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Quanto costa la salute

di Enzo Bozza

04 SET -

Gentile direttore,
parliamo di vile denaro, una volta tanto. Giusto per capire una tragica e attualissima correlazione tra Sanità Pubblica e retribuzione, partendo dal mio personalissimo caso per poi allargare il colpo d’occhio sulla questione nazionale. Non intendo risolvere le mie questioni, ma semplicemente mostrare quali sono i meccanismi della fuga dei medici verso lidi migliori. Sono un medico di base e nella fattispecie mi occupo di sanità pubblica in prima linea: i medici di base sono il primo baluardo del SSN sul territorio.

Il primo medico che viene interpellato per qualsiasi problema di salute. Spetta poi al medico di base individuare i percorsi migliori per il paziente, dalla terapia con farmaci pagati quasi sempre dalla collettività, alle visite specialistiche con medici strutturati per la Usl, con una partecipazione di spesa che si chiama ticket, non dovuto per le categorie fragili e indigenti, fino al ricovero in ospedale pubblico, pagato con le nostre tasse. Le tasse di tutti, tranne gli evasori che ricoveriamo ugualmente, perché siamo buoni. Non come gli americani che ti curano in base alle carte di credito. In America, gli evasori vanno in carcere, da noi vanno con lo Yacht. Siamo troppo buoni. Infatti, col denaro pubblico, paghiamo anche le cliniche private per gli evasori.

Un ruolo pubblico come il mio, dovrebbe disporre di locali altrimenti detti “ambulatori”, pagati dallo Stato, perché statale è la mia funzione pubblica. Ma non è così. Ho due ambulatori in due paesi limitrofi e tra affitti pagati, spese di conduzione, acqua, luce, gas, telefono, ADSL, pulizie, riscaldamento, mi costano circa 1000 euro al mese. Pago di tasca mia con il mio stipendio che ammonta a circa 5000 euro per 1500 assistiti. Detratte le tasse con una IRPEF del 43% e i fiumi di benzina consumati per muovermi tra Vinigo, Vodo, Borca, San Vito di Cadore, mi restano in tasca circa 2000 euro.

Retribuzione onesta e dignitosa per poter andare anche in vacanza: dieci giorni all’anno ma pagando di tasca mia il medico che mi sostituisce, circa 1200 euro, perché il medico di base non ha diritto alle ferie e nemmeno alla malattia. Infatti, vado in ambulatorio con 38° di febbre a fare certificati ai dipendenti pubblici che restano a casa con 37,5, ugualmente stipendiati.

Ho 62 anni con 37 anni di servizio e contributi all’ENPAM, anche questi di tasca mia. Il paradosso è che se decidessi di andare in pensione oggi, percepirei una pensione di 2000 euro al mese, standomene a casa. Esattamente quanto guadagno ora, lavorando tutti i giorni in ambulatorio. Esattamente per questo motivo tanti miei colleghi scelgono di andare in pensione in netto anticipo. Un medico di base austriaco, qui vicino, per lo stesso lavoro, guadagna il triplo. Per questo molti miei colleghi vanno all’estero. Con la mia specializzazione, potrei lavorare in Pronto Soccorso, come gettonista, quasi 800 euro a turno, portando a casa quasi 10.000 euro al mese. Con lo stesso lavoro, il povero collega di Pronto Soccorso, strutturato USL guadagna circa 2500 euro. Per questo scappa via a fare il gettonista. Io sono demente, mi piace il mio lavoro e credo con fermezza assoluta nel servizio sanitario pubblico e per questo resto al mio posto, anche se lo Stato e tutte le Istituzioni continuano a ignorarmi. Ma quando c’è la salute…

Enzo Bozza



04 settembre 2023
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