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I nodi che dovrà sciogliere il Tavolo tecnico sugli standard assistenziali ed organizzativi del nostro Ssn


27 LUG -

Gentile direttore,
è stato istituito il Tavolo al Ministero per la revisione degli standard di ospedali e territorio per rafforzare l'integrazione tra ospedale e territorio anche attraverso l'aggiornamento del Dm 70/2015 sugli standard dell'assistenza ospedaliera e il Dm 77/2022 sugli standard dell'assistenza territoriale.

In relazione al tavolo tecnico che alla fine sarà composto da 76 professionisti, esprimo tutte le mie perplessità sperando invece davvero per il bene del SSN che ci sia la possibilità che questa commissione cosi composta sia numericamente che professionalmente possa avere le capacità di sintesi per affrontare i veri nodi del funzionamento del sistema sanitario.

Il territorio, ormai completamente abbandonato e non presidiato più dai medici di medicina generale, che forse con l’evoluzione tecnologica, potrebbero cambiare modalità di lavoro e ruolo, va integrato con l’ospedale.

I malati cronici polipatologici rappresentato il problema del nostro servizio sanitario e consumano oltre il 70% del budget della sanità.

Vogliamo affrontarlo, o vogliamo ancora parcellizzare in sub specialità il sistema. Oggi abbiamo un patrimonio negli ospedali italiani che sono le Medicina Interne che sono presenti in tutti gli ospedali e che possono essere il riferimento naturale del territorio nel gestire la complessità. Collegare il territorio h 24, case di comunità ed ospedali di comunità, con le Medicine Interne di riferimento, vorrebbe dire ridurre gli accessi al PS spesso inappropriate, la migliore assistenza possibile oggi al malato complesso polipatologico.

Stessa cosa per RSA sub acuti e cure intermedie, che dovrebbero collaborare, se non si liberano i posti negli Ospedali per acuti, dovrebbero essere i Medici dell’ospedale a decidere dove mettere il malato che non necessità più di cure in acuto, senza dover aspettare trattare con le strutture che citavo prima, che devono essere messi in stretta correlazione con la Medicina Interna di riferimento. Vuol dire abbattere i bed blockers , solo cosi ci saranno i posti per i pazienti urgenti che arrivano dal PS.

L’epidemiologia è cambiata, i malati complessi non li vuole nessuno, stazionano con consulenze ed esami specialistici giorni nei PS.

Vorrei che la commissione affrontasse davvero i problemi, che spesso non sono conosciuti se non vissuti direttamente in prima persona.

Chi si ricovera in Medicina interna?

I malati trasferiti dalle Rianimazioni. Pazienti provenienti da RSA. Pazienti urgenti dal PS; sepsi grave insufficienza cardiaca Insufficienza respiratoria, qualche tracheostomizzato e qualcuno in ventilazione non invasiva.

Pazienti affetti da neoplasie in trattamento chemioterapico con complicanze ed effetti collaterali. Pazienti affetti da gravi patologie immunologiche in terapia immuno-sosppressiva. Pazienti in nutrizione enterale e parenterale. Pazienti con complicanze post chirurgiche. Pazienti anziani con demenza affetti da infezione polmonare e/o urinaria. Pazienti cirrotici gravi con complicanze metaboliche ed emorragiche. Questi sono i pazienti oggi ricoverati nei 90 letti di degenza ordinaria che afferiscono alla UOC di Medicina Interna, che ho l’onore di dirigere. In un grande ospedale dove sono presenti tutte le specialità mediche, che ormai fanno un altro lavoro, ad esempio per i cardiologi emodinamica ed elettrofisiologia, per gastroenterologi endoscopie. Eco-endoscopie etc.. non assistono giustamente i malati complessi, hanno un’altra mission.

Oggi volevo sottolineare che in presenza di pazienti così complessi, l’assistenza infermieristica rimane di 120 minuti.

Penso che dopo la pandemia, che ha visto un personale sanitario fare i miracoli per assistere in maniera egregia i pazienti covid.

Oggi non si possa più pensare di non ridefinire gli standard organizzativi di un reparto di Medicina Interna che rappresenta il primo reparto di ricovero in questo paese.

Gli infermieri che lavorano in Medicina Interna oggi sono degli eroi, perché il lavoro è faticoso, difficile ed impegnativo, il numero per assistere questa tipologia di pazienti è enormemente insufficiente.

Cosi un malato cosi complesso che gestito in un setting intensivo ha a disposizione un infermiere ogni due pazienti, arriva in Medicina Interna con la stessa complessità, ha a disposizione un infermiere per 12-14 pazienti. Con pazienti da monitorare tracheostomizzati e ventilati.

Queste storture organizzative si ripercuotono sulla qualità dell’assistenza in maniera capillare. Nonostante tutto, chi ama il proprio lavoro e le infermiere lo amano, lavorano in silenzio, alcune continuano a lavorare in Medicina da oltre 20 anni, non ci sono parole per ringraziarli, senza cercare un posto in ambulatorio, DH, oppure qualsiasi altra soluzione a parità di stipendio una follia. Tutti cercano di dare un sorriso ed una gioia a tutti, anche se spesso la stanchezza di un lavoro massacrante, che non ha eguali oggi in nessun altro reparto ospedaliero, non venendo riconosciuto crea ansia e disaffezione.

Cosi come avevo scritto qualche giorno fa’ senza la Medicina Interna non funzionano PS ed Ospedali, spero che la Commissione abbia questa sensibilità’ se vuole davvero affrontare la sostanza dei problemi. In ultimo definisca correttamente gli standard per una nuova Medicina che sara’ completamente diversa rispetto alla vecchia medicina. Punto fondamentale, chiudere tutti i PS e sono tanti, che non garantiscono la cura dell’infarto dello stroke e non abbiano la rianimazione. Definiti per area in maniera tale da rispettare la golden hour, scientificamente dimostrata, per garantire a tutti le stesse possibilità di cura, terapia e prognosi in tutta Italia, secondo l’articolo 32 della nostra Costituzione spesso dimenticato.

Tutti i medici infermieri amministratori e politici dovremmo prenderne atto, è necessaria una distruzione creativa come la chiamo io, il passaggio alla nuova medicina che ha l’opportunità di una superconvergenza di sistemi informatici, imaging, genomica, sensori, wireless. Connettivta’ mobile banda larga, 5G, internet, social network ed in ultimo un potere di elaborazione dati mai avuti. Dunque, appare necessario passare dall’approccio riduzionistico verso la medicina della complessità. Mi auguro che la commissione lavori su aspetti meramente organizzativi comprendendo bene come sono cambiati i malati e la loro complessità e punti ad organizzare la Medicina delle 4 P:

“Predittiva” dove è fondamentale la genomica, individuare i criteri di chi ha le competenze per farla senza distribuirla inutilmente in tutti gli Ospedali.

“Preventiva” gli screening così fondamentali da fare su tutti e in tutti gli Ospedali che hanno competenze e professionalita’.

“Personalizzata” l’enorme sviluppo della farmacologia e delle terapie intelligenti a partire dai primi anticorpi monoclonali alle car-t.

“Partecipativa” il coinvolgimento dei pazienti e delle associazioni dei malati è un valore aggiunto nelle scelte organizzative per una medicina del futuro coinvolgente scientificamente supportata e soprattutto umana.

Prof. Antonino Mazzone

ASST OVEST MILANESE



27 luglio 2023
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