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È necessario non abbassare la guardia e avere prospettive di lungo periodo per rilanciare il Ssn

di Roberto Polillo, Mara Tognetti

18 MAR -

Gentile direttore,
ancora una volta interveniamo con determinazione, per non abbassare la guardia, sulle scelte irresponsabili che sta facendo il decisore pubblico in campo sanitario con l'approvazione del nuovo decreto sul PNNR che sottrae 1,2 miliardi all' ammodernamento delle strutture. L' esatto contrario di quanto richiederebbe invece la situazione di grande criticità in cui versa il nostro SSN come testimoniato dal mancato rispetto dei LEA nella larga maggioranza delle regioni. Una condizione che rende indispensabile non certo i tagli decisi dal governo ma al contrario un intervento di tipo organico da realizzare attraverso il varo di uno specifico piano di rilancio.

Un intervento straordinario da noi immaginato a valenza quinquennale per affrontare un insieme di problematiche ormai improcrastinabili che il governo e purtroppo anche le regioni fingono di non vedere.

Nello specifico l'attacco al SSN ha oggi come obiettivo i fondi europei ricompresi nel PNRR; fondi che sono vitali per il rilancio del Paese e per il nostro sistema di welfare. Un attacco carico di conseguenze tali da avere trovato unite tutte le regioni di destra e di sinistra nel denunciarne le conseguenze.

Molto ben descritta a nostro parere la potenzialità e l'urgenza di utilizzare tali fondi come emerge nell’ articolo di Jiorio.

In altri termini le risorse hanno una potenzialità immediata se spesi ma tale potenzialità aumenta se si inseriscono in un disegno di prospettiva e organico.

La necessità di interventi strutturali

Interventi strutturali sono urgenti per adeguare non solo spazialmente gli edifici ai nuovi modelli organizzativi ma anche per rendere maggiormente accoglienti le strutture che sono ormai più che obsolete e in alcuni casi fatiscenti.

Ambienti accoglienti, infatti, facilitano non solo le relazioni professionali ma anche un rapporto più empatico con gli utenti.

Tali risorse poi sono necessarie per allineare l'offerta strutturale nelle diverse regioni. E per superare il differenziale regionale in salute di cui abbiamo poc'anzi parlato e che è una realtà troppo consolidata e destinata a peggiorare con il regionalismo differenziato.

Il degrado come volano per il conflitto
Il degrado e l'inadeguatezza di Ospedali, ambulatori, servizi territoriali in molti contesti regionali è una realtà troppo frequentemente sottovaluta in quanto tale situazione favorisce, fra le altre cose, situazioni di aggressività e conflitto, purtroppo drammaticamente crescenti, fra operatori e cittadini e di aggressioni ai sanitari.

Il SSN, quello che resta di esso, è una macchina complessa il cui organismo oltre che essere delicato è anche fortemente interconnesso quindi non è immaginabile procedere per singoli atti senza un disegno organico rispetto al quale di volta in volta si interviene con azioni specifiche ma senza dimenticare gli obiettivi generali e le condizioni di contesto delle singole azioni.

Le vere intenzioni del governo ben oltre la retorica di facciata
Azioni assunte dal Governo come la riduzione e lo spostamento di fondi utilizzando uno strumento di gestione generale è un vero e proprio attacco frontale al SSN, innanzitutto rispetto al metodo e poi nella sostanza.

Tali azioni sono poi altresì un chiaro segno di come il decisore pubblico colga ogni occasione anche surrettiziamente per attaccare il sistema pubblico nonostante la retorica sia di difesa del sistema.

Modalità di procedere che se può cogliere impreparato il cittadino medio non può essere lasciato passare sotto silenzio.

E in tal senso indispensabile sarebbe una presa di posizione netta da parte di tutti coloro che si ergono in veste di paladini della collettività e che tacciono lasciando soli coloro che invece non si rassegnano.

Le responsabilità del ministro Schillaci
Cosa ancora più sconcertante è che tale decisione non veda una presa di posizione da parte del Ministro della Salute che, almeno sul piano pratico, dovrebbe essere colui che è chiamato a proteggere i cittadini proprio attraverso la difesa del SSN.

Con un ulteriore aggravante derivante dal fatto che l'attuale ministro dovrebbe teoricamente possedere, in base alle sue esperienze professionali, le competenze per svolgere tale compito.

Ovviamente non ci stupiamo di tali modalità di procedere perché ancora una volta sono una conferma dei continui tentativi che il decisore pubblico sta portando avanti per smantellare il SSN e lo fa ricorrendo a “misure e procedure improprie”, assumendosi dei compiti che sarebbe invece opportuno che fossero di competenza del ministero alla partita.

Le responsabilità delle regioni
Abbiamo visto come le regioni abbiano fatto fronte comune anche in forza di un documento da loro elaborato dal titolo "proposte di un documento sulle priorità del settore salute"; documento che avrebbero voluto condividere con il ministro e che ora è invece in una fase di stallo.

Nel merito il documento contiene un'analisi condivisibile sulle criticità esistenti in sanità sia per quanto riguarda le risorse professionali (medici, infermieri e altri profili), quelle materiali (finanziamento in linea con la media europea, ammodernamento etc) e lo stato dei servizi territoriali e individua una serie di azioni correttive in una sorta di planning.

Proposte che peraltro erano in parte previste anche nel piano quinquennale da noi proposto. Quello che manca invece totalmente nel documento è qualsiasi revisione critica della governance aziendale, degli strumenti della partecipazione e della valorizzazione dei dirigenti, degli utenti e degli enti locali che sono di competenza della legislazione concorrente delle regioni. Nulla viene poi detto sullo stato giuridico dei MMG e di una riforma complessiva del rapporto di lavoro del personale del SSN che è indispensabile per rendere attrattivo il lavoro pubblico da cui i professionisti fuggono.

Sostanzialmente si ha l'impressione che le regioni si tirino fuori da ogni responsabilità attribuendo le colpe di tutto allo stato centrale. Cosa vera solo in parte perché gran parte del burnout del personale è causato dal dirigismo aziendalistico che le regioni avrebbero potuto ampiamente correggere. E sono molte altre le azioni e i compiti di stretta osservanza regionale che dovrebbero spingere le regioni ad un reale protagonismo in sanità a partire da una diversa disciplina del rapporto con gli erogatori privati

Anche in questo caso dunque si corre il rischio di predicare bene e razzolare male.

Conclusioni
Azioni parcellizzate, spazi lasciati deliberatamente al privato, scelte in controtendenza, risorse annunciate e poi distolte, oltre che segno di uno sguardo miope sono ancora una volta l’indicatore di come la politica sanitaria dei diversi livelli istituzionali, non riguardi e non impegni sufficientemente il decisore pubblico nel suo ruolo di difesa a protezione della popolazione.

Roberto Polillo
Mara Tognetti



18 marzo 2024
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