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Test di ingresso, un labirinto dal quale non sempre escono i migliori

di Giovanni Lazzaroni 

19 OTT - Gentile Direttore,
mi presento, sono un medico di famiglia, un medico di campagna della bassa bresciana. Dottore di medicina generale in quel di Villachiara e Borgo San Giacomo. Anche mio padre era un medico di famiglia, pur essendo pediatra, legato al prof Abba. Rinunciò alla carriera universitaria per vivere in mezzo alla gente, ai malati.

Fin da piccolo ho visto mio padre con la borsa da medico in mano, andare negli ambulatori e nelle case a portare la bellezza della sua vocazione. L’ho visto dare tutto se stesso per i malati, con dedizione speciale verso i pazienti più poveri e in difficoltà. Mio padre ha unito la sua genialità alla vocazione, con un amore infinito verso i sofferenti. E’ stato medico di famiglia a Barbariga dagli anni Sessanta. Ora verrà ricordato dal sindaco e dalla gente di quel Comune con un bellissimo parco botanico a lui dedicato. Questo il ricordo che ho del mio dolce papà che è stato mio maestro. Ancora adesso mi accorgo che quando tocco un malato è come se avessi nelle mani la sua dolcezza e il suo desiderio di far del bene. Spero davvero di essere un suo degno erede.

Ma vengo al dunque. Vede Direttore, io ho visto all’opera il genio e la vocazione. Ho visto cose bellissime uscire dalle mani di chi ha perseguito il suo sogno: con lo studio e la passione. Io stesso, da giovane, ho coltivato nel cuore una speranza, una vocazione, quella di fare il medico. Una scelta libera e serena. Una scelta mia, meditata con calma infinita, sicuro di avere davanti un futuro, certo che la società attendeva il mio impegno di medico. Non c’erano, allora, gli inganni di oggi.

Ora (e mi piange il cuore pensarci) i nostri ragazzi sono invece umiliati, avviliti perché dopo la maturità, per loro, si apre un tiro al bersaglio. A loro l’università è impedita da assurdi quiz a risposta multipla che li bloccano per anni, anche se sono bravissimi studenti. Quiz che giocano con la loro vita. Una serie di risposte fredde e colpevolmente senza senso, messe lì apposta per annientare la loro vera vocazione.
Allora, i nostri figli, cadono, prendono un’altra strada, ma non è la loro. Quanti, quanti ragazzi hanno rinunciato al sogno di essere medici… Meritano, i nostri giovani, una tale presa in giro, un tale insulto?

Arrivano alla maturità con un impegno eroico e già il giorno dopo sono lì a sfogliare migliaia e migliaia di domande, comprendenti test inutili che vanno contro senso, contro ogni logica. Sicché, i nostri figli, vengono scartati e giudicati ancora prima d’incominciare.

Caro Direttore, le assicuro che queste regole non sono altro che un castello di carta e di finzioni: un labirinto dal quale non sempre escono i migliori. Ed è così che ci perdiamo i geni e i santi. I geni perché la genialità è fantasia e intuito libero, e spesso nasce dal popolo. I santi perché la vocazione non la si può selezionare prima! Quanto vorrei che i nostri ragazzi avessero serena libertà di scelta.

Mi può aiutare Direttore? Veramente ho conoscenza di molti giovani bravissimi con il sogno di diventare medici e che ora fanno altro perché respinti dai quiz. Perché, mi chiedo, bloccare le università quando sul territorio mancano drammaticamente i medici? Perché non si toglie il numero chiuso, visto che non ci sono i dottori?

La realtà è che ci sono malati gravi allettati che nessuno visita. Ci sono pazienti disperati che non hanno assistenza. Realtà che in passato ho vissuto solo in una missione in terre lontane.

Assicuro, come medico, che la colpa è grave ed è di chi permette questa ingiustizia nei confronti dei giovani prima, poi degli ammalati bresciani ed italiani.

Chi mai vorrà essere dalla parte dei ragazzi?
Chi, tra i potenti, vorrà ridare ai giovani quella libera possibilità di scelta che noi della generazione precedente abbiamo avuto e vissuto?

I giovani hanno bisogno di noi e noi di loro. Non deludiamoli.

Dottor Giovanni Lazzaroni

19 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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