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8 Marzo. Toscana, altre 5 aziende nel progetto Codice Rosa contro i maltrattamenti


Salgono a 10 le aziende coinvolte nel progetto rivolto non solo alle donne, ma anche a bambini, immigrati, vittime di atti omofobici e anziani. Nel 2012, nelle prime 5 aziende ad avviare il Codice Rosa, sono stati trattati 1.455 casi di maltrattamenti e abusi su adulti e minori.

08 MAR - Altre 5 aziende entrano nel progetto regionale del Codice Rosa della Regione Toscana, portando così a 10 il numero di aziende sanitarie regionali che applicano il protocollo di tutela delle vittime di violenze e maltrattamenti. Entro il 2014, il progetto del Codice Rosa dovrebbe coprire tutto il territorio toscano. Le nuove aziende, che hanno aderito al progetto dall’inizio del 2013, sono la 5 di Pisa, la 6 di Livorno, la 11 di Empoli, l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi e quella del Meyer. Vanno ad aggiungersi alla 9 di Grosseto, capofila regionale, che ha avviato il progetto già dal 2010, la 2 di Lucca, la 4 di Prato, la 8 di Arezzo e la 12 di Viareggio.

“La forza del progetto del Codice Rosa – ha commentato l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – e’ il lavoro di squadra: mettere in rete tante competenze diverse, medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza, per fare un’azione coordinata a sostegno delle fasce deboli, e nello stesso tempo perseguire gli autori dei reati. L’ingresso delle nuove aziende – sottolinea ancora l’assessore – conferma la volontà di procedere alla graduale e progressiva estensione del progetto, che con il prossimo anno troverà completa diffusione su tutto il territorio regionale”.

Nel 2012, nelle 5 aziende in cui il Codice Rosa era in funzione, sono stati trattati 1.455 caso di maltrattamenti e abusi su adulti e minori: 250 a Lucca, 338 a Prato, 241 ad Arezzo, 466 a Grosseto e 160 a Viareggio. Sul totale dei dati rilevati riferito agli adulti, 1.248 sono caso di maltrattamento, 44 di abuso sessuale e 22 di stalking.

“Il dati – sottolinea la Regione -, pur se rappresentativo di sole 5 aziende, è, in tutta la sua drammaticità, rilevante e ci permette di avvicinarci alla comprensione della vera dimensione del fenomeno. È la punta dell’iceberg, che percepiamo molto grande ma di cui ignoriamo le reali dimensioni, perché le vittime hanno paura e non parlano, anche se nascondono il grande desiderio che qualcuno chieda loro cosa è successo veramente, cosa si nasconde dietro a quella che è stata dichiarata una caduta accidentale in bagno o l’urto contro uno sportello della cucina”.

Ma il progetto non è rivolto solo alle donne, bensì anche ai bambini, agli immigrati, alle vittime di atti omofobici, agli anziani. Questi ultimi rappresentano una categoria tra le più deboli, nei confronti della quale è più difficile proporre interventi che, se pur motivati dall’esigenza di tutela, richiedono in molti casi l’allontanamento della vittima, provocando il suo distacco dal nucleo familiare, unica fonte di collegamento affettivo, anche se problematico, oltre che indispensabile fonte di accudimento e sostentamento.

Altra fascia debole, i bambini: i dati delle 5 aziende del 2012 fanno emergere 113 casi di maltrattamento e 28 casi di abuso sessuale su minori. Per contrastare questo fenomeno, sono attivi da tempo nell’azienda ospedaliero universitaria Meyer l’Osservatorio per i diritti del bambino in ospedale e il Gruppo sull’abuso all’infanzia e all’adolescenza, G.A.I.A., creato per aiutare i minori vittime di abusi e maltrattamenti che giungono all’osservazione clinica.

“L’adesione dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi – conclude la nota della Regione - permette inoltre di coinvolgere due grandi strutture di pronto soccorso, come quelle di Careggi e del CTO e assicura la collaborazione del Centro di riferimento regionale violenza e abuso sessuale su adulti e minori, del Dipartimento assistenziale integrato materno infantile”.

 

08 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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