Vaccini. Fimmg: “Bene obbligo ma esclusione medici di famiglia vuol dire perpetuare il fallimento”
Il sindacato dei medici di famiglia approva l’idea dell’obbligo di vaccinazione ma boccia sonoramente le proposte per attuare il Piano nazionale vaccini, messe in campo dalle Regioni nel confronto con il Ministero della Salute, che escludono ‘de facto’ l’affidamento dell’offerta vaccinale ai medici di famiglia e ai pediatri.
27 GEN - “Mentre da un lato prendiamo atto positivamente degli obblighi vaccinali che esprimono attenzione alla salute delle comunità oltre che degli individui, dall'altro non possiamo non sottolineare negativamente che si propone di perpetuare il fallimentare modello organizzativo di prevenzione vaccinale che, visto il mancato raggiungimento delle coperture vaccinali, ha fatto ottenere all'Italia il richiamo della commissione dell'OMS” . A rilevarlo in una nota il segretario nazionale della Fimmg,
Silvestro Scotti in merito all’incontro Ministero-Regioni in materia di vaccini e al documento presentato dalle Regioni in merito all'attuazione del Piano vaccinale.
“L'unico scopo del paragrafo di un presunto Accordo Ministero Regioni – continua il segretario Fimmg - diffuso a mezzo stampa, che sembrerebbe escludere i medici di MG dalle campagne vaccinali, può essere solo quello di allontanare in realtà il cittadino dall'offerta vaccinale perché questo determinerà scarsa informazione ai pazienti sulle scelte fatte dalle ASL, sui tipi di vaccini, sulle caratteristiche della campagna vaccinale, oltre che la perdita della possibilità, fondamentale per i grandi anziani e i pazienti più fragili, di ricevere la vaccinazione al proprio domicilio”.
“Quante giornate di lavoro dovranno perdere i figli per accompagnare i propri genitori presso ambulatori lontani km? – si chiede Scotti - Appare paradossale che le aree più capillarmente informatizzate e più coinvolte nei profili dei fascicoli sanitari o patient summary secondo quanto dichiarato su altri tavoli, siano poi quelle che avrebbero problemi di "registrazione del dato"! Si parla - e siamo d'accordo -di processi di medicina d'iniziativa delle cure primarie sulla cronicità -processi caratterizzati dalla chiamata attiva dei pazienti cronici- ma sui tavoli della prevenzione vaccinale diventiamo quelli con maggiori problemi nella chiamata attiva di quegli stessi pazienti che accedono ogni giorno ai nostri studi? Ci si permette di dichiarare nostre presunte difficoltà al mantenimento della catena del freddo dimenticando che i MdF partecipano da anni alle campagne antinfluenzali con risultati che hanno migliorato l'adesione vaccinale? In maniera subdola sottolineare, fatto questo molto piu’ grave, l’inadeguatezza delle strutture della Medicina Generale, come se fino ad oggi i vaccini li conservassimo non nei frigoriferi con termometri di minima e massima ma nella borsa della spesa”.
“Ma soprattutto – prosegue - , aspetto che reputiamo gravissimo, viene messa in discussione la nostra capacità di garantire i dovuti profili di sicurezza - catena del freddo- nella somministrazione dei vaccini lasciando addirittura intendere che fino ad oggi abbiamo eseguito atti medici in modo improprio. A chi serve una definizione di inadeguatezza del Medico di Famiglia?”.
“Possiamo tranquillamente delegare ove necessario su campagne diverse da quelle più estese, come quella antinfluenzale – conclude il segretario Fimmg -, la organizzazione di modelli di distribuzione che garantiscano i profili richiesti di sicurezza in tutte le sedi di somministrazione dei vaccini ma questo non significa né può significare che qualcuno possa pensare di relegarci rispetto a processi tipici delle cure primarie. Non permetteremo a chicchessia di proporre come opportunistiche criticità organizzative quelle che dovrebbero esistere per i vaccini ma che poi non esisterebbero per la gestione della cronicità o per tutti quei modelli che richiedono delle cure primarie integrate, organizzate e capaci di innovarsi nel ruolo e nell'offerta ai cittadini. Vogliamo ancora restare in posizione di discussione attiva e propositiva su temi che investono soprattutto il nuovo ruolo che vorremmo dare ai medici del territorio tutti nella definizione del nuovo ACN, ma è ormai evidente che qualcuno, non noi, si interroghi e chiarisca ai cittadini che cosa vuole veramente”.
27 gennaio 2017
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