“Sarebbe opportuno coinvolgere prima i tecnici nei disegni di legge. Ad esempio per quanto riguarda la norma art. 10 della contrattazione. Se i rinnovi dei Ccnl non sono adeguati, quantomeno riduciamo le sperequazioni di retribuzioni complessive all’interno della medesime aree dirigenziali e rispondiamo alla Corte Costituzionale su Tfs/Tfr e altre disparità mirate in atto sugli istituti di fine rapporto che comportano contenziosi. Sulle norme in materia pensionistica: se una manovra interviene solo sul recupero di risorse, ma non sul ricambio generazionale (che sarebbe peraltro coperto dal recovery Plan) con interventi così settoriali, rischiamo di aumentare una confusione che è già massima. Queste incursioni nel sistema pensionistico risolvono poco, mettiamo mano piuttosto ad un disegno generale di riforma del sistema, semplificando le stratificazioni di norme che impediscono l’approccio politico".
Così Tiziana Cignarelli, Segretario Generale della Confederazione Dirigenza Pubblica Codirp durante l’audizione di stamani in Commissione Bilancio al Senato.
“Ricordiamo che il 60% dell’Irpef viene pagato dal 13% della popolazione, che non riceve in cambio prestazioni sociali, anzi, viene privato del godimento dei contributi che ha versato. Proponiamo di sopprimere subito gli ulteriori innalzamenti dell’età pensionabile e relativi paletti. Le restrizioni sul sistema pensionistico potrebbero essere temperate nel medio-lungo periodo restituendo libertà di scelta al dipendente su requisiti e metodo di calcolo, tutti da decidere al momento del pensionamento. Occorre eliminare dal testo decadenze, preclusioni, irrevocabilità di opzioni o altre scelte e decorrenze termini, che negli anni sono intervenute a seguito della confusa e discriminante o casuale sovrapposizione normativa, che condizionano, limitano o impediscono oggi le azioni e soluzioni politiche”.
Secondo Cignarelli occorre riequilibrare tasse e pensioni "per chi si trova, oppure opti, per il metodo contributivo e quindi, a partire dal momento di esercizio di tale facoltà, sia per il relativo calcolo della pensione, sia per la maggiore flessibilità in uscita a partire dall’età di 62 anni. Altrimenti, il rapporto della distribuzione tra prestazioni pubbliche, conti economici e oneri da trattenute e ritenute sulle buste paga dei dipendenti non torna. Dalle ultime Tabelle del Mef sui Costi propri delle Amministrazioni Centrali – Confronto macroaggregati di costi propri relativi alle Amministrazioni Centrali, emerge che il costo del personale è in costante diminuzione nel periodo dagli anni 2021 al 2025. La proposta rappresentata è quella di ridurre almeno vincoli e irrevocabilità su età e requisiti di pensione e ridare possibilità di scelta ai dipendenti".