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Liberalizzazioni. Farmacie in sciopero il 29 marzo. Ma Garante frena: "Non c'è stato preavviso"


La decisione del sindacato dopo il documento del ministero della Salute che interpretava alcune norme dell’art. 11 del decreto liberalizzazioni. “Va tempestivamente rivisto”, altrimenti, denuncia Federfarma, “porterà, nel giro di pochissimi giorni, alla chiusura di moltissime farmacie”.

22 MAR - “Contiene varie forzature e incongruenze che stravolgono la volontà del Parlamento e che avranno un impatto negativo sul servizio farmaceutico”. È questo il commento di Federfarma sul parere interpretativo del ministero della Salute su alcuni aspetti dell’art.11 del DL sulle liberalizzazioni. “Abbiamo inutilmente chiesto al ministro Balduzzi un incontro sugli aspetti critici del provvedimento”. Ed ora, nel giorno del via libera definitivo del decreto alla Camera, Federfarma annuncia una giornata di chiusura delle farmacie per il prossimo giorno 29 marzo e la convocazione dell’Assemblea nazionale per adottare ulteriori iniziative di carattere sindacale. Mentre si stanno già assumendo “iniziative legali a tutela delle farmacie associate”.
Tuttavia, sulla giornata di sciopero è arrivato, immediato, il veto dell'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Che spiega: "Non risulta pervenuta alcuna proclamazione di sciopero, da parte di Federfarma, per il prossimo 29 marzo. Si tratterebbe, dunque, allo stato, di un effetto annuncio, anche alla luce del fatto che, se proclamato per tale data, esso si porrebbe in violazione dell'obbligo legale del preavviso".
Riguardo al parere del ministero della Salute, secondo Federfarma la forzatura “più grave e di impatto immediato” è quella che prevede che tutti i titolari di farmacia che al momento dell’entrata in vigore della legge avranno compiuto 65 anni di età dovranno nominare un farmacista direttore. “Sempre secondo il Ministero, in caso di non ottemperanza la farmacia dovrà essere chiusa”, afferma Federfarma secondo la quale “tale interpretazione ignora le osservazioni delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato, tendenti ad evitare che si creino ostacoli al corretto svolgimento del servizio farmaceutico, controversie e contenziosi, e non tiene conto della lettura data dai Servizi Studi di Camera e Senato sulla quale si è basato il voto dei parlamentari”.

“Se non tempestivamente rivista – aggiunge il sindacato dei titolari di farmacia -, l’interpretazione del ministero colpirà nel giro di pochissimi giorni più di un milione di cittadini, a cominciare da tutti coloro che risiedono nelle migliaia dei piccoli Comuni i cui titolari di farmacia, se ultra65enni, non potranno certamente permettersi di assumere e retribuire un farmacista direttore. Si tratta, con ogni evidenza, di farmacie a basso reddito, gestite già oggi dal solo farmacista titolare perché non in grado di assumere nemmeno un collaboratore. E’ un vero e proprio esproprio ai danni di professionisti che rappresentano l’anello più debole della filiera”.

Porre il limite di età di 65 anni per il titolare di farmacia appare, secondo Federfarma, “del tutto controcorrente rispetto alla tendenza generale all’aumento dell’età pensionabile per tutti i lavoratori dipendenti e contiene elementi fortemente iniqui e penalizzanti nei confronti di chi sino ad oggi ha gestito una farmacia assumendo un insostituibile ruolo nello svolgimento di  un servizio di pubblica utilità”.
 

22 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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