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In cartella clinica anche i racconti scritti dai pazienti sulle loro condizioni


Al San Filippo Neri di Roma la cartella clinica non conterrà più solo i risultati degli esami e l’anamnesi, ma anche le storie dei pazienti, scritte di loro pugno seguendo un modello ideato dalla scrittrice Rosalba Panzieri. Lo scopo è aiutare il medico a capire le caratteristiche personali, sociali e psicologiche del paziente.

30 NOV - Parte domani dal Dipartimento Cardiovascolare dell’A.C.O. S. Filippo Neri, una procedura unica nel panorama sanitario internazionale, una innovazione nella moderna letteratura medica: la cartella clinica umana.

In pratica, la cartella clinica non conterrà solo esami e anamnesi, ma anche i racconti e le storie personali dei pazienti, scritte di loro pugno attraverso un modello di narrazione ideato dalla scrittrice Rosalba Panzieri, con la direzione scientifica di Massimo Santini, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare e Presidente della società mondiale di ritmologia. “Inserire in cartella clinica, come proposto dalla scrittrice e condiviso da noi medici e dalla Direzione di questo ospedale, il profilo individuale disegnato dal paziente, oltre ad essere una prassi assolutamente innovativa in campo sanitario, consente al medico di capire in pochissimo tempo anche le caratteristiche personali, sociali, psicologiche del paziente, rivelando quindi una utilità che si riflette sui fini globali dell’assistenza”, spiega Santini.

La creazione da parte della scrittrice Rosalba Panzieri del “modello narrativo Alfa” per la cartella clinica, nel quale il paziente narra chi è, quali preoccupazioni gli sono prossime, ma anche quali desideri tiene a realizzare, mira così a risolvere l’esigenza di uno spazio di espressione, nel mezzo del percorso terapeutico, che sia scevro di pregiudizi e condizionamenti nel quale l’individuo può raccontare chi sente di essere, in qualsiasi declinazione si percepisca, senza timore di misurazioni o valutazioni diagnostiche, sviluppando anzi un concetto di accoglienza dell’unicità dell’individuo da cui la medicina non può prescindere e che assume una importanza rilevante per il buon esisto delle cure mediche.

“La cartella clinica è un’espressione della letteratura medica, che a sua volta è un’espressione della cultura medica e non può esistere, a mio avviso, una profonda umanizzazione delle cure se non esiste una cultura dell’uomo” sostiene la scrittrice premiata in concorsi e kermesse internazionali per i suoi testi, che aggiunge: “La parola contiene in sé intuizione, scienza e verità. Per cambiare le cose occorre cambiare il pensiero che educa il punto di vista. La malattia è un’astrazione, nel concreto esiste solo il malato, ossia l’uomo con tutto il suo universo di sentimenti. E non può esserci umanità nelle procedure se non c’è traccia dell’uomo nelle procedure. Non si può curare ciò che non si conosce e non si può conoscere nessuno a cui non sia concesso di raccontarsi”.

Questo nuovo metodo assistenziale è un risultato del primo laboratorio di ricerca stabile in Italia “letteratura e teatro in corsia”, realizzato dalla scrittrice presso il S. Filippo Neri in collaborazione con Santini e con Vincenzo Loiaconi, direttore della Chirurgia delle Aritmie, che commenta:“ Un progetto rivoluzionario, che potrebbe riscrivere la letteratura medica a partire dall’uomo prima che dalla patologia. Uno strumento di lettura del paziente utilissimo per noi medici, per favorire la concordanza e l’alleanza terapeutica, fondamentale per il buon esito di qualsiasi iter terapeutico”.

Tutto il progetto viene portato avanti con il sostegno della Direzione Generale, che ha inserito il “modello narrativo Alfa” tra gli strumenti operativi di corsia e di accoglienza del malato.
“Il progetto Letteratura e teatro in corsia – commenta Lorenzo Sommella, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera S.Filippo Neri- ha la finalità di dare voce al vissuto dei pazienti ricoverati, ai loro sentimenti più profondi rispetto alla malattia e alle persone che si curano di loro, nella convinzione che in medicina non ci si debba limitare alla rilevazione dei segni e dei sintomi , ma che si debbano raccogliere compiutamente la storia della persona che si deve assistere, per poterlo fare meglio. Questo modo, nuovo ma antico, di avvicinare la persona malata, si inserisce nel filone, molto attuale, della medicina narrativa, che aiuta il medico nella interpretazione della patologia che deve affrontare, migliorando il rapporto con il paziente e aumentando la sicurezza e l’efficacia delle cure”.
 

30 novembre 2012
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