“Abbiamo incontrato il Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, per affrontare i temi legati alla sanità e alle riforme previste per la medicina, nell’attuale fase politica. Carenza dei medici, specializzazione in medicina generale, tutele e pari opportunità, de burocratizzazione del lavoro medico. Sono questi temi trattati nell’incontro” così Pina Onotri Segretario Generale SMI e Cristina Patrizi, Segretario Regionale del Lazio SMI in una dichiarazione congiunta danno conto dell’incontro avvenuto.
“Tra il 2018 e il 2025, dei circa 105.000 medici specialisti attualmente impiegati nella sanità pubblica, ne potrebbero andare in pensione la metà (52.500), per il 2025 si prevede una importante carenza di circa 16.500 specialisti. Le borse di studio, anche le 2700 aggiunte ad aprile del 2022 per corsi specifici di medicina generale, non appaiono sufficienti a fronte dei prossimi pensionamenti che coinvolgeranno circa la metà della forza lavoro attualmente presente. Per queste ragioni sosteniamo la necessità di trasformare il Corso di Medicina Generale in Specializzazione a livello universitario con interazione con la medicina territoriale a livello pratico. Aumentare gli organici, aumentando le borse di studio con il corso di specializzazione universitario assumendo quindi i medici di medicina generale che non saranno solo formati ma specializzati e gli specialisti necessari a coprire i pensionamenti in area territoriale ed ospedaliera” continuano Onotri e Patrizi.
“Oggi la professione medica sta cambiando e la prevalenza delle donne medico risulta evidente in tutte le specializzazioni mediche. C’è bisogno, per questo, di una forte iniziativa per salvaguardare le donne medico. Occorre una policy adeguata a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità, tutte questioni che le donne medico di medicina generale e quelle ospedaliere e della dirigenza vivono sulla loro pelle”.
“Continuano le grandi difficoltà in Italia nell’attuale fase della pandemia, per i medici di medicina generale, con una forte pressione e ritmi di lavoro inumami. A tutto questo si aggiunge il macigno della burocrazia collegata al Covid. Centinaia di telefonate arrivano ai medici di medicina generale senza contare i messaggi, mail, accessi a studio con un aumento vertiginoso in queste ultime settimane. Occorre, per questo, snellire tutto il carico, spesso improprio, di certificati di malattia, che necessita di una urgente revisione ed adeguamento alle modalità di teleconsulto e certificazione contumaciali. In questo modo i medici di famiglia, dalla gestione degli aspetti amministrativi e burocratici correlati al covid, possano dedicarsi esclusivamente all’assistenza dei pazienti ammalati non solo di covid”.