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Vaccino Covid. Calma e gesso, mancano ancora molti dati

di Lucia Craxì

20 NOV - Gentile Direttore,
nei giorni scorsi il commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, Domenico Arcuri, ha inviato ai presidenti delle Regioni una comunicazione che aveva come obiettivo la “raccolta di informazioni per il piano di fattibilità della prima fase di somministrazione del vaccino”, in particolare di quello Pfizer.
 
Operazione essenziale per prepararsi appropriatamente all’arrivo del vaccino e alla logistica della distribuzione. Spiace però constatare che questa raccolta di informazioni sia stata presentata come un vero e proprio piano di distribuzione esecutivo, in assenza di evidenze scientifiche forti in merito agli effetti del vaccino Pfizer così come di altri vaccini.
 
In assenza di dati analitici pubblicati su riviste scientifiche dopo un adeguato processo di revisione che ne valuti la attendibilità e la generalizzabilità, non è possibile oggi rispondere ad alcune domande fondamentali:
- gli studi di fase 3 contengono numeri di soggetti anziani e di pazienti ad alta fragilità con patologie specifiche sufficienti a consentire di estrapolare i risultati raggiunti anche in relazione a questi gruppi di popolazione?
- i vaccini prevengono l’infezione in tutti o in alcuni attenuano soltanto l’espressione clinica della malattia?
-  che relazione c’è fra comparsa di anticorpi verso SARS CoV 2 dopo la vaccinazione e effettiva protezione dalla infezione e dalla malattia?
 
Inutile dire quanto questi dati siano rilevanti per una efficace pianificazione in merito alle categorie cui dare accesso prioritario al vaccino. Se infatti il vaccino prodotto da Pfizer dovesse solo attenuare l’espressione clinica della malattia, ma non prevenisse l’infezione, di fatto la distribuzione prioritaria a tutto il personale sanitario al fine di prevenire nuovi cluster di infezione risulterebbe inefficace.
 
Allo stesso modo se i dati di efficacia e sicurezza sulla popolazione anziana più fragile e con comorbidità non fossero affidabili, una somministrazione massiccia nelle RSA risulterebbe anch’essa inutile se non controproducente.
 
È evidente che la pubblicazione di dati su riviste scientifiche peer reviewed richiede tempo, tuttavia non dimentichiamo che in un momento così complesso, in cui vengono fatte scelte politiche e organizzative rilevanti, è essenziale portare avanti tali scelte sulla base di dati scientifici e non di comunicati stampa.
 
Sebbene sia importante farsi trovare preparati e procedere dunque a una ricognizione delle capacità organizzative e delle strutture che dovrebbero presiedere alla distribuzione dei vaccini, rilasciare dichiarazioni in cui con grande certezza si preannuncia a quali categorie di soggetti verrà data priorità appare temerario, se non addirittura demagogico, e rischia di creare false illusioni.
 
Dott. Lucia Craxì
Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata (Bi.N.D.)
Sezione di Patologia Generale
Università degli Studi di Palermo

20 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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