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Verso gli Stati generali della medicina. Una modesta proposta…

di Antonio Panti

Il medico avverte i limiti posti alla propria autonomia, rivendicata nell'interesse del paziente, e che oggi coinvolge il concetto di appropriatezza e sostenibilità. La contemporanea crescita della domanda e dell'offerta implicano l'ingresso dell'economia nella medicina e conducono a porre stringenti vincoli amministrativi. Propongo di partire allora dai limiti esistenti all'agire medico, ragionevoli o no, per giungere a un nuovo patto con i cittadini

10 LUG - Nel recente Consiglio Nazionale della Fnomceo Filippo Anelli ha riproposto la cosiddetta "questione medica" cioè la crisi della professione di fronte all'evoluzione della medicina e della società. Dobbiamo affrontarla, sostiene Anelli, "come un elemento positivo.. per proporre un progetto di medico e di medicina adeguato alla risoluzione della crisi" al fine di "recuperare libertà, autonomia e indipendenza che la professione sta perdendo" e che è la causa del disagio dei medici.
 
Purtroppo in questo momento di incertezza politica mancano interlocutori realmente interessati, mentre la scienza e la tecnologia si evolvono senza alcun rapporto con i problemi della categoria. 
 
Il medico è un intermediario tra la medicina (una pragmatica che si avvale di molteplici scienze e opera in un mondo di valori), che vive oggi un travolgente sviluppo cognitivo e tecnologico, e la società in drammatica trasformazione. Tutto ciò richiede al medico un diverso approccio professionale, di cambiare per mantenere l'antico ruolo sociale. Il medico si trova a disagio sia nella imperante logica manageriale del servizio sia nell'esplosione consumeristica nei confronti del "bene salute".
 
Gli "stati generali della medicina" svilupperanno alcune aree tematiche che il Presidente Anelli ha individuato con lo scopo di favorire la maturazione della consapevolezza dei medici sulle trasformazioni professionali che nascono dallo sviluppo della scienza e dai cambiamenti sociali.  Il problema si affronta meglio riflettendo sulla richiesta dei medici di indipendenza rispetto alle regole dell'amministrazione della sanità e alla prassi scientifica anch'essa sempre più obbligante. Non è possibile adeguare il ruolo del medico rispetto alla sostenibilità, all'appropriatezza, alle nuove tecnologie se non mediante concrete decisioni tese proprio a mantenere l'antico rapporto di cura.
 
Il medico avverte i limiti posti alla propria autonomia, rivendicata nell'interesse del paziente, e che oggi coinvolge il concetto di appropriatezza e sostenibilità. La contemporanea crescita della domanda e dell'offerta implicano l'ingresso dell'economia nella medicina e conducono a porre stringenti vincoli amministrativi. Propongo di partire allora dai limiti esistenti all'agire medico, ragionevoli o no, per giungere a un nuovo patto con i cittadini all'interno della sanità contemporanea.
 
I limiti all'autonomia del medico sono cognitivi, giuridici, etici, economici e tecnologici; pongono domande sull'intreccio tra professione, scienza, società e politica. Adeguare i valori della medicina o ampliarne i confini? Ha senso una professione immutata in un mondo in trasformazione?
 
Si pongono alcune generalissime questioni e altre se ne svilupperanno nel dibattito:
1. limiti cognitivi e scientifici: concetto di malattia eco-bio-psico-sociale. Quali conseguenze per l'agire medico quotidiano? Finora la medicina ha cercato soltanto di opporsi al decorso naturale della malattia. Perché "porre limiti" al potenziamento psico-biologico (e genetico)dell'uomo?
 
2. limiti sociali: la medicina non può non operare a favore della collettività (ambiente, lavoro, ecc). Quale equilibrio trovare tra il diritto e l'interesse del singolo e quelli della collettività? Come declinare l'intervento "politico" della medicina sulle componenti ambientali della salute?
 
3. limiti giuridici: il diritto irrompe nel rapporto tra medico e paziente: come impedire la prevaricazione di procedure formali che rispondono a logiche, quelle del diritto, affatto diverse da quelle della medicina? Occorre resistere alla "giuridicizzazione" della deontologia? E' giusto abolire la figura giuridica della "colpa professionale"?
 
4. limiti economici: la sostenibilità dei servizi medici (pubblici o privati che siano) pone il problema delle diseguaglianze e della gestione e amministrazione di una sanità così complessa, complicata e costosa. Quale equilibrio decisionale (governance, governo clinico) tra gli attori del sistema salute, quale partecipazione gestionale e quale rimedio al conflitto di interesse del medico?
 
5. limiti etici: come valutare la protezione dal rischio del paziente e la qualità delle prestazioni? Nell'esplosione delle "tecnologie convergenti" (ICT, neuroscienze, nanotecnologie, genetica, biotecnologie) come superare un'ulteriore parcellizzazione del sapere e come utilizzare i big data in modo che l'I.A. faccia parte della cassetta degli attrezzi del medico?
 
6. limiti professionali: in vista dell'evoluzione del modello operativo è opportuna una tripartizione operativa del percorso formativo, uno a prevalenza tecnologica, uno più relazionale, uno più gestionale? La medicina sta nel'area STEM delle scienze o mantiene un primato umanistico? Come affrontare il problema diagnostico in tempi di medicina della complessità e di precision medicine?
 
7. limiti operativi: come superare il lavoro individuale (che mantiene il suo ruolo nel rapporto col singolo) a favore di un lavoro fondato, anche contrattualmente, su team multiprofessionale e multidisciplinare? Come conciliare la valutazione delle performances del medico secondo output economici e valoriali se la relazione è tempo di cura? Come definire le norme di un contratto non più fordista ma fondato sui risultati?
 
8. limiti formativi: la formazione di base prepara il medico alla scienza e alla professione. Per  garantire una formazione adeguata al modello di sanità e calcolare correttamente il fabbisogno le facoltà mediche debbono diventare scuole del servizio pur mantenendo l'autonomia costituzionale? Si può insegnare la relazione?
 
9. limiti evolutivi: quale futuro per i neolaureati nell'epoca dell'Intelligenza Artificiale? e nell'epoca della robotica e dell'epigenetica? La I.A. è uno strumento o sostituisce la competenza diagnostica? Fino a che punto il medico è "esecutore" di linee guida (approccio "misurabile" secondo scienza) e/o "interprete" del vissuto e del fenotipo del paziente? Il medico deve sapere come "comprendere l'innovazione" "cambiare paradigma scientifico" "sapere in che modo seguitare a sapere".Come articolare la formazione alla complessità?
 
10. limiti esterni: come reagire al predominio del mercato? Il medico deve interessarsi al prezzo dei farmaci e dei dispositivi? Come prepararsi ai cambiamenti del mercato del lavoro dovuti alla creative disruption della tecnica?
 
Le problematiche in gioco costringono a riflettere sulla riforma della sanità per mantenerne i valori costitutivi, a modificare i percorsi universitari e la formazione permanente (a life for learning), a disegnare diversamente i rapporti con le altre professioni e gli strumenti organizzativi del sistema salute. Penso che vi sia sufficiente accordo sulle questioni che, tuttavia, decresce nel prospettare soluzioni.
 
Antonio Panti
Componente del gruppo do lavoro tematiche deontologiche della FNOMCeO

10 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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