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Fials: “Dopo 20 anni è arrivato il momento di adeguare l’organizzazione del lavoro alla realtà normativa”


26 FEB - “Sono passati 20 anni dalla legge 42, che ha riconosciuto dignità professionale a queste professioni e 19 anni dalla legge 251. Occorre, pertanto, avviare la fase di adeguamento dell’organizzazione del lavoro alla realtà normativa; un’organizzazione del lavoro che veda modificato il quotidiano rapporto tra le professioni a tutto vantaggio del loro operato e del servizio reso al cittadino”. È quanto rileva la Fiasl nel suo intervento (che pubblichiamo qui di seguito integralmente) al convengo per i 20 anni dalla legge istitutiva delle professioni sanitarie.
 
Siamo orgogliosi di essere presenti oggi a questo evento di celebrazione dei 20 anni della legge 42 del 99 e ringraziamo, per l’invito, l’Ordine TSRM e PSTRP, nella persona del Presidente Alessandro Beux e il Coordinamento Nazionale Associazioni Professioni Sanitarie nella persona del Presidente Antonio Bortone.
 
Ci troviamo oggi in un momento acuto del dibattito politico, istituzionale e culturale, sul quale da subito esprimiamo serie preoccupazioni, quello del  “regionalismo differenziato”, anche in materia di maggiori autonomie in sanità, che coinvolge direttamente le  “Professioni della Salute” e  l’evento odierno mette in campo voci interessate e coinvolte su tutto il sistema sanitario: dai protagonisti dell’iter legislativo della riforma delle professioni sanitarie, a cui, come FIALS, va la nostra profonda riconoscenza, rappresentanti delle Istituzioni, gli Ordini Nazionali delle professioni sanitarie e le Associazioni Professionali, le Parti Sociali e i professionisti della salute.
 
L’evento celebrativo di oggi segna e rappresenta un momento epocale per le professioni sanitarie, con una vera e propria rivoluzione culturale e giuridica che accadde nel 1999, in una successione di norme i cui pilastri principali sono l’art. 6, comma 3 del Dlgs 502/92 che ha dato avvio alla riforma, riguardo sia ai nuovi profili professionali che alla loro nuova formazione a livello universitario, e la legge 42 del 1999, che ha eliminato la denominazione di “professioni sanitarie ausiliarie” sostituendola con quella di “professioni sanitarie”, abrogando i “mansionari” e ridefinito i “campi di attività, competenze e di responsabilità”, e portando a compimento, con i Decreti Ministeriali, l’individuazione e i contenuti dei profili professionali.
 
Con le altre norme, individuate le quattro aree (L.251/2000), riempite le aree dei 22 profili (D.M. 29.03.2001), definiti i principi dell’equipollenza e della equivalenza, la legge 43 del 2006 che sancisce, anche, una nuova articolazione delle professioni, al loro interno, in riferimento alla acquisizione di titoli universitari:
- professionista;
-professionista specialista (concretizzato, in minima parte, con l’ultimo contratto nazionale di lavoro per il personale del comparto sanità);
-professionista coordinatore;
 
e l’introduzione alla dirigenza e concludere con la “istituzione degli Ordini” - legge n. 3/2018 - che è solo l’ultimo tassello di un processo che va avanti dagli anni ’90.
 
Le leggi 42 e 251 segnano il definitivo abbandono del ruolo “residuale” proprio di tali professionisti riconoscendogli pari dignità rispetto alle già esistenti professioni della salute.
 
L’evoluzione legislativa messa in atto dalle leggi 42/99, 251/00 e confermata dalla legge 43/06, è stata per le professioni sanitarie certamente un evento “storico”.
 
Ha trasformato ed evoluto queste professioni, da subalterne ed ausiliarie, in professioni liberali nell’accezione classica dotate di propria autonomia, di formazione universitaria analoga a quella di tutti gli altri laureati: cioè laurea e laurea specialistica, con analoga progressione di carriera sino alla dirigenza.
 
Un percorso, sicuramente lento, iniziato con il DPR 761/79 con la definizione dei ruoli (oggi sicuramente obsoleti), ma che ha segnato, nel contesto della stessa legge 42, l’autonomia professionale e responsabilità.
 
Oggi le competenze delle figure professionali, ciò che debbono “fare”, ossia “il campo di attività e responsabilità”, come letteralmente si esprime la legge 42, appartengono al trittico: profilo professionale – ordinamento didattico – codice deontologico, una accezione nuova e complessa, aperta al cambiamento come rientra nella natura dei saperi, i cui contenuti danno corpo alle “competenze”, e non si cristallizzano nell’orto chiuso del classico mansionario.
 
Certo, questa modificazione non può non stressare il professionista ed esporlo al rischio dell’erronea interpretazione o del superamento del limite, ma qui sta la modernità della novità introdotta dalla rivoluzionaria legge 42, l’attitudine a seguire gli sviluppi delle conoscenze.
In quest’ottica non è certamente facile definire l’ambito dell’autonomia professionale e delle connesse responsabilità nei casi concreti, a tutto deve esser legato e rapportato a nuovi modelli organizzativi all’interno dei quali operano i professionisti.
 
Sono passati 20 anni dalla legge 42, che ha riconosciuto dignità professionale a queste professioni e 19 anni dalla legge 251.
 
Occorre, pertanto, avviare la fase di adeguamento dell’organizzazione del lavoro alla realtà normativa; un’organizzazione del lavoro che veda modificato il quotidiano rapporto tra le professioni a tutto vantaggio del loro operato e del servizio reso al cittadino.
 
Necessita definire nuovi modelli organizzativi, proprio nei servizi delle cure primarie, e siamo fermamente convinti, infatti, che soprattutto coloro che erogano e ricevono assistenza sono in grado di cambiarla. 
 
Un’organizzazione che valorizzi al massimo l’apporto di queste professioni può realizzarsi incentivando ed estendendo, ancor di più, nelle Aziende Sanitarie modelli organizzativi e servizi a diretta gestione delle aree di loro competenza.
 
Non possiamo certo affermare che il percorso per le professioni sanitarie sia arrivato a conclusione.
Riteniamo che vi siano altre “sfide”.
 
Necessita guardare al futuro prossimo delle professioni sanitarie per continuare un percorso di crescita qualitativa e quindi potenziare, migliorare, accrescere la formazione, revisionare gli ordinamenti didattici, anche in termini di piena corrispondenza con le figure omologhe a livello europeo ed internazionale.
 
Come FIALS, il nostro obiettivo rimane l’allineamento legislativo, giuridico e contrattuale con la dirigenza sanitaria per fare uscire le professioni sanitarie da una forma di “sottovalutazione professionale” e riconoscere pari dignità professionale ed economica in rapporto alle competenze, autonomia e responsabilità.
 
Non è certo un obiettivo raggiungibile unicamente con il rinnovo contrattuale o una diversa riclassificazione del personale con la Commissione Paritetica prevista per il personale del Comparto Sanità con l’ultimo contratto rinnovato, ma necessita, soprattutto, pervenire a nuove disposizioni legislative, non più procrastinabili, per riconoscere a tutte le professioni sanitarie:
- “l’attività libero professionale intramoenia”;
- la “esclusività” del rapporto di lavoro;
 
Obiettivi questi che permetteranno con il prossimo contratto nazionale di lavoro, per il triennio 2019-2021, pervenire, anche, all’attribuzione doverosa, degli “incarichi a valenza professionale” per tutti i professionisti sanitari, nessuno escluso, come avviene per la dirigenza sanitaria in fase di prima assunzione, come anche riconoscere la stessa “indennità di esclusività”.
 
Sono questi i percorsi che sicuramente potranno ridare vitalità alle professioni sanitarie nel sistema sanità e socio sanitario e riconoscimento economico per le loro competenze professionali.
Senza dimenticare la necessità di ulteriori modifiche legislative per il riconoscimento di “lavoro gravoso” ai fini previdenziali dell’attività di tutte le professioni sanitarie, indipendentemente dalla turistica, come infine detrazioni fiscali sulla quota di iscrizione obbligatoria all’Ordine Professionale.
 
Questo l’impegno della FIALS in questa meraviglioso e suggestivo evento nazionale.

26 febbraio 2019
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