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Il podologo a domicilio e il “silenzio” delle istituzioni

di Mauro Montesi

09 DIC - Gentile direttore,
è davvero possibile realizzare un’assistenza efficiente al paziente in un’ottica di contrazione delle spese sanitarie?  È senza dubbio questa, oggi, la sfida della Sanità, cercare di garantire elevati standard di assistenza soprattutto alle fasce più deboli della popolazione, nonostante la condizione politico-economica degli ultimi tempi ci imponga di operare in regime di spending review.
 
Una delle strade più significative da percorrere sembra proprio quella della domiciliarità e della struttura in rete dei servizi al cittadino.
Secondo dati ISTAT il nostro Paese dal 2001 al 2011 ha visto crescere la percentuale di popolazione di 65 anni ed oltre dal 18,7% (10.645.874 persone) al 20,8% (12.384.963 persone); quella degli ultra 85enni dal 2,2% del 2001 al 2,8% del 2011; quella nella classe 95-99 anni ha registrato un aumento del 78,2% e quella degli ultracentenari del 138,9%. E’ verosimile che la popolazione anziana aumenterà e sarà dunque una necessità provvedere ad una nuova politica del Welfare che si adegui ad una società che cambia, anche in termini di età media e di stato di salute. Prima di tutto sarà necessario ripensare l’attuale modello ospedale - territorio sullo sfondo di una maggiore integrazione socio sanitaria.
 
Proprio in linea con questo colgo l’occasione per sottolineare ancora una volta quanto sia importante nell’assistenza all’anziano la collaborazione e l’integrazione tra differenti le professioni sanitarie. In particolare quella tra il Medico di Medicina Generale ed il Podologo, oppure il Diabetologo, il Geriatra, l’Infermiere, il Fisioterapista.
L’obiettivo è attuare il decentramento dell’assistenza sanitaria sul territorio.
 
Non solo quindi attraverso cure podologiche in studi seppur accreditati e dotati di apparecchiature adeguate. In soggetti che hanno difficoltà di deambulazione infatti, come spesso accade negli anziani o in pazienti con complicanza del piede diabetico, sono proprio gli studi podologici quelli in grado di far fronte all’esigenza della domiciliarità: fornendo prestazioni nelle R.S.A., nelle case di riposo, in cliniche convenzionate, nei centri diabetologici. Ciò a condizione che tali strutture siano dotate di ambulatori podologici, come peraltro previsto dalla legge n. 115 del 16 marzo 1987, mai realmente attuata, e persino direttamente presso il domicilio del paziente, nei casi che lo richiedano.
 
In un Paese dove la popolazione anziana è in continua crescita, il 70% della quale soffre di patologie podaliche tra le quali le complicanze del piede diabetico, è facilmente intuibile come l’appropriatezza terapeutica del Podologo inserito in un’equipe multidisciplinare porterebbe ad una drastica riduzione delle amputazioni maggiori o minori degli arti inferiori, con conseguente riduzione delle ospedalizzazioni e abbattimento dei costi della spesa pubblica.
 
Recentemente l’urgenza della questione è stata messa in luce anche dal Governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che ha evidenziato con i 1.249 casi di amputazioni nel 2012 sul suo territorio un dramma che può e deve essere arginato.
 
Al fine di conseguire il massimo risultato, occorrerebbe pertanto:
- rinnovare e rinforzare la collaborazione tra i Medici di Medicina Generale e gli altri specialisti;
- individuare forme di comunicazione e informazione verso la collettività e in particolare verso le Istituzioni centrali e locali alle quali è demandata la gestione dell’assistenza domiciliare;
- favorire la deospedalizzazione a favore della medicina del territorio. Non è possibile che per un’affezione podologica che può essere agevolmente curata dal Podologo a domicilio, il paziente sia costretto all’ospedalizzazione.  
- gli studi podologici debbono essere convenzionati ed in rete con i Medici di Medicina Generale.
 
E’ dunque necessario che tali propositi vengano attuati secondo una appropriatezza delle cure e razionalizzazione della Spesa Pubblica, nonché la valorizzazione del Professionista sanitario in un sistema di cura incentrato sulla Salute del Paziente.
 
Auspico che nel futuro venga rotto il “silenzio” delle Istituzioni Sanitarie nella regolarizzazione dell’assistenza podologica a domicilio, soprattutto eliminando i vincoli che ne frenano lo sviluppo nell’interesse della popolazione.
 
Prof. Mauro Montesi
Presidente AIP

09 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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