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I documenti congressuali/10. Previdenza un nodo centrale per il sindacato e la categoria


17 GIU - 1) Il principale capitolo della spesa pubblica
La spesa previdenziale rappresenta il principale capitolo della spesa pubblica. In realtà buona parte della spesa pensionistica è rappresentata dalla restituzione dei contributi versati durante l’arco lavorativo. Non si tratta pertanto di regalie ma semplicemente di parte di salari accantonati e spesso rivalutati ad un tasso inferiore a quello del debito pubblico. In pratica con il sistema contributivo lo Stato remunera i contributi dei lavoratori, di cui ha disponibilità, con un interesse minore di quello che corrisponde a banche e mercati.
 
2) Le criticità dell’età pensionabile
Riteniamo che con il sistema contributivo non abbia più senso parlare di età pensionabile.
Il lavoratore nel momento in cui ha accumulato un montante contributivo tale da non gravare sui servizi sociali deve essere libero di andare in pensione e di disporre delle proprie risorse accantonate.
La ripresa dell’occupazione passa attraverso la flessibilità in uscita.
 
3) Favorire una cultura previdenziale
I colleghi spesso ignorano che il 33% della retribuzione lorda pari mediamente a 2.100 euro mensili è devoluta alla contribuzione pensionistica. Inoltre un’ulteriore quota mensile pari a 300 euro è trattenuta ai fini della liquidazione.
Spesso le buste paga evidenziano solo le trattenute detratte al lavoratore (8.85 - 9.85%) senza evidenziare quanto versato dal datore di lavoro (23,8%).
Non c’è pertanto consapevolezza del fatto che i contributi pensionistici sono una parte significativa della retribuzione dei lavoratori conteggiata nei contratti di lavoro. Le pensioni infatti costituiscono la principale forma di risparmio del lavoratore e la parte principale del debito pubblico. In realtà in questi anni i contributi previdenziali non sono stati accantonati in uno specifico fondo, ma fanno parte del bilancio dello Stato. Si verifica pertanto un sequestro di queste risorse che pone il contribuente in una condizione di ostaggio. Anche le liquidazioni sono state oggetto di sequestro e di pagamento differito, a nostro avviso illegittimo.
 
4) Strumenti innovativi: modulare le condizioni di lavoro durante la vita lavorativa
Occorre una modulazione dell’orario di lavoro, delle ferie e dell’impegno in guardie e reperibilità che consentano la permanenza in servizio degli ultrasessantenni in condizioni di lavoro accettabili e compatibili con la sicurezza delle cure. Occorre recuperare una funzione didattica, oggi monopolizzata dall’Università, tale da convertire parte dell’orario di lavoro assistenziale. Solo in questo modo sarà possibile sostenere l’aumento dell’età pensionabile di questi anni mantenendo in servizio molti colleghi in condizioni accettabili, con garanzia del servizio reso ai cittadini.
 
5) Separare previdenza e assistenza
La previdenza deve avere un unico soggetto titolare del diritto: il lavoratore.
L’assistenza viceversa deve trovare il finanziamento nella fiscalità generale e non essere un onere improprio della previdenza.
 
6) Superare l’emergenza e correggere leggi sbagliate, inique e confuse
Non si può continuare a prelevare risorse dalle pensioni.
Il tasso di occupazione giovanile è incompatibile con la permanenza in servizio fino a 70 anni. I problemi di cassa hanno imposto in Italia una legislazione previdenziale che è la più penalizzante d’Europa.
Superare le discriminazioni che in questi anni hanno colpito il settore pubblico: età di pensionamento delle donne del pubblico impiego differito rispetto al privato, scivolo a 64 anni per la classe 52 riservato solo al privato, differimento fino a 4 anni della liquidazione, senza interessi, solo per i dipendenti pubblici. Per i medici e i giovani gravissimo è il danno dell’impossibilità di ricongiungere, se non con gravi oneri, periodi lavorativi con contribuzioni a diversi istituti ed enti previdenziali.
 
7) Contrastare illegittimi prelievi sulle pensioni in essere
In questi anni si ripetono tentativi di manomettere le pensioni in essere.
Tassazioni improprie camuffate da sedicenti contributi di solidarietà, già bocciate dalla Corte costituzionale, sono state riproposte anche per l’anno in corso. Il sindacato non può che difendere in via giudiziale un principio di legalità e di difesa dei diritti acquisiti. I medici e i dirigenti sanitari che nel corso della vita lavorativa versano circa 1 milione di euro di contributi hanno diritto ad una pensione proporzionata. Non si tratta di regali o di pensioni d’oro, ma di risorse accantonate e contrattualmente definite.
 
8) Enpam: ridurre progressivamente la contribuzione e potenziamento delle prestazioni assistenziali
Già dal 2015 si otterrà una riduzione del contributo obbligatorio Enpam di 300-350 euro. È un risultato dell’Anaao. Il fondo generale Enpam gravato da tassazione marginale (45% circa), per chi dispone di altra pensione principale, non è più competitivo con altre forme di previdenza complementare tassate dal 9 al 15%. È un divario insuperabile. Anche in futuro occorrerà ridurre l’esposizione, compatibilmente con il mantenimento delle prestazioni in essere (pagamento delle pensioni).
Parallelamente Enpam deve potenziare le prestazioni assistenziali (premorienza, invalidità, disoccupazione) con particolare riferimento all’emergente problema della non autosufficienza e delle cure a lungo termine. In questo senso una conversione progressiva del fondo generale può portare all’assunzione di nuove tutele a completamento delle coperture prevido-assistenziali e mantenendo la contribuzione ridotta per le attività libero-professionali.
 
 
9) Previdenza integrativa indispensabile per i giovani
L’investimento in previdenza integrativa in Italia è pari a un quinto della spesa sostenuta per il gioco d’azzardo legale.
Strumento indispensabile per i giovani richiede modifiche legislative, informazione e cultura previdenziale. Il sindacato deve favorirne la diffusione anche mediante integrazione dell’offerta di prodotti.
 
10) Onaosi: mantenere l’ente potenziandone i servizi
Onaosi è un ente che comporta un basso costo (12,75 euro lordi mensili pari a 7 euro netti come onere massimo mensile) e che vive per quasi il 50% delle rendite del proprio patrimonio. Non va regalato allo Stato perché è un patrimonio costituito dai medici dipendenti. Potrà potenziare le attività assistenziali estendendo le tutele nel ramo vita e disabilità e concorrere con Enpam ai bisogni emergenti: nuove fragilità, non autosufficienza.
 
A cura del Gruppo di lavoro: Giorgio Cavallero, Giulio Liberatore

17 giugno 2014
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