Angelo Muraglia (Dip. Salute Abruzzo): “L’innovazione farmacologica non si può fermare”
22 NOV -
Quali sono oggi le maggiori criticità della sanità abruzzese? E quale è in generale l’impatto economico e organizzativo della gestione delle terapie in oncoematologia?
Negli ultimi anni la sanità abruzzese è stata soggetta a piano di rientro, con affiancamento da parte dei Ministeri dell’Economia e Finanze e della Salute. Questa esperienza ha avuto un valore pedagogico, nel senso che questo affiancamento è stato molto produttivo specie riguardo al percorso del personale dipendente e della politica abruzzese.
Si è capito che, al di là di quanto prevede il titolo V della Costituzione, ci sono delle norme di correttezza nei rapporti tra le Istituzioni che devono essere coerenti con i decreti e le leggi dello Stato. Forse la criticità principale è che gli atti di programmazione, seppur scritti bene e condivisi tra Regione e Ministeri trovano molta difficoltà ad essere declinati a livello territoriale da parte delle aziende sanitarie locali. C’è uno iato tra programmazione e progettualità gestionale, che non è colmabile con le norme attuali. Forse è arrivato il momento di ripensare alla 502.
Per quanto riguarda l’impatto delle terapie utilizzate in oncoematologia, è sicuramente importante specie dal punto di vista economico anche perché in quest’area terapeutica sono molti i farmaci innovativi. Ma non si può fermare l’innovazione, occorre semmai eliminare sprechi e inappropriatezza. Lo studio realizzato da ALTEMS ci fornisce solide evidenze, validate dall’approccio HTA, sul fatto che le formulazioni sottocute vadano esattamente in questa direzione, in quanto permettono di fluidificare i percorsi ed evitare “tempi morti” nelle strutture ospedaliere, favorendo un impiego più razionale ed efficiente di infermieri e farmacisti ospedalieri. Senza considerare, ovviamente, il grande vantaggio in termini di qualità di vita per i pazienti.
L’analisi comparativa realizzata da ALTEMS dimostra come la formulazione sottocutanea degli anticorpi monoclonali nel trattamento di importanti patologie oncoematologiche genera risparmi e favorisce quindi una più equa allocazione delle risorse: come potrà agire la sanità abruzzese per valorizzare questa opportunità?
Rituximab è già in uso a Pescara e ha rivoluzionato il trattamento di alcune patologie ematologiche. Nella nostra realtà metteremo in atto tutti gli strumenti necessari per evitare la somministrazione per endovena di rituximab e trastuzumab che dura ore ed è correlata a rischi. È la scienza a spingerci verso l’innovazione, l’appropriatezza e l’uso dei farmaci basato sulle evidenze scientifiche.
In che modo la valutazione delle nuove tecnologie sanitarie secondo l’Health Technology Assessment potrà essere sempre nelle procedure delle Regioni? È un obiettivo raggiungibile?
Questo è sicuramente il futuro ma in alcune realtà è anche il presente anche se si fa fatica alcune volte superare l’autoreferenzialità. L’HTA dovrebbe essere condotto da un organismo esterno o con il coinvolgimento delle persone che sono sulle linee di produzione, quelli che utilizzano il farmaco e la tecnologia. Con risorse in prospettiva sempre più limitate, dovremo investire sulla qualità cercando di eliminare le allocazioni inutili di cui abbiamo molti esempi. Anche da questo punto di vista il report realizzato da ALTEMS rappresenta un esempio, in quanto è stato realizzato e “firmato” da più stakeholder che hanno così assicurato l’inclusione dei differenti punti di vista rilevanti su questo tema.
22 novembre 2017
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