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Infermieri. Comitato Centrale Ipasvi: “Nel Lazio nessun eccesso formativo universitario”

di Comitato Centrale Ipasvi

27 NOV - Gentile direttore,
in un articolo pubblicato su Quotidiano Sanità l'11 novembre 2015 il Dott. Roberto Polillo evidenzia alcune criticità riguardanti il sistema formativo universitario. Nell'articolo vengono esaminati in maniera dettagliata, anche se forse non con la dovuta precisione, i percorsi di laurea triennali in Infermieristica attivati in alcuni Atenei italiani.
 
In premessa ed in merito alla indicata ridondante offerta formativa per infermieristica nella regione Lazio, sono opportune alcune considerazioni.
 
Nel Lazio sono attive 6 Facoltà di Medicina e 6 corsi di laurea in infermieristica che formano non il 47% degli infermieri ma unicamente il 20% su base nazionale. Di contro, in quelle 6 Facoltà sono attivi  8 Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia che formano il 16% dei futuri medici italiani.
Da ciò è facile evincere che, nel contesto della regione Lazio, l'eccesso di offerta formativa, non è certo per infermieristica.
 
È indubbio che un numero consistente di studenti che si formano nelle Università che insistono nelle regioni del centro nord, provengono dal sud; ma è altrettanto indubbio che questo avviene non solo per le professioni sanitarie ma anche per le professioni non afferenti all'area sanitaria. E a tal proposito, si evidenzia che non vi è alcun elemento ostativo da parte di questa Federazione se venissero previste forme di compensazione economica tra regioni al fine di tendere ad una equa distribuzione delle spese che vengono sostenute dalla regione Lazio per la formazione.
In merito alla disomogeneità formativa tra Atenei.
 
La disamina legislativa effettuata, dimostra come le norme di riferimento (solo il 50% delle discipline che devono essere attivate dai singoli atenei è determinato dalle norme nazionali mentre il restante numero dei CFU previsti nel corso sono definiti con regolamentazione dei singoli Atenei) abbiano determinato una diversificazione sensibile degli ordinamenti didattici.
 
La scelta del legislatore può rappresentare un punto di forza se le singole Università utilizzano il principio dell’autonomia per costruire percorsi ragionati, coerenti con le peculiarità e le caratteristiche organizzative dei SSR o di fattori epidemiologici e socio-demografici del territorio nelle quali insistono; ma può rappresentare un punto di debolezza quando le scelte sono semplicemente legate alla carenza/disponibilità di professori.
 
La ingiusta ed ingiustificata esiguità dei professori disciplinari in infermieristica nei ranghi universitari, è stato evidenziato in innumerevoli circostanze da questa Federazione in tutte le sedi istituzionali: ministero della Salute e dell’Università, Parlamento, singole Università.
 
È stupefacente, infatti, constatare che il numero di professori e ricercatori del settore scientifico disciplinare Med/45 - settore professionalizzate delle Scienze Infermieristiche - è di sole 35 unità a fronte del fatto che ad oggi gli iscritti al Corso di laurea in Infermieristica rappresentano circa il 40% dell'insieme degli iscritti alle Facoltà di Medicina e Chirurgia d’Italia.
 
Per comprendere a pieno il dato, si compie un paragone con il Settore scientifico disciplinare Med/28 (Malattie odontostomatologiche) che è il Settore professionalizzante del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria. Tale settore conta 413 docenti tra Ordinari, Associati e Ricercatori pur con un numero di iscrivibili che rappresenta il 2% degli iscritti alle Facoltà di Medicina e Chirurgia di tutta Italia. Gli ordinamenti didattici del corso di laurea in infermieristica e medicina e chirurgia rendono difficile l'estrapolazione in modo chiaro dei contenuti formativi e, comunque, entrambi i corsi risultano altamente disomogenei anche per la strutturazione dei crediti di tirocinio e delle attività di tirocinio.
 
La Federazione Nazionale Ipasvi si è da sempre fatta promotrice di iniziative sia di natura “politica” che di natura “tecnica” per tendere alla omogeneizzazione dei corsi di laurea e a tal proposito ha fornito strumenti e indicazioni sui percorsi di studio e sulle loro finalità. E’ opportuno, anche, ricordare che il corso di laurea in infermieristica è certamente tra i più regolamentati tra tutti i corsi di laurea in area sanitaria stante che il titolo è immediatamente riconosciuto in tutti i paesi dell’UE in quanto disciplinato da una apposita direttiva di settore.
 
In merito alla lamentata frammentazione degli insegnamenti, è doveroso ricordare che essa è stata fortemente ridimensionata con l’entrata in vigore dei nuovi ordinamenti didattici previsti dal D.M. 270/04, (applicato per le professioni sanitarie a partire dall’A/A 2011/12), che prevede l’attribuzione ad ogni docente di almeno 1 CFU con un massimo di 16 esami teorici, 3 di tirocinio e 1 di idoneità di ADO.
 
In merito, infine, alla differenziazione dei percorsi di studio del corso di laurea magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, si evidenzia concordanza con quanto rilevato dal Dr. Polillo, tant'è che questa Federazione ha recentemente presentato un documento che propone una importante riflessione su tale percorso formativo.
 
Concludendo: la formazione di tutte le professioni sanitarie di gioverebbe di una opportuna ed integrata riflessione non tanto per rimodulare la congruenza tra i professionisti visto che non vi è alcuna confusione di ruoli, quanto per impiegare per il massimo del tempo i medici nella propria attività e gli infermieri nella loro con l'obiettivo di massimizzare tutte le competenze in un'ottica di integrazione e multidisciplinarità.
 
 
Comitato Centrale
Federazione nazionale Collegi Ipasvi

27 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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