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La beffa degli Ordini per le professioni sanitarie. Dovevamo scioperare

di Adriano Davide Bottini

21 DIC - Gentile direttore,
ho letto la lettera del Presidente del CONAPS Antonio Bortone in cui si manifestava pubblicamente il disappunto per quella che è una vera e propria “presa per i fondelli”. Da un lato, infatti, il Governo fa approvare una legge per le professioni non regolamentate addirittura ricorrendo all’espediente, legittimo ma discutibile, dell’iter in sede legiferante in Commissione Affari Sociali della Camera bypassando quindi il Parlamento.
 
Dall’altro, lo stesso Governo non fa nulla per completare la riforma delle professioni sanitarie paramediche non riordinate, nonostante l’istituzione degli Ordini e degli Albi sia prevista da più leggi, da deleghe approvate e mai agite, da ordini del giorno approvati ma i cui impegni non sono mai stati portati a termine.
Detto con tutta sincerità, il Ministro Balduzzi, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno che vedeva come prima firmataria la senatrice Paola Binetti, avrebbe potuto presentare un disegno di legge ad hoc per la trasformazione dei collegi delle professioni sanitarie paramediche in ordini, nonché per l’istituzione degli ordini e degli albi delle altre professioni sanitarie sprovviste di cui alla legge 43/06.
 
A quel punto, si sarebbe sì potuto ricorrere all’assegnazione di tale “dispositivo normativo” in sede deliberante (detta anche legislativa) in Commissione (Igiene e Sanità del Senato, oppure Affari Sociali della Camera), ed il tutto si sarebbe concluso in tempo celere.
In questo caso, l’assegnazione in sede deliberante sarebbe stata eticamente più corretta poiché nei fatti già lo stesso Parlamento si era espresso, in questa come nelle altre legislature, in favore di tale norma.
Ma per far ciò, ci sarebbe voluta una dimostrazione di buon senso, cosa che è puntualmente venuta meno da parte del ministro Balduzzi.
Che senso aveva, mi chiedo io, riscrivere l’ex ddl Fazio: una legge con tanti articoli e commi che tocca temi così diversi e complessi, avrebbe sicuramente trovato degli ostacoli nel suo cammino (non a caso, gli emendamenti presentati in 24 ore furono più di 100).
Come poteva Balduzzi pensare di farla approvare nel giro di un mese.
Perché non ha scelto di ordinare le professioni sanitarie paramediche con una legge settoriale specifica, anziché una legge Ippopotamo che ingloba tante cose tutte assieme?
 
Non crederemo mica che Balduzzi, ministro tecnico che conosce gli ingranaggi della macchina normativa praticamente come fossero le sue tasche, non fosse consapevole delle criticità a cui sarebbe andato incontro il “ddl fazio riscritto” nel suo iter di approvazione. Come si fa a credere, infatti, che non fosse cosciente che una legge di quella natura avrebbe necessitato di una discussione più lunga ed approfondita in virtù delle tematiche su cui interviene.
Me ne rendo conto io che sono un “bimbetto” (detto alla pisana maniera), figuriamoci Balduzzi che di anni ne ha 57, che è Ordinario di Diritto Costituzionale, che è stato consigliere giuridico dei ministri della Difesa (1989-1992) e del ministro Rosy Bindi, dapprima alla Sanità (1996-2000) e successivamente alle Politiche per la famiglia (2006-2008).
 
Insomma, a Babbo Natale ci si credeva da “piccini”, poi però ad un certo punto siamo cresciuti e non ci abbiamo creduto più.
Il “ddl fazio” riscritto da Balduzzi è stato solo e soltanto uno specchietto per le allodole.
Come hanno potuto farsi adulare in questo modo le associazioni delle professioni sanitarie non riordinate (IPASVI, CONAPS) ed i loro presidenti (Annalisa Silvestro, Antonio Bortone)?
Perché non hanno preso spunto da quello che ha fatto la categoria degli insegnanti: uno sciopero generale di categoria e la supposta (aumento del monte ore settimanali e DDL Aprea) è ritornata al mittente (cioè si è bloccato tutto).
Eppure, le professioni sanitarie non riordinate ne avevano tanti di motivi per fare uno sciopero di categoria: oltre alla mancanza di istituzione degli ordini e degli albi, anche il ritardo dell’istituzione della formazione specialistica, il blocco del turn-over, i tagli al comparto sanità pubblico, il ricorso eccessivo ai contratti a tempo determinato, la messa in discussione dei valori di universalità e gratuità del SSN, la crescente disoccupazione che interessa i giovani laureati.
 
E’ mai possibile, mi chiedo io, che in sanità gli scioperi debbano essere soltanto quelli promossi dai medici.
Perché per una volta non si fa uno sciopero solo e soltanto delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetricie, della riabilitazione, tecnico-assistenziali e tecnico-diagnostiche, e della prevenzione(quelle cioè riorganizzate dalla legge 43/06), senza farci tirare la giacchetta per la piazza dai signori medici.
Non mi vorrete mica dire che è una questione di numeri. Se scioperassero soltanto i dottori infermieri, si fermerebbe l’intero SSN. Figuriamoci se aderissero anche le altre professioni sanitarie non riordinate.
Chissà se avrò mai una risposta da Silvestro e Bortone.
E chissà se quella vecchia volpe di Balduzzi leggerà mai questa mia lettera.

Adriano Davide Bottini

21 dicembre 2012
© Riproduzione riservata

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