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Il 23 ottobre arriva Cottarelli. Se i “banchieri” gestiscono la sanità

di Nick Sandro Miranda

19 OTT - Gentile direttore,
Nel 1987 la Banca Mondiale indicò i requisiti sanitari necessari per concedere i prestiti bancari alle nazioni: partecipazione alla spesa sanitaria da parte degli “utenti”, promuovere programmi assicurativi, favorire la privatizzazione dei servizi sanitari e decentralizzare la gestione della sanità. La Banca Mondiale e il Fondo Mondiale Internazionale furono istituite durante la conferenza di Bretton Woods nel 1944 e hanno lo scopo di  regolamentare il libero commercio internazionale. Mi viene il prurito a leggere che la salute delle persone debba essere regolamentata dai rappresentanti di queste associazioni.
 
Eppure, il 23 ottobre in Italia sbarcherà un rappresentante del FMI  eletto dai maggiordomi della politica per gestire la revisione della spesa pubblica. Mi sembra una scelta indovinata, si sa, la salute è una merce e la sanità il suo mercato.
 
A nostro conforto l’eletto ci rassicura che la spesa sanitaria non può essere ridotta, ma va “riformata” (vedi articolo con il suo intervento del 2011). Come? Con la concorrenza, gli appalti, il tetto di spesa per le singole voci, la selezione della domanda e infine la ottimizzazione del lavoro e utilizzo delle tecnologie.
 
Esaminiamo molto brevemente i vari punti. Il primo. La concorrenza, la competizione sono alcune delle parole magiche del neoliberismo. Dopo avere consumato questa ricetta per trent’anni si cominciano a vederne gli effetti disastrosi. Non è che si potrebbe ri-cominciare a parlare di condivisione e partecipazione?
Il secondo. Gli appalti si sono spesso dimostrati meno efficaci delle assunzioni e creano precariato puntando sullo sfruttamento delle persone. Difficilmente un precario investirà nella professione e potrà garantire qualità ed efficacia.
 
Il terzo. Il tetto di spesa in salute è un pensiero paradossale! Casomai si tratta di analizzare il “tetto di salute”  adeguandosi con la spesa opportuna. Il quarto. Quando si parla di salute la domanda non si seleziona ma si interviene per ridurla. Come? Tutelando la salute che è condizionata solo in parte dai determinanti genetici e sanitari, mentre incidono maggiormente i determinanti sociali, ambientali, alimentari e comportamentali.
 
In altri termini occorre investire (Spendere! Altro che risparmiare!) in prevenzione primaria e attendere pazientemente i risultati. Ma, si sa, l’attuale capitalismo finanziario punta al profitto immediato e non prevede un pensiero “lungo”.
La relazione dell’eletto a quel convegno del 2011 termina confermando di fatto l’ossatura del recente Def: addio alla sanità universale.
Mala tempora currunt!
 
Nick Sandro Miranda
Medico chirurgo odontoiatra

19 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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