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Calabria: 16 sindaci si dimettono per salvare l’ospedale. Scopelliti: “Si va avanti”


È l’ultima delle azioni di protesta civile che stanno scuotendo la Calabria dopo le annunciate chiusure di alcuni ospedali. Ma il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, afferma: “Di fronte ad amministrazioni che non capiscono il cambio di tendenza, il nostro dovere è andare avanti” e contrastare la “borghesia mafiosa”.

29 SET - Sedici sindaci dell'Alto Ionio Cosentino hanno annunciato le proprie dimissioni in segno di protesta contro l'ipotesi di chiusura dell'ospedale di Trebisacce. A renderlo noto è un comunicato diffuso dal Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio osodaliero “Guido Chidichimo”. “Il territorio dell’Arco Jonico – afferma il coordinamento - è sempre più emarginato e abbandonato dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione”. L’auspicio è che “tutti gli sforzi che una massa enorme del popolo sta esprimendo” sposti la protesta civile “sul tavolo politico istituzionale”. Il coordinamento fa poi sapere che l’intero arco jonico sta valutando, insieme alle associazioni e alle organizzazioni sindacali, l’opportunità di indire uno sciopero generale comprensoriale da proclamare a breve.

Si tratta dell’ultima delle numerose azioni di protesta che la popolazione e le amministrazioni calabresi stanno mettendo in atto contro la chiusura di alcuni ospedali. Ma proprio ieri, intervenendo ad un convegno alla Regione Lazio, il presidente della Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha confermato la volontà della Giunta calabrese di proseguire con la riorganizzazione della rete ospedaliera. Gli ospedali che saranno chiusi dovrebbero essere almeno tre.
Quanto alle azioni di protesta, Scopelliti ha affermato: “Di fronte ad amministrazioni che non capiscono il cambio di tendenza che stiamo dando alla sanità calabrese, il nostro dovere è andare avanti”. Il presidente ha quindi ribadito che la linea politica della Giunta è quella di un nuovo corso, la cui realizzazione è possibile solo attraverso un salto culturale. Il sistema sanitario calabrese, ha spiegato Scopelliti, ha bisogno di essere interamente riorganizzato. Parte del progetto sta proprio nella chiusura dei piccoli ospedali e nel potenziamento della rete di emergenza-urgenza. “I piccoli ospedali non sono in grado di fornire un’assistenza di qualità e tanti decessi, in Calabria, avvengono proprio durante il trasferimento dei pazienti dalle piccole strutture ai grandi ospedali”. Il problema, ha affermato Scopelliti, è che “andiamo a toccare gli interessi consolidati di una ‘borghesia mafiosa’ che sta cercando di destabilizzare il quadro politico e le istituzioni”. Quando si parla di sanità, secondo Scopelliti, “il problema non è tanto di ’ndrangheta, ma di una sorta di ‘borghesia imprenditoriale mafiosa’, che è ancora più grave, perché si annida ovunque, nei più comuni rapporti di lavoro e istituzionali, così come nella burocrazia”.
L.C.
 
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29 settembre 2010
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