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Coronavirus. Cisl Medici Lazio chiede un riconoscimento economico anche per medici e farmacisti di reparti no-covid


Il sindacato interviene sull'accordo Regione-Sindacati per premiare chi opera nelle aree a rischio. Ma evidenzia come anche negli altri reparti gli operatori possono essere venuti a contatto con pazienti positivi. Inoltre “la trasformazione in ospedali Covid è potuta avvenire anche perché molte delle attività di assistenza ordinaria sono state trasferite in ospedali non Covid, che dunque a loro volta oggi supportano indirettamente l’emergenza e lo fanno in chiara carenza di personale”.

16 APR - L’accordo tra la Regione Lazio e i Sindacati, sottoscritto l’11 aprile, stanzia risorse per complessivi 36 milioni di euro finalizzati a compensare il disagio e l’impegno del personale e soprattutto coloro che operano a diretto contatto con i pazienti. Entro il 24 aprile la Regione dovrà provvedere a definire il dettaglio del personale ricompreso nella fascia A e B. La Cisl Medici chiede all’Assessore alla Sanità del Lazio che vengano ricompresi anche i medici che sono venuti a contatto con malati Covid nei reparti dove prestano servizio o attività di consulenza.
 
“Si evidenzia inoltre - spiegano in una nota Luciano Cifaldi, segretario della Cisl Medici Lazio, e Benedetto Magliozzi, segretario della Cisl Medici di Roma Capitale/Rieti - che meritevoli di riconoscimento sono anche i farmacisti che non lavorano in strutture Covid perché fino a pochi giorni fa le attività erano indifferenziate. La trasformazione in ospedali Covid è potuta avvenire anche perché molte delle attività di assistenza ordinaria sono state trasferite in ospedali non Covid che dunque a loro volta oggi supportano indirettamente l’emergenza Covid e lo fanno in chiara carenza di personale. La carenza di personale farmacista era già stata rappresentata con mail pec del 25.03.2020, indirizzata all’assessorato alla sanità e alla direzione salute, dove la Cisl Medici evidenziava le criticità riscontrate nei servizi farmaceutici ospedalieri e territoriali”.
 
Per la Cisl Medici questo sarebbe, da parte dell’Assessore, “un importante segnale sul tema imprescindibile della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro in quanto questi operatori presentano profili di rischio proprio in virtù delle specifiche condizioni e procedure di lavoro, e possono venire a contatto con portatori asintomatici e dunque vedere compromessa la propria salute”.

“Al tempo stesso - concludono i due medici sindacalisti della CISL - continuiamo a chiedere che venga reso operativo un piano di sorveglianza sanitario che preveda l’esecuzione di tamponi a risposta rapida e l’esecuzione di test sierologici in favore del personale sanitario. I tamponi sono fondamentali per gestire la sorveglianza epidemica attiva che rappresenta uno degli strumenti certi contro il virus perché possono limitare le situazioni di contagio e consentono di tracciare in maniera capillare tutti i contatti dei positivi”.

16 aprile 2020
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