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Monti e la sostenibilità della sanità. Quanti scenari possibili

di Alessandro Vergallo

28 NOV - Gentile Direttore,
desidero con la presente esprimerle la massima condivisione al suo editoriale "Monti e la smentita che non c’è". Con una piccola integrazione: tanto la primitiva dichiarazione del Premier quanto la sua precisazione/smentita, non chiarendo affatto quale sia realmente il riferimento a ”forme di finanziamento integrativo”, lasciano aperte ipotesi integrative, o meglio alternative, all’eventuale compartecipazione alla spesa dei cittadini, già fin troppo oberati di peso fiscale, almeno per quanto riguarda coloro che non lo evadono.
 
Le ipotesi alternative, che evidentemente è lecito supporre in una tale stupefacente assenza di chiarezza, sono forse remote, ma tutt’altro che consolanti.
Va da sé che in tale contesto non sia possibile attribuire a tali ipotesi un valore di illazione o sospetto, ma di semplice considerazione generica. Ne faccio una, beninteso nei panni di lettore sconcertato di tutte le dichiarazioni, controdichiarazioni, rettifiche, precisazioni, le quali a tutto portano tranne che a dipanare la matassa di un disegno quantomeno confuso di riorganizzazione della sanità e più in generale dell’intero nostro sistema-paese. A scanso di equivoci, nello scenario che segue ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
 
Lo scenario in questione riguarda dunque genericamente un sistema di servizio pubblico (per esempio sanitario) a corto di finanziamenti.
Orbene, se tali finanziamenti non venissero integrati da prelievi in qualche modo forzoso (attraverso la tassazione diretta o indiretta o attraverso forme di compartecipazione di spesa) a carico degli stessi soggetti privati destinatari di questo servizio, non resterebbero che tre possibilità.
 
La prima sarebbe rappresentata dalla speranza di un’elargizione economica di natura benefattoriale umana a sostegno del prossimo. Non impossibile, ma altamente improbabile, direbbero i fisici.
La seconda sarebbe fondata fideisticamente sulla speranza di un intervento divino, cioè un miracolo, anzi una serie di miracoli ben scadenzati e distribuiti nel tempo e nello spazio geografico italiano.
Altamente improbabile anche questa, potrebbero concordare i teologi.
La terza è quella di una compartecipazione alla spesa non già dei cittadini, ma di altri soggetti privati, cioè di gruppi finanziari operanti nel mercato del profitto. Il mondo terreno ne abbonda, e il nostro paese non ne scarseggia. Un sistema di servizio pubblico così rimodulato, dopo aver già contribuito più o meno sostanziosamente a questo profitto, si trasformerebbe da appaltatore di ben pagati servizi in un affittuario altrettanto generoso, o meglio in un'ospite pagante in casa propria.
 
Ooopsss… non vorrei che questa fantasiosa possibilità diventasse un suggerimento… e perciò non la sviluppo oltre.
 
Dott. Alessandro Vergallo
Presidente AAROI-EMAC Lombardia
 

28 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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