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Sardegna. Partito il tavolo tecnico regionale sull'incontinenza


Tra i progetti, la creazione di una Rete integrata di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura; la predisposizione di una Carta dei Servizi con informazioni per i cittadini e di regole più facili per la prescrizione e distribuzione dei presidi. L’incontinenza colpisce in Sardegna circa 100mila persone.

17 OTT - Creazione di una Rete integrata di Centri per la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza urinaria suddivisi in più livelli in relazione alle dotazioni tecniche e funzionali e alla tipologia di specialisti che vi operano; predisposizione di una Carta dei Servizi con informazioni per i cittadini e in riferimento sul territorio dei centri in grado di fornire la più adeguata ed idonea risposta e assistenza in relazione alle diverse tipologie di incontinenza; predisposizione di interventi volti a migliorare le modalità di prescrizione e distribuzione dei presidi monouso (i pannoloni assorbenti) e di quelli più sofisticati (i cateteri); per i pannoloni in particolare, predisposizione di nuovi metodi di approvvigionamento in relazione all’appropriatezza per ciascun paziente e alla sua libertà di scelta anche per evitare che debbano essere forniti ai pazienti pannoloni inadeguati alle specifiche esigenze.

Questi, in sintesi, gli obiettivi del Tavolo tecnico regionale per la continenza promosso dall’assessore della Sanità Simona De Francisci e coordinato dal capo di Gabinetto dell’assessorato, Antonino Dessì. L'organismo è composto oltre che dai rappresentanti della Regione e della Fondazione italiana continenza, anche da esperti e medici di varie realtà regionali: gli ospedali Santissima Trinità, Marino e Brotzu di Cagliari, San Francesco di Nuoro, Asl Sassari, oltre che dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.

“L’incontinenza – ricorda una nota della Fondazione italiana continenza che fa il punto sui lavori  – è una patologia che in Sardegna interessa circa 100mila persone (con una percentuale tra l’8 e il 10 per cento negli uomini e tra il 20–25 per cento nelle donne sotto i 65 anni, mentre passa al 50 per cento in entrambi i sessi oltre i 65 anni)”. Un problema - come ha sottolineato l'assessore De Francisci - non solo di natura sanitaria ma anche sociale, perché può limitare la vita relazionale dei pazienti.

Nelle prossime settimane la Regione inizierà a raccogliere e ad analizzare nei dettagli - attraverso la somministrazione di uno specifico questionario alle direzioni sanitarie delle 11 Aziende sanitarie regionali (di cui 8 territoriali e 3 ospedaliere) oltre che alle strutture e residenze private convenzionate - approfonditi dati quali-quantitativi relativi alle prestazioni fornite a pazienti incontinenti e alle dotazioni strumentali e di personale dedicato a questa patologia.
 
La Fondazione italiana continenza – che partecipa al Tavolo con il vice presidente e presidente del Comitato scientifico, Mario De Gennaro, urologo del Bambin Gesù – ha ricordato che la Fondazione da più di 10 anni opera per porre l’attenzione su problemi e disagi di chi soffre di incontinenza, circa 6 milioni di persone in Italia, affinché si trovino delle soluzioni efficaci e adeguate, senza gravare ulteriormente sui costi per gli stessi pazienti e per il Servizio sanitario di ciascuna Regione. Per De Gennaro “ciò è possibile grazie a un confronto continuo fra territorio e istituzioni e alla rinnovata attenzione che la Regione Sardegna ha deciso di porre verso questa patologia per troppi versi ancora nascosta tra le mura domestiche e di cui ancora troppo ci si vergogna ma che vede colpito un numero sempre maggiore di persone”.
 

17 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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