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Federfarma Campania: il giallo delle dimissioni di Di Iorio. Smentite ma messe nero su bianco nel verbale dell’esecutivo regionale

di Ettore Mautone

Il presidente ‘dimissionario’ chiede intanto ai vertici provinciali di indicare i delegati dei consiglieri per il rinnovo delle cariche da calendarizzare subito dopo il 23 gennaio quando andrà alle urne Federfarma Napoli. Ma intanto spunta il verbale del 2 gennaio scorso con le dimissioni di Di Iorio.

16 GEN - Sarà una nota ufficiale - in queste ore al vaglio e alla firma dei presidenti provinciali di Federfarma Campania - a fare chiarezza sulle profonde lacerazioni interne che hanno portato il 2 gennaio scorso, durante il Comitato esecutivo dei presidenti provinciali dell’associazione di categoria, alle dimissioni del vertice regionale Michele Di Iorio. Dimissioni tuttavia smentite nei giorni scorsi dal diretto interessato sul nostro giornale, ma di cui evidentemente resta traccia (nero su bianco), nel verbale stilato a inizio d’anno e firmato da tutti i membri di Federfarma Campania.
 
Una riunione, quella del 2 gennaio, scaturita dalla raccolta di firme di Federfarma Benevento, (cui poi hanno aderito anche le sezioni provinciali di Avellino e Caserta), confluite in una mozione di sfiducia (col 25% delle adesioni) che, a norma di statuto, si sarebbe dovuta votare proprio il 2 gennaio così come indicato all’ordine del giorno dell’esecutivo di due settimane fa. La votazione della mozione di sfiducia fu poi accantonata, rivelano fonti interne a Federfarma Campania, proprio sulla scorta della decisione di Di Iorio di dimettersi dalla carica di presidente e presentarsi dimissionario “alla naturale scadenza dell’organismo esecutivo regionale – si legge nel verbale – prevista entro la fine del prossimo mese di febbario”.
 
Dimissioni peraltro approvate dal Comitato esecutivo con l’attribuzione, al vicepresidente Mario Flovilla (presidente di Federfarma Avellino) del compito di “sovrintentendere temporaneamente alle funzioni di presidente (di concerto con il presidente uscente), nonché il compito di curare, entro il termine di 60 giorni, la convocazione dell’assemblea elettiva”. Una formula di compromesso trovata, all’atto della stesura di quel verbale, per siglare un patto di non belligeranza, almeno fino alle elezioni di Federfarma Napoli in programma in questo fine settimana. 
 
Ma proprio la smentita di Di Iorio alle sue dimissioni, affidata al nostro giornale e successivamente ad altri organi di stampa, ha finito per gettare benzina sul fuoco ridando fiato alle polemiche e alle divisioni.
 
Intanto il presidente dimissionario stamani, probabilmente per rimarcare le sue intenzioni di mantenere i patti riguardo al rinnovo delle cariche - ha indirizzato una nota agli altri vertici provinciali “affinché ciascuno comunichi, se modificati, i nominativi dei consiglieri regionali designati dalle rispettive associazioni provinciali” in qualità di grandi elettori delegati (Napoli ne ha 10 su 21 ndr)  in vista dell’appuntamento con le urne.
 
“Vogliate comunicare una data successiva al 23 gennaio – scrive ancora Di Iorio – per consentire la convocazione di un Comitato esecutivo finalizzato alla calendarizzazione del rinnovo delle cariche associative”.
 
Quel che è certo è che se si volevano evitare strappi si sono invece provocate lacerazioni con cui Federfarma Campania si presenta all’appuntamento elettorale per il rinnovo delle cariche.
 
L’altra certezza sono le ragioni dello scontro tra le presidenze di Benevento, Avellino e Caserta da un lato, e di Napoli e Salerno dall’altro, consumatosi sul decreto commissariale n. 97 dello scorso agosto con cui la struttura commissariale per la Sanità regionale ha disciplinato la distribuzione per conto (Dpc) dei farmaci acquistati dalle Asl. Le tre province “ribelli” lamentano il mancato coinvolgimento previsto dalle norme nella fase di consultazione preventiva alla firma e alla pubblicazione, sulla cui scorta è poi partito il ricorso al Tar in appoggio all’analoga iniziativa di Federfarma nazionale.
 
Ma le divisioni su quello che Di Iorio ribadisce essere “un buon accordo” con la controparte regionale e commissariale, sarebbe solo la punta di un iceberg della spaccatura politica, relativa alle identità di vedute e condotte sindacali in cui la province “ribelli” rivendicano un ruolo di interlocuzione attiva con le controparti istituzionali che, a dire dai firmatari della mozione di sfiducia (mai votata), sarebbero del tutto mancate nell’ultimo anno.  
 
Ettore Mautone  

16 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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