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Gioco d’azzardo patologico. Il documento delle regioni per la Commissione Affari Sociali 


Le regioni hanno approvato una relazione sul “Gambling patologico” oggetto di indagine a Montecitorio. Il documento ritiene “improcrastinabile” dotare le autonomie di strumenti che consentano di organizzare interventi sociali e sanitari per la cura e l’assistenza ai giocatori d’azzardo. 

24 APR - Nella seduta del 19 aprile scorso, la Conferenza delle regioni ha approvato una relazione sul gioco d’azzardo patologico da rappresentare alla Commissione Affari sociali della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva relativa agli aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d'azzardo che la Commissione stessa sta compiendo in queste settimane.
 
Nel documento delle regioni si fa notare come, nonostante in Italia la dipendenza da gioco d’azzardo è “latente da sempre”, non esiste un quadro normativo di riferimento che definisca il ‘Gioco d'Azzardo Patologico’ come un problema di salute e ne stabilisca la responsabilità della cura.
 
Di conseguenza le iniziative di “prevenzione, cura e assistenza alle persone con problemi di Gioco d'azzardo patologico (Gap) e dei loro familiari, non essendo inserite nei Lea, sono state lasciate alla sensibilità di alcuni amministratori regionali e di professionisti del settore, sia appartenenti alle Aziende Sanitarie Locali che al privato sociale”.
 
Questo, purtroppo, ha dato origine a risposte non omogenee sul territorio nazionale. Risposte, denunciano ancora le autonomie, legate alle risorse disponibili sempre più limitate. C’è poi inoltre da considerare che il gambling patologico spesso è “accompagnato da altre dipendenze, quali alcool, sostanze stupefacenti, per cui i Servizi Sociali impossibilitati a gestire in autonomia, sempre più spesso si appoggiano ai Sert/Serd, avvalendosi anche della collaborazione dei Centri per la Salute Mentale” e tutto aumenta il carico di lavoro di questi  servizi, che, con risorse sempre più scarse, trovano difficile affrontare nuovi carichi di lavoro.
 
Le regioni ricordano infine come “per combattere questa nuova emergenza sociale” spesso un aiuto importante viene loro offerto dal settore privato sociale.
 
Le regioni, pur sapendo che il gioco d’azzardo è un’attività che fattura circa 80 miliardi e che lo Stato utilizza anche per incamerare risorse sotto il profilo dell’offerta di lavoro, ritengono però improcastinabile l’acquisizione “di strumenti legislativi e finanziari che consentano alle regioni di programmare, pianificare e organizzare servizi e interventi sia sociali che sanitari capaci di attuare percorsi di cura e assistenza ai giocatori d’azzardo patologici e ai loro familiari”. E una risposta in tal senso potrebbe essere “la ripresa dei lavori, in sede di Conferenza Unificata, del documento recante Schema di decreto interdirigenziale AAMS – Ministero della Salute, d'intesa con la Conferenza Unificata” che concerne le linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia “attualmente sospeso”. 

 
Infine chiude il documento ricordando che un eventuale inserimento nei Lea del Gap “dovrà essere accompagnato da una necessaria copertura finanziaria”. 
 

24 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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