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Violenza ostetrica. L’università di Udine alla guida di un progetto Europeo

di Endrius Salvalaggio 

Obiettivo: una piattaforma digitale che connetta ricerca, formazione dei professionisti della salute e politiche pubbliche rivolte alle donne. “La piattaforma metterà a disposizione un’ampia gamma di esperienze, frutto del trasferimento di conoscenza tra i membri del team”, spiega la referente Patrizia Quattrocchi.

24 GEN - Un progetto contro la violenza ostetrica finanziato dalla commissione europea, che comprende sei Paesi in Europa e tre in America Latina, con 19 istituzioni fra accademiche e del terzo settore, di cui l’Università di Udine ne è alla guida. Responsabile scientifica della ricerca è Patrizia Quattrocchi, docente del Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale, esperta di antropologia medica.

Da anni Quattrocchi studia le politiche del parto e della nascita in vari contesti e guiderà un team di 39 specialisti, tra cui ricercatrici e docenti, professionisti della salute e membri di organizzazioni civili. Il progetto vinto dall’Università di Udine, intitolato “Obstetric Violence” (IPOV).

“Il principale obiettivo dell’iniziativa – spiega la referente Patrizia Quattrocchi – su un progetto che durerà quattro anni, sarà quello di realizzare una piattaforma digitale internazionale, interdisciplinare e intersettoriale. Uno strumento che connetta ricerca, formazione innovativa dei professionisti della salute – basata su prospettiva di genere e diritti umani – e politiche pubbliche attente alla prospettiva delle donne e della società civile, fatta da buone pratiche. La piattaforma metterà a disposizione un’ampia gamma di esperienze, frutto del trasferimento di conoscenza tra i membri del team”.

La violenza ostetrica è un concetto abbastanza complesso, nato in America Latina verso gli anni 2000 approdando in Europa 15 anni dopo. Per Violenza ostetrica si intende un insieme di trattamenti posti in ordine alle partorienti che provocano un danno verbale, psicologico o fisico donne.

“Concetti che proprio in queste settimane si sta discutendo a livello europeo – continua la professoressa esperta di antropologia medica – dove nelle strutture sanitarie e non negli ultimi decenni al momento del parto si sta via via diventando sempre più interventisti e in qualche modo anche più “violenti”. Operatori che al momento del parto non rispettano sempre la fisiologia della mamma e del bambino. Contestualizzando, stiamo parlando di violenza di genere, istituzionale e da oltre un decennio anche dei diritti umani”.

In una nota dell’Università di Udine si evidenzia come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritenga che molte donne in tutti i Paesi siano vittime di violenza ostetrica indistintamente dal reddito, o Paese subendo trattamenti abusivi e non rispettosi durante l’assistenza alla nascita del bambino elle strutture ospedaliere, che va dalla mancanza di consenso informato all’abuso di manovre, induzioni ed esplorazioni ecc. “Lo scopo di questo progetto – dichiara Quattrocchi nella nota - è quello di contribuire al dibattito sociale, politico e medico su questo tema, considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità un rilevante problema di salute pubblica e alla costruzione di un’alleanza tra comunità scientifica, professionisti della salute, decisori politici, donne e società civile, per ripensare le modalità di un atto fondatore per eccellenza: come veniamo al mondo”.

Il 6 novembre scorso è stato presentato a Bruxelles lo studio “Obstetric in the European Union: Situational analysis and policyrecommendations”, voluto dalla Commissione europea e preparato da Patrizia Quattrocchi. Il lavoro fotografa la situazione nei 27 Paesi dell’Unione e presenta delle raccomandazioni agli Stati membri per contenere forme di violenza diversificate, troppo diffuse e a volte “normalizzate”.

“In conclusione, verrà perciò creato una piattaforma internazionale dove inseriremo tutti i materiali che finora esistono sulla violenza ostetrica, partendo dai dati quantitativi e qualitativi, ricerche ecc. fruibili da chiunque. Inoltre verrà fatto un percorso di formazione da una prospettiva di genere e dai diritti umani. Simulazioni concreti con casi concreti su donne partorienti dove da una parte ci sarà la donna e dall’altra il medico e il ginecologo”, conclude Patrizia Quattrocchi.

La Piattaforma sarà lo strumento reale e virtuale attraverso cui si metteranno a disposizione un’ampia gamma di esperienze ed evidenze, frutto del continuo trasferimento di conoscenza tra i membri del team, impegnati in attività di scambio e mobilità nelle diverse istituzioni. La progettazione e implementazione di un percorso di formazione innovativo rivolto ai professionisti della salute (in particolare ginecologi e ostetriche), basato su prospettiva intersezionale, di genere e dei diritti umani, e su metodologie partecipative; tale percorso costituirà un momento centrale del progetto e si svolgerà nel 2025 presso l’ospedale pubblico Vall d’Hebron di Barcellona. Le strategie di maggiore impatto saranno poi trasferite all’ospedale materno infantile S. Isidro, in Argentina, grazie allo scambio tra professionisti della salute.

L’identificazione di strategie in grado di connettere i diversi soggetti in campo e di offrire uno strumento permanente di consulenza specifica ai decisori politici e pianificatori di politiche pubbliche. Tale strumento sarà costituito da una rete di esperti permanenti che si faranno carico di organizzare una sulla violenza ostetrica, prevista in Francia nel 2027. L’evento riunirà i maggiori esperti e stakeholders europei e internazionali interessati al tema. Obiettivo finale sarà la redazione di un documento condiviso, necessario per implementare pratiche e politiche comuni per eliminare il rischio di violenza ostetrica nelle strutture sanitarie.

Endrius Salvalaggio

24 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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