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Tsrm. “Con intelligenza artificiale e big data, ruolo sempre più specializzato di gestione della tecnologia”. Intervista alla presidente Carmela Galdieri

di Giovanni Rodriquez

"Ciò comporterà un riconoscimento commisurato al valore delle sue competenze e la creazione di percorsi professionalizzanti ad hoc. Il dirompente sviluppo tecnologico renderà inevitabile l’apertura di diverse posizioni di responsabilità per il Tecnico di radiologia, preparando il terreno per nuove prospettive formative e di carriera.  È fondamentale spingersi oltre la propria zona di comfort e ad aggiornarsi grazie alla formazione continua".

21 NOV -

Proseguono le nostre interviste con i 18 presidenti delle rispettive professioni sanitarie che compongono la Fno Tsrm e Pstrp. Il nostro viaggio ci porta oggi a colloquio con Carmela Galdieri, Presidente della Commissione di Albo nazionale dei Tsrm che in questa intervista a Quotidiano Sanità traccia un quadro della professione mettendo in evidenza le nuove opportunità offerte dal dirompete sviluppo tecnologico che sta investendo in questi anni la professione.

Presidente Galdieri, come si è evoluta nel tempo la rappresentanza istituzionale del Tecnico sanitario di radiologia medica?
Nel 1965, con la legge 1103, sono stati istituiti i Collegi dei Tecnici di radiologia medica, fornendo un'organizzazione e una rappresentanza ufficiale per questa professione. Dopo 50 anni, la legge 3/2018 ha riordinato le professioni sanitarie, trasformando i Collegi negli Ordini TSRM e PSTRP. Un’istituzione complessa, che comprende ben 18 professioni sanitarie, afferenti alle aree tecnica, della riabilitazione e della prevenzione.

Come previsto dalla normativa vigente, nel 2020 è stata costituita, per la prima volta, la Commissione di albo (Cda) nazionale, organismo fondamentale per l’evoluzione della professione, grazie al quale il TSRM può avvalersi di un ulteriore livello istituzionale, incentrato sulle specifiche esigenze del profilo professionale di riferimento. A oggi in Italia gli iscritti agli albi dei TSRM sono 28.000.


Rispetto al 2021 cosa è cambiato?
Come Commissione di albo nazionale dei TSRM, negli ultimi due anni, abbiamo lavorato su diversi fronti, dalla politica sanitaria alla formazione professionale, passando per la comunicazione ai colleghi, sino alla valorizzazione delle nostre competenze all’interno del sistema sanitario. Alcune iniziative hanno portato i loro frutti, altre, invece, si inscrivono in un processo più ampio, che mira al pieno riconoscimento e potenziamento del ruolo del TSRM in un panorama sanitario sempre più articolato e caratterizzato dall’uso delle tecnologie complesse.

Innanzitutto, abbiamo presidiato sia i tavoli ministeriali che quelli designati presso l’Istituto superiore di sanità (ISS) con l'obiettivo di vigilare sull’elaborazione delle linee guida, promuovendo al contempo le buone pratiche relative agli esami diagnostici che eseguiamo. Questo compito, tutt'altro che scontato, richiede una ponderata riflessione alla luce del costante e progressivo avanzamento in termini di innovazione strumentale e procedurale. È importante sottolineare che al TSRM spetta la delicata responsabilità dell’erogazione della dose radiante e del rispetto di tutte le norme di sicurezza a essa collegate.

La tutela della professione passa anche dalla dimensione accademica, che prepara le nuove generazioni di TSRM e ne modella le competenze. Per questo motivo abbiamo dato rilievo e slancio alla formazione universitaria, anche attraverso iniziative inedite, come l’avvio di un corso dedicato alla figura del tutor, ponte tra l’università e il mondo del lavoro.

L’apertura di nuovi corsi di laurea in tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia su scala nazionale, insieme all’aumento delle iscrizioni registrato nell’ultimo anno (+2%), evidenzia il crescente interesse della popolazione per la nostra professione. Questo fenomeno dimostra come le proposte formative siano in sintonia con gli standard di qualità riconosciuti.

Inoltre, se da un lato ci stiamo occupando, di incentivare la formazione a livello magistrale e post-laurea, dall’altro osserviamo un graduale, ma costante, ampliamento delle opportunità per coloro che intendono proseguire il percorso accademico.

Siamo impegnati costantemente nella valorizzazione dei TSRM all’interno del’ambito lavorativo, intervenendo presso le sedi istituzionali appropriate, per garantire che il decreto ministeriale 77 del 2022 trovi piena attuazione. L’obiettivo è quello di passare da un modello centrato sulla prestazione a uno più articolato nel tempo, che accompagni la persona in tutte le fasi della sua vita, e nello spazio, avvalendosi di strutture diffuse sul territorio, come le case di comunità. Continueremo a dialogare con i decisori politici affinché le risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) siano utilizzate per arricchire di significato e risorse i poli territoriali, dotandoli di équipe multiprofessionali in cui il TSRM sia opportunamente impiegato e valorizzato. In linea con la nostra visione di sanità “sul campo”, abbiamo da sempre sostenuto il valore della radiologia domiciliare, riscoperta durante la pandemia da COVID-19. Questa metodica racchiude un enorme potenziale per gli assistiti più fragili e contribuisce anche ad alleviare la pressione sugli ospedali. Stiamo lavorando per definire gli standard appropriati per l’esecuzione degli esami diagnostici a domicilio, per arrivare alla definizione di linee guida condivise e alla conseguente legittimazione e diffusione della pratica della radiologia domiciliare.

Qual è il suo giudizio sull'attuale stato di salute del Ssn? Anche la vostra professione è soggetta al fenomeno della carenza di personale lamentata in diversi ambiti sanitari?
Il Servizio sanitario nazionale si trova attualmente in un stato di salute precaria, dovuta all’erosione e alla cattiva gestione delle risorse, sia economiche che umane. Nonostante siamo riusciti a ottenere il rinnovo del parco macchine e delle tecnologie, grazie ai fondi del PNRR, è sostanziale ribadire che l’efficacia e l’alta sofisticazione delle apparecchiature da sole, non sono sufficienti in assenza dei professionisti competenti in grado di gestirla in modo adeguato. In tal senso, per la nostra professione si registra una forte domanda di personale difficile da soddisfare, principalmente a causa della scarsa attrattività e dall’appiattimento dei percorsi di carriera. A mio avviso, per risanare il SSN, sarà fondamentale valorizzare le professioni sanitarie che lo compongono, sia in termini retribuzione che di contratti di lavoro. Inoltre, è necessario riorganizzare la distribuzione delle responsabilità sia a livello gestionale che dirigenziale, al fine da garantire un’ottimizzazione dei processi e delle risorse disponibili.

Quali sono le prospettive future per la professione del Tsrm?
La nostra professione sta evolvendo parallelamente alle tecnologie disponibili. Nel prossimo futuro, si prevede un impiego sempre più capillare dell’intelligenza artificiale, insieme al ruolo cruciale assunto dai big data, dal machine learning e dal cloud computing. Questo orizzonte in continuo mutamento richiede che il TSRM assuma un ruolo specializzato e consapevole di gestore della tecnologia e di professionista intellettuale. Ciò comporterà un riconoscimento commisurato al valore delle sue competenze e la creazione di percorsi professionalizzanti ad hoc. Nel contesto attuale, ogni singolo professionista può fare la differenza. È fondamentale spingersi oltre la propria zona di comfort e ad aggiornarsi grazie alla formazione continua, confrontandosi con le risorse offerte dalla ricerca internazionale. Da questo punto di vista, gli ultimi anni hanno registrato una tendenza positiva, di arricchimento ed espansione per il panorama italiano. L’European Federation of Radiographer Societies (EFRS) include a oggi la rappresentanza di ben 4 Associazioni tecnico-scientifiche del nostro Paese, a cui si unisce quella della Commissione di albo nazionale. Questo dimostra che la preparazione e le competenze dei TSRM italiani trovano un riconoscimento in un contesto internazionale sempre più ampio.

Riguardo alle opportunità professionali restiamo ancora un passo indietro rispetto ai colleghi europei, sopratutto quando si parla di ruoli più specializzati, come quello dell’amministratore di sistema, che attualmente non trova spazio all’interno nel panorama sanitario italiano.

Tuttavia, ritengo che il dirompente sviluppo tecnologico renderà inevitabile l’apertura di diverse posizioni di responsabilità per il Tecnico di radiologia, preparando il terreno per nuove prospettive formative e di carriera.

Come Commissione di albo nazionale ci assicureremo di seguire e sostenere i colleghi in questa transizione carica di sfide e di opportunità, senza mai perdere di vista gli standard di accuratezza delle pratiche e di sicurezza per la persona assistita e per l’operatore.

Giovanni Rodriquez



21 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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