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Ingegneria sanitaria. Pedrini (Siais): “La salute del paziente dipende anche da noi”


Le competenze degli ingegneri intevengono per garantire una cornice di massima sicurezza, sia per quanto riguarda le strutture che gli impianti e le tecnologie. Quanto all’edilizia, sottolineano gli esperti Siais, “meglio la realizzazione di strutture nuove che la ristrutturazioni degli edifici esistenti”.

18 MAG - Una sanità concepita come organizzazione complessa composta, fra le altre, da figure professionali, ingegneri e tecnici, che nel corso degli anni hanno sviluppato uno specifico know how nella progettazione, manutenzione e gestione di strutture e tecnologie sanitarie, e rappresentano un valore aggiunto per la sicurezza del cittadino-paziente. Ma non sempre percepito.

A portare l’attenzione sugli “ingegneri della salute” è stato ieri un convegno promosso dalla Siais (Società italiana dell’architettura e dell’ingegneria per la sanità) nell’ambito dell’XVIII edizione di Exposanità in corso a Bologna. “Il patrimonio di edilizia, impiantistica e tecnologia in sanità – ha affermato Daniela Pedrini, presidente nazionale Siais – richiede sempre più figure professionali in grado di gestire fenomeni complessi che richiedono approcci multidisciplinari. Non solo. Gli ingegneri sono sempre più coinvolti nei processi assistenziali, diagnostici e terapeutici; le loro competenze tecnico-professionali hanno un ruolo di supporto affinché le prestazioni sanitarie rivolte al paziente si svolgano in una cornice di massima sicurezza possibile, sia per quel che riguarda le strutture sia per gli impianti e le tecnologie”.

“Le professionalità delle aree tecniche – ha continuato Pedrini - devono, quindi, garantire l’utilizzo efficiente, sicuro ed economico delle risorse patrimoniali (immobili, impianti, sistemi tecnologici, informatici, tecnologie sanitarie ecc.) nel proprio ambito di riferimento, contribuendo in modo fondamentale alla riduzione dei rischi”.

Le funzioni dei professionisti tecnici presentano tuttavia una situazione a macchia di leopardo nelle varie Regioni italiane, e all’interno della stessa Regione tra azienda e azienda, denuncia la Siasi. Mentre la gestione dei complessi processi di rinnovo e trasformazione della sanità, di pianificazione, programmazione e attuazione richiederebbe invece “un salto qualitativo degli strumenti aziendali di governo e - ha sottolineato Pedrini - l’indispensabile coinvolgimento dei professionisti tecnici nei processi generali e di riorganizzazione, valorizzando il loro ruolo e aumentando le loro responsabilità”.

La responsabilità delle azioni deve permeare anche gli atti dei professionisti tecnici al servizio della sanità. Non a caso all’Exposanità la Siasi promuoverà anche il convegno “Progettare oggi gli ospedali di domani: le persone al centro”.

“Occorre innanzitutto recuperare il concetto di ‘paziente al centro’ del sistema sanitario come punto di riferimento delle scelte che vengono compiute”, ha sostenuto la presidente Siais. “La vision – ha proseguito - necessaria per progettare l’ospedale del futuro non deve essere limitata alla struttura edilizia, ma deve essere estesa a molti altri fattori, quali le linee di indirizzo della politica sanitaria, le modalità di finanziamento del sistema sanitario, il progresso scientifico e tecnologico, l’evoluzione dei bisogni di salute, l´impatto energetico ed ambientale, la flessibilità; e richiede il confronto tra professionalità, esperienze ed idee diverse”.

Purtroppo anche la situazione delle nuove realizzazioni edilizie non è ancora equilibrata: strutture eccellenti e realizzate in tempi contenuti in alcuni casi, strutture obsolete in altri. “Le motivazioni – ha affermato Pedrini - riguardano diversi fattori, tra cui la complessità delle procedure tecnico-amministrative, i tempi necessari per la progettazione e la realizzazione delle opere, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la carenza di personale competente e adeguato nelle strutture tecniche, gli avvicendamenti politici locali e del management aziendale, l’evoluzione normativa e tecnologica”.

Se poi, anziché costruire una nuova struttura - con una progettazione integrata e interprofessionale, che tenga conto di tutti gli aspetti tecnico-normativi e di evoluzione tecnologica e clinica fin dall’inizio - si intraprende la scelta di ristrutturare una struttura esistente, e per di più anche in attività, le criticità si amplificano. “Anche in questi casi infatti – sottolinea la presidente Siais - occorre tenere in conto l’applicazione delle normative recenti come l’adeguamento alle azioni sismiche, la protezione antincendio, l’efficienza e il risparmio energetico, gli accorgimenti ulteriori per la sicurezza della continuità delle attività sanitarie”.

Quindi, secondo gli esperti di ingegneria sanitaria, dove è possibile, la realizzazione di strutture nuove è una scelta preferibile rispetto a quella di effettuare ristrutturazioni degli edifici esistenti. “In molte realtà – ha concluso Pedrini - questa scelta ha permesso di rinnovare completamente le strutture e le tecnologie aziendali, con una profonda razionalizzazione della rete ospedaliera aziendale”.
 

18 maggio 2012
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