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Manifestazione del Pubblico Impiego. Cozza (Cgil): "Nella legge di stabilità nessuna misura per fronteggiare il precariato in sanità"

di Gennaro Barbieri

L'8 novembre i medici scenderanno in piazza assieme a tutti i lavoratori del pubblico impiego. Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici, lancia l'allarme. "Ci sono 10mila medici precari, il tema della responsabilità professionale è stato dimenticato e con la diminuzione del personale i turni di lavoro sono diventati insostenibili".

01 NOV - L'8 novembre i camici bianchi scenderanno in piazza con tutti i lavoratori del pubblico impiego per rivendicare una riorganizzazione del Ssn. Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici, tratteggia un quadro allarmante. "Mancano investimenti per la prevenzione, Regioni e Governo latitano in materia di responsabilità professionale e il lavoro continua a scontare drammaticamente lo stop alla contrattazione e il blocco del turn over".

Con quali rivendicazioni scenderete in piazza l’8 novembre in occasione della mobilitazione del pubblico impiego?
L’obiettivo primario della mobilitazione è riaffermare il valore del lavoro pubblico che sta scontando ormai da tempo enormi carenze in termini di attenzione e di investimenti. La sanità purtroppo rientra pienamente all’interno di questa dinamica che si traduce in una diminuzione dell’offerta per quei cittadini che non dispongono delle risorse per rivolgersi al privato. Abbiamo calcolato che, dal 2011 al 2015, il comparto pubblico ha subito tagli per 31 miliardi. Si tratta di una cifra che sintetizza tutta la drammaticità della situazione.

La Legge di Stabilità come si inserisce all’interno di questo contesto?
Il rischio concreto è che i 4 miliardi di tagli richiesti alle Regioni si traducano in tagli ai servizi essenziali, in primis sulla sanità. Al contrario, il comparto sanitario necessita di nuovi investimenti soprattutto per quanto riguarda la ricerca e le nuove tecnologie. L’ultimo rapporto elaborato dal Crea di Tor Vergata evidenzia come, rispetto alla media europea, spendiamo troppo poco. Non c’è dubbio che sia necessario efficientare la spesa, ma ciò non può corrispondere a un’ulteriore diminuzione delle risorse. Il Patto per la Salute procede nella giusta direzione, in quanto sancisce che i risparmi ottenuti in sanità debbano restare nel settore. Bisogna però dar seguito a questo principio, evitando che venga rimesso in discussione.

Quali sono le priorità il comparto sanitario?
In primis è necessario un potenziamento dell’assistenza territoriale che, sino a oggi, è rimasta soltanto sulla carta. Anche su questo fronte è quindi necessaria un migliore utilizzo delle risorse. Altro nodo cruciale è quello riguardante la prevenzione, materia che vede l’Italia relegata agli ultimi posti in termini di investimenti. Ed è un aspetto paradossale se pensiamo ai risparmi che potrebbe generare un maggior impegno in questo senso. Rilevo inoltre una preoccupante latitanza del governo e delle Regioni sul fronte della responsabilità professionale: si tratta di un tema decisivo sia per restituire una maggiore dignità al lavoro che a livello finanziario, considerando che la medicina difensiva pesa per almeno 10 miliardi.

Il tema del lavoro è quindi cruciale. Come si inserisce nella piattaforma dell’8 novembre?
Dal 2007 al 2011 registriamo una riduzione del personale in sanità pari all1,3%, dato cui bisogna aggiungere la proliferazione dei precari che, soltanto tra i medici, raggiungono quota 10mila. E noto con amarezza che nella Legge di Stabilità non è stata inserita alcuna misura per fronteggiare il precariato in sanità. Pesa poi come un macigno lo stop alla contrattazione che si trascina ormai da 5 anni e che si affianca al blocco del turn over, producendo così una miscela che sta umiliando il lavoro . I turni diventano sempre più pesanti anche perché l’Italia non rispetta la normativa europea che prevede un massimo di 48 ore di lavoro settimanali e che stabilisce un riposo giornaliero di almeno 11 ore. Il quadro è drammatico e impone un’inversione di rotta: è con questo spirito che l’8 novembre saremo in piazza. Se non sarà restituita dignità al lavoro, sarà impossibile pensare a un futuro diverso.
 
Gennaro Barbieri
 

01 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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