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Comparto. Fials chiede incontro a Regioni: “Ancora al palo percorsi formativi e linee guida per il riconoscimento di esercizio di attività professionali”


“Non è ammissibile da parte delle Regioni, non è possibile ancora una volta deludere le diverse professionalità che nell’ambito dei diversi servizi e modelli sanitari e socio sanitari espletano già competenze avanzate da diversi anni e attendono il conferimento dell’incarico professionale di professionista esperto”. Così in una lettera il Segretario Generale Giuseppe Carbone

23 GEN - “Abbiamo sottoscritto il Ccnl del Comparto Sanità anche per il fatto che si pone come centrale e strategico per dare attuazione, finalmente, dopo oltre 10 anni, all’innovativa tipologia di incarichi professionali, definiti di ‘professionista specialista’ o di ‘professionista esperto’, per le professioni sanitarie ed assistente sociale in attuazione all’art. 6 della legge n. 43/2006, nonché di quanto contenuto nei decreti istitutivi dei profili professionali art. 6, ex terzo comma del D.lgs n.502/92”.
 
Così Giuseppe Carbone, Segretario Generale del sindacato della Fials in una lettera inviata al Presidente della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, Stefano Bonaccini e al Presidente del Comitato di Settore Regioni -Sanità, Sergio Venturi.
 
“Le direttive del Comitato di Settore, recepite per questo punto dal Ccnl, partivano dalla constatazione che già in alcune Regioni erano state valorizzate ed implementate, in chiave paritaria, le specifiche competenze di tutte le figure professionali coinvolte nel processo clinico-assistenziale e socio sanitario, in particolare degli infermieri, tramite corsi e protocolli concordati per quindi estendere il modello alle altre Regioni. Una innovativa sfida che rappresenta per la Fials, anche, espressione di sviluppo di carriera e la capacità per ciascuna figura professionale di mettere in atto le proprie competenze maturate, aprire un percorso per rispondere alla mutate esigenze di salute e di benessere dei cittadini.
 
Un cambiamento, specie di modelli organizzativi, che non significa certo togliere qualcosa a qualcuno, ma appropriarsi legittimamente delle proprie competenze, del proprio sapere in sanità e porlo al servizio del benessere della persona. Ci sembra evidente che gli investimenti nelle persone e nelle competenze sono fondamentali specie nell’ambito del Servizio Sanitario nazionale.
 
Nel merito dell’incarico professionale di “professionista esperto” il Ccnl comparto sanità del 21.05.2018, all’art. 16 comma 7, prevede che il requisito per il conferimento dell’incarico è costituito “dall’aver acquisito, competenze avanzate, tramite percorsi formativi complementari regionali ed attraverso l’esercizio di attività professionali riconosciute dalle stesse regioni”.
 
A circa otto mesi dalla firma del Contratto Nazionale, ad oggi nessuna Regione ha posto in essere percorsi formativi e né emanato linee guida per il riconoscimento di esercizio di attività professionali nell’ambito di modelli organizzativi riconosciuti dalle stesse Regioni.
Non è certamente ammissibile tale atteggiamento delle Regioni, non può e non deve essere la perdita di una sfida, non possiamo permettercelo come forza sindacale ma certamente non è possibile ancora una volta deludere o peggio ingannare le diverse professionalità che nell’ambito dei diversi servizi e modelli sanitari e socio sanitari espletano già competenze avanzate da diversi anni e attendono il conferimento dell’incarico professionale di professionista esperto”. 
 
“Non è più tempo di attese o di promesse, necessita un confronto urgente con le Regioni” sollecita quindi la Fials.
 
“Nel requisito per l’incarico di professionista esperto, rientrano innanzitutto, a nostro parere, tutte le iniziative già avviate, dalle Regioni e dalle Aziende Sanitarie, di formazione complementare che abbiano permesso ai professionisti interessati di acquisire quelle funzioni avanzate per svolgere attività professionale che siano “compiti aggiuntivi e/o maggiormente complessi e richiedono significative, elevate ed innovative competenze professionali rispetto a quelle del profilo posseduto”.
 
A titolo puramente esemplicativo rientrano in tale percorso formativo quanto già svolto per l’infermiere nel “See an treat”, nel fast track, nell’adozione di protocolli “salva vita” nelle ambulanze del 118, per infermiere di famiglia o di comunità, nelle competenze avanzate infermieristiche in ambito clinico, in attività perioperatoria….; ne consegue che chi esercita queste competenze implementate sia immediatamente destinatario di questa norma contrattuale con i relativi regolamenti aziendali sugli incarichi di funzione.
 
Apprezzati e valorizzati chi da anni svolge queste competenze avanzate, riteniamo che sia necessario un momento di grande cambiamento profondo, anche culturale, per ricercare, da subito, immediate soluzioni da parte delle Regioni, confrontandosi con le Oo.Ss. firmatarie del Ccnl, al fine di emanare precise linee di indirizzo alle Aziende ed agli Enti sanitari per l’applicazione di questa norma contrattuale.
 
Siamo convinti che la tipologia delle competenze ed i programmi formativi nonché gli eventuali protocolli di linee operative debbano avere una omogeneità di base concordata tra le Regioni, prevedendo i necessari adattamenti ai diversi modelli organizzativi regionali, alle specificità epidemiologiche e demografiche della singola regione o provincia autonoma e dovrebbero essere, anche, il contenuto di una o più linee di indirizzo della Conferenza delle Regioni partendo dalla generalizzazione delle esperienze ritenute positive già in atto per affrontare tutto il potenziale innovativo dei 22 profili sanitari di cui alla legge 251/00 e di quello di assistente sociale.
 
Si ricorda che le competenze avanzate sono finalizzate ad una più adeguata e produttiva valorizzazione dell’apporto dei professionisti coinvolti nella rimodulazione dell’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario per  riconoscere e promuovere lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità professionali favorendo l’implementazione delle competenze professionali in correlazione con gli obiettivi di educazione, prevenzione, cura, assistenza e riabilitazione previsti dalla programmazione sanitaria  e sociosanitaria nazionale e regionale.
 
Per questa motivazione si è in presenza di una esigenza dei diversi servizi sanitari regionali e di consegua del Ssn che abbisogna di un investimento programmato ed attuato dalle Aziende Sanitarie con oneri dei percorsi formativi a loro carico o direttamente a carico delle Regioni”.

23 gennaio 2019
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