replica Andi: “Chiediamo tutele uguali per i pazienti”

di Lorenzo Proia

Quest'oggi a firma di sei Società di capitali odontoiatriche, è stato pubblicato sui maggiori quotidiani del paese un avviso a pagamento con un appello ai senatori in cui si chiede di non approvare alcuna modifica al Ddl che introduca limiti alla possibilità dei soci di capitale di costituire e gestire strutture odontoiatriche. La replica dei dentisti Andi: “Toccato un nervo scoperto delle catene odontoiatriche"

09 FEB - "E' in atto l'ennesimo tentativo da parte delle associazioni e delle lobby protezionistiche nel settore dell'odontoiatria di limitare la libera concorrenza, frenandone lo sviluppo e gli investimenti futuri, attraverso un utilizzo improprio dello strumento normativo". Questo l'incipit di una lettera indirizzata a Piero Grasso, Presidente del Senato e ai Senatori, fatta pubblicare a pagamento sui maggiori quotidiani nazionali da una serie di società di capitali. "L'ANDI - prosegue la lettera - sta promuovendo un emendamento al Disegno di Legge sulla Concorrenza, che chiede di introdurre l'obbligo per le società di capitali che gestiscono le strutture odontoiatriche d avere almeno i 2/3 del proprio capitale sociale posseduto da odontoiatri".
 
"E' un chiaro tentativo - l'accusa - di eliminare dal settore le società di capitali, attraverso l'introduzione di un vincolo che: non ha nessun fondamento di tutela della salute pubblica, non ha nessun fondamento economico, è palesemente contrario ai basilari princippi della libera concorrenza".

I sottoscrittori dell'appello chiedono di "non approvare alcuna modifica al Ddl concorrenza che introduca limiti alla possibilità dei soci di capitale di costituire e gestire strutture odontoiatriche". "Non torniamo - chiosa la lettera - all'età del protezionismo". I firmatari sono Michel J. Cohen, Presidente Gruppo DentalPro - Midco SpA, Chicco Reggiani, Presidente Caredent - Bistar srl, Angelo Gottardo, Amministratore Delegato Gruppo Apollonia - OdontoSalute, Maurizio Magnolato, Gruppo DentalCoop, Gabriele Colla, HDental e Gabriele Intini, Amministratore Delegato Gruppo Dentadent.

La replica dei dentisti. “Sicuramente – commenta il Presidente Nazionale ANDI Gianfranco Prada - ANDI ha toccato un nervo scoperto delle catene odontoiatriche vista la campagna stampa lanciata contro gli emendamenti proposti dall’Associazione che hanno l'obiettivo di estendere gli stessi diritti che i cittadini hanno rivolgendosi ai dentisti liberi professionisti anche a quelli che si rivolgono ai centri odontoiatrici organizzati in società di capitali ed in particolare alle “Catene” dove nella maggior parte dei casi la maggioranza societaria, quindi coloro che possono prendere le decisioni, è in mano alla finanza ed il direttore sanitario non può decidere, se non di licenziarsi se non è d’accordo con le decisioni prese. E questo viene confermato dalla stesse catene nella nota diffusa attraverso la pagina pubblicitaria pubblicata oggi dove si ammette che il direttore sanitario non ha nessun potere sulle decisioni prese in quanto sono i soci di capitale a “gestire le strutture odontoiatriche”.

"Noi chiediamo - scrive l'ANDI in una nota - alla politica di dare le stesse tutele che i pazienti hanno quando si  rivolgono ai dentisti liberi professionisti, oppure agli studi odontoiatrici organizzati in studi associati o società tra professionisti, anche ai pazienti che si rivolgono ad una Clinica odontoiatrica organizzata in società di capitale. La nostra è la sacrosanta battaglia per garantire al cittadino di continuare ad avere un odontoiatra che lo cura facendosi carico dei suoi problemi, seguendolo nel tempo, mantenendo quel fondamentale rapporto di fiducia che deve essere sempre alla base della relazione medico-paziente".

"L’odontoiatria - conclude la nota - è forse l’unica branca della medicina per cui i problemi clinici dovuti ad errate cure si manifestano dopo molti anni, non a caso il dentista libero professionista è responsabile per 10 anni dalla cura effettuata. Per questo abbiamo chiesto ai Senatori di accogliere il nostro appello di garantire ai pazienti che si rivolgono alle società odontoiatriche di rispondere di quanto fatto per lo stesso tempo previsto per i dentisti iscritti all’Albo".
 
Lorenzo Proia

09 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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