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Convenzione Mmg. Sisac contrattacca: “Ma quale stallo, è la Fimmg che non vuole aprire le trattative”. Intervista a Franco Rossi 

di Luciano Fassari

Dopo la minaccia dello sciopero della Fimmg interviene il presidente della struttura delegata dalle Regioni al rinnovo delle convenzioni. “Le accuse della Fimmg sono strumentali. Nessuno vuole limitare libertà di scelta del medico”. E “nessuno pensa al modello ospedaliero”. Il problema “è che si mettono in discussione i principi della legge Balduzzi. Senza novità politiche, da Comitato settore non possiamo convocare nessuno”

02 FEB - La trattativa per il rinnovo delle convenzioni di medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali è al palo. I medici della Fimmg minacciano lo sciopero e criticano fortemente la controparte pubblica, la Sisac, rea di “boicottare la trattativa”. Ma Franco Rossi, presidente della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC) che svolge il ruolo di rappresentante negoziale delle Regioni per i rinnovi degli accordi collettivi nazionali (ACN) della Medicina Generale, della Medicina Specialistica Ambulatoriale, Veterinaria ed altre Professionalità, della Pediatria di Libera Scelta e delle Farmacie Pubbliche e Private, non ci sta e replica alle accuse del Sindacato e chiarisce alcuni punti.
 
A partire dalla libertà di ogni cittadino di scegliere il proprio medico. “Nessuno ha mai pensato di limitare al cittadino la scelta del proprio medico”. Il problema per Rossi è che in questo momento si stanno “mettendo in discussione la ratio e i principi della Legge Balduzzi e del Patto per la Salute”. E sulle risorse avvisa: “Impossibile per Regioni garantire a tutti gli studi medici tutti i fattori produttivi e poi è la legge che prevede l’invarianza delle risorse per costruire nuove forme organizzative territoriali”. Replica infine alla Fimmg: “Sono loro che non vogliono aprire trattativa”.
 
Presidente Rossi, la Fimmg minaccia lo sciopero sul rinnovo delle convenzioni e vi accusa di boicottaggio nella trattativa. Cosa si sente di rispondere?
Quella di boicottare la trattativa mi sembra un’accusa strumentale. Anzi, da parte nostra abbiamo cercato di favorire il dialogo tra i sindacati e la controparte politica. Sul punto ho convocato un incontro prima di Natale con Fimmg per mettere nero su bianco tutte le differenze che si erano manifestate nelle precedenti riunioni.
 
Quali sono i nodi irrisolti che non permettono alla trattativa di andare avanti?
I nodi sono politici e sono in particolare due: il primo è legato alle risorse per finanziare i fattori produttivi delle nuove forme organizzative della sanità territoriale (AFT e UCCP) e l’altro riguarda il lavoro in gruppo.
 
Mi spieghi meglio.
Sul tema della riallocazione delle risorse la legge Balduzzi specifica che le nuove AFT e UCCP sono a carico della finanza pubblica ma devono essere organizzate ad iso risorse. E nell’Atto d’indirizzo si specifica proprio come per creare queste forme organizzative occorre riallocare le risorse. Qualche professionista perderà qualcosa ma a beneficio di tutti. I Sindacati però fanno finta di non capire che c’è questo vincolo dell’invarianza delle risorse e che va indicata la fonte di finanziamento quantomeno per le AFT. A me sembra che sia la Fimmg che non vuole aprire il tavolo di trattativa, la stessa Fimmg che ha sollecitato la riforma Balduzzi, salvo poi pentirsi perché non sono state stanziate risorse aggiuntive. E poi voglio ricordare che con i problemi economici che ci sono è impossibile per le Regioni garantire a tutti gli studi medici tutti i fattori produttivi.
 
Cosa serve allora per rimuovere lo stallo?
Come Sisac noi operiamo secondo la legge e secondo l’atto d’indirizzo politico. Il termine “ad invarianza di risorse” non l’abbiamo imposto noi ma lo prescrive la legge. Per risolvere lo stallo non vedo altra strada che una modifica all’attuale normativa in tema di finanziamento delle nuove forme organizzative. Ma questa è una scelta che spetta alla politica non a Sisac.
 
Altro punto critico lamentato da Fimmg è che si vuole privare il cittadino della libertà di scegliersi il proprio medico.
Nessuno ha mai pensato d’infrangere questo collegamento tra il cittadino e il proprio medico.
 
E allora qual è il punto?
La visione che la Fimmg porta avanti è quella di un gruppo di nuovi medici di medicina generale sempre più autosufficienti e individualmente valorizzati. Il tutto a scapito del lavoro di gruppo. Ma quest’aspetto si scontra con lo spirito della legge Balduzzi e del Patto per la Salute e con l’intento politico delle Regioni che invece vogliono potenziare proprio il lavoro di gruppo in un’ottica di servizio pubblico.
 
Mi faccia un esempio, come dovrebbe essere strutturata per esempio una AFT?
L’obiettivo della legge Balduzzi è, tra l’altro, quello di garantire un’assistenza h24. È chiaro che il cittadino non potrà sempre trovare il suo medico di fiducia presente nella AFT ma in sua assenza potrà trovare un altro collega che conosce il suo profilo sanitario ed è in grado di garantire la continuità delle cure. Insomma, se non è presente il proprio medico di fiducia il cittadino avrà un’altra possibilità senza per forza dover ricorrere per esempio all’ospedale.
 
Ma lo studio del medico di famiglia scomparirà?
No, gli studi rimarranno ma non possiamo più pensare ad un sistema in cui ognuno va per conto suo. Con la riallocazione delle risorse daremo consistenza organizzativa alle AFT e al loro collegamento con le UCCP. L’idea è quella d’immaginare una sede unica dove l’azienda potrà collocare dei fattori produttivi (per esempio un’agenda appuntamenti centralizzata, raccolta dati, segreteria, supporto informatico). I medici continueranno a lavorare anche nei loro studi ma in modo più integrato con le aziende sanitarie e con gli altri professionisti.
 
Altra critica è che si vuole organizzare l’assistenza territoriale in base al modello ospedaliero.
Nessuno pensa al modello ospedaliero. Qui il problema è che si sta mettendo in discussione la ‘ratio’ stessa della legge Balduzzi. L’atto d’indirizzo tenta uno sviluppo del servizio sanitario pubblico per fornire una reale continuità delle cure ai cittadini. Dobbiamo impiegare meglio le risorse e da ciò ne deriverà una produttività maggiore. Ma è evidente che questo progetto si appoggia su di una logica di lavoro di gruppo e credo che invertire la rotta rispetto a quest’intento sarebbe assurdo o comunque dettato da una visione del futuro del SSN diversa rispetto a quella che il legislatore ha espresso nella Balduzzi e che le Regioni hanno sviluppato  condiviso nel Patto per la Salute.
 
A questo punto come intendete procedere?
Allo stato attuale siamo fermi con i medici di famiglia e un recente incontro ha confermato che anche i pediatri si sono allineati alle posizioni dei primi. Ora incontreremo anche gli specialisti ambulatoriali per valutare la loro disponibilità a far partire la trattativa. È chiaro che per quanto riguarda i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta se non ci saranno novità da parte del Comitato di settore noi non potremo convocare nessuno. 
 
Luciano Fassari

02 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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