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Antibiotico resistenza. Balduzzi al Pdl: “Presto nuove linee guida per combatterla”


L’Italia è all’avanguardia nel contrasto ai fenomeni di resistenza alle terapie antibiotiche. E sta per arrivare anche un documento tecnico di indirizzo finalizzato a dettare ulteriori misure sulla sorveglianza del controllo delle infezioni collegate. Le precisazioni del ministro a Carlo Ciccioli (Pdl)).
 

07 DIC - Nel secondo question time in programma oggi pomeriggio alla Camera, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha risposto all’interrogazione di Carlo Ciccioli del Pdl sulla questione della resistenza agli antibiotici.
 
Ecco il testo integrale della risposta del ministro:

Signor Presidente, ringrazio l'interrogante perché si tratta di una problematica già all'attenzione del Ministero e anche di questo di Ministro. Ricordo in via preliminare che i batteri produttori di carbapenemasi sono gram-negativi, cosiddetti neri, e resistenti a molti antibiotici, anche di ultima linea, da utilizzarsi per infezioni gravi. Sono batteri che provocano diversi quadri clinici e la cui caratteristica è proprio la capacità di colonizzare i pazienti e provocare lo stato di portatore asintomatico.
In altri termini, i pazienti con malattie sono solo la punta di un iceberg, come esattamente ricordava l'interrogante. Negli ultimi anni si è assistito all'isolamento di questi ceppi batterici in numerosi paesi e oggi tutti i paesi europei riportano casi di KPC, cioè di questo tipo di batteri. Ha iniziato la Grecia e poi anche l'Italia.

Nel merito del quesito posto comunico che nella conferenza della quarta giornata europea sull'uso prudente degli antibiotici, svoltasi a Roma il 14 novembre scorso, la tematica è stata discussa e sono state confrontate le esperienze a livello regionale.
Quali sono le iniziative di prevenzione individuate? Sono di quattro tipi. In primo luogo, la sorveglianza attiva dei pazienti che potrebbero essere portatori perché provenienti da paesi endemici di questi batteri tramite un tampone rettale da effettuarsi all'ingresso della struttura sanitaria. In secondo luogo, la sorveglianza attiva dei contatti dei pazienti affetti. In terzo luogo, la segnalazione dei casi e dei focolai epidemici nei reparti. Infine, l'implementazione della sorveglianza di laboratorio.
Le misure di controllo sono esclusivamente l'isolamento in gruppi di pazienti infetti da questi batteri, cosiddetto coorting, cioè si mettono insieme più pazienti; l'utilizzazione delle precauzioni da contatto da parte del personale assistenziale e, se possibile, la gestione dei pazienti infetti da tali batteri con del personale dedicato.

Il Ministero, che è già impegnato nella prevenzione delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, attraverso la promozione e la realizzazione di iniziative a carattere nazionale relative alla tematica dell'antibiotico-resistenza, sta ora ultimando un documento tecnico di indirizzo, da presentare al prossimo tavolo dei referenti regionali per la sanità pubblica, finalizzato a dettare ulteriori misure sulla sorveglianza del controllo delle infezioni da batteri produttori di carbapenemasi.

Da ultimo, ricordo che l'Aifa, con il patrocinio del Ministero, ha realizzato tre campagne di comunicazione ad hoc, rivolte alla popolazione generale e, in particolare, agli operatori sanitari, nel 2008, 2009 e 2010: «Antibiotici. Difendi la tua difesa. Usali con cautela». Quest'ultima campagna ha visto la riduzione del 5 per cento del consumo di antibiotici e, considerato questo esito positivo, è intendimento riprenderla nel 2012.
Infine, preciso che, proprio venerdì scorso, ho avuto occasione, in un lungo incontro con il Commissario europeo per la salute e politica dei consumatori, Dalli, proprio di affrontare questo tema, perché sarà un tema in evidenza della prossima Presidenza, danese, di turno dell'Unione europea. Uno dei punti affrontati è proprio quello dell'antibiotico-resistenza.

07 dicembre 2011
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