Manifestazione del 27 ottobre. La scelta “politica” della Fnomceo
di Ivan Cavicchi
Se la Fnomceo, definita negli statuti, una istituzione “parastatale” scende in piazza vuol dire che la protesta dei medici non è riducibile alle pur legittime ragioni sindacali ma è la rappresentazione di un pericolo grave che la professione corre in quanto tale
17 OTT - “I medici hanno l’obbligo deontologico di non prestarsi a politiche anti-umanitarie. Per questa ragione anche gli “ordini” dovrebbero prendere posizione” era quanto scrivevo su questo giornale qualche mese fa a proposito della manifestazione dei medici del 27 ottobre.
Ieri la Fnomceo ha deciso di partecipare alla manifestazione con un proprio striscione . Tocca a me che in questi anni non ho certo lesinato critiche ma non solo, complimentarmi con il comitato centrale della Fnomceo e con il suo presidente. Si tratta di un atto politico di enorme importanza.
Un gesto storico gravido di significati e di implicazioni, dettato da inedite circostanze storiche come sono quelle che spiegano la grave crisi nella quale ci troviamo. Se la Fnomceo, definita negli statuti, una istituzione “parastatale” scende in piazza vuol dire che la protesta dei medici non è riducibile alle pur legittime ragioni sindacali ma è la rappresentazione di un pericolo grave che la professione corre in quanto tale.
Oggi in pericolo vi è nientemeno che la ragione istitutiva per la quale nel 46,nacquero gli ordini e che era “ la disciplina dell’esercizio della professione”. Oggi per tutte le ragioni che sono alla base della manifestazione del 27, i rapporti tra “disciplina” “esercizio” e “professione” sono in discussione. Il medico rischia di non essere più “l’esercente”della propria professione una condizione indispensabile per ridimensionarne il ruolo, la funzione e i costi.
Se è vero che non si ridimensiona il medico senza ridimensionarne l’esercenza allora è vero che non si difende l’esercenza senza ridefinire a nostra volta la professione. Ma l’esercenza della professione è in pericolo solo ora e solo a causa della spending review? Sappiamo tutti che non è così. E sappiamo tutti che i nostri ritardi sono tanti.
La spending review è il proverbiale carico da 12. Questa esercenza è subdolamente in discussione da tempo e nei modi compresi,ad esempio, tra il rigorismo delle teorie procedura liste (ebm e non solo), il perdurare di una formazione universitaria scientista, i rapporti conflittuali con altre professioni, la condivisione della decisione clinica con il malato, le politiche compatibiliste che pongono il medico come sottotutela delle tecnocrazie aziendali, e solo da ultimo la spending review che tutto esaspera . Si tratta di quel groviglio di complessità che in questi anni ho tentato di riassumere con l’espressione “questione medica”.
Ma se mi fa piacere che la Fnomceo scenda in piazza accanto ai sindacati mi chiedo cosa implichi strategicamente questo gesto politico. Mi chiedo quale proposta per ottenere un negoziato sociale che per lo meno cambi qualcosa. Partirei da una premessa: “se la Fnomceo scende in piazza allora vuol dire che….”:
* la questione dell’esercenza professionale nasce sia dai problemi della medicina nei confronti della società che da quelli della sanità nei confronti dell’economia per cui faremmo bene a considerarli entrambi;
* il cambiamento sociale e l’economia sono entrate in conflitto con un modo di intendere l’esercenza della professione e con un modo di intendere la deontologia… si tratta di trovare nuove soluzioni di compossibilità ;
* oggi la deontologia è chiamata in causa per ridefefinire modi pertinenti dell’esercenza professionale, ma quali questi modi?;
* oggi molto semplicemente abbiamo la necessità di definire un nuovo contratto sociale tra professione società ed economia.
Allora che si fa dopo la manifestazione ? A me piacerebbe aprire sotto l’egida della Fnomceo, un grande dibattito su cosa debba essere da oggi in poi “l’esercizio della professione medica”. Per non perdere tempo vorrei ripescare le “dichiarazioni di consenso” della prima conferenza sulla professione medica del 2008 per svilupparle. E siccome per vincere le battaglie bisogna “ spingere il culo alla penna” mi piacerebbe che si scrivesse, nero su bianco, una proposta…per contrastare il “pensiero debole” dei nostri tempi.
Ivan Cavicchi
17 ottobre 2012
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