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Diabete di tipo 1. Dal MIT un gel che fa le veci del pancreas


È fatto di nanoparticelle che hanno una struttura pensata per sostituire in tutto e per tutto le isole pancreatiche, che nell’organismo delle persone malate non funzionano correttamente: il gel è stato sviluppato e testato sui topi da un team statunitense. Con le apposite modifiche e alcuni miglioramenti potrebbe arrivare a trial clinici.

23 MAG - La questione che probabilmente ha il maggiore impatto sulla qualità della vita dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1 è il fatto di dover costantemente monitorare i propri livelli di insulina, più volte al giorno, e iniettarsela in caso di necessità. Ma questo problema potrebbe presto venire risolto, grazie ad uno studio del Massachussetts Institute of Technology e del Boston Children’s Hospital: la soluzione potrebbero essere delle nanoparticelle iniettabili, ideate proprio da un team dell’importante centro di ricerca, che sarebbero in grado di rilevare autonomamente i livelli di glucosio nel sangue e rispondere ad essi secernendo la giusta quantità di insulina. Delle piccole particelle artificiali descritte sulle pagine di ACS Nano che potrebbero dunque sostituire completamente la funzione delle isole pancreatiche, che non funzionano nei pazienti affetti dalla malattia.
 
Negli ultimi anni molti ricercatori hanno tentato di sviluppare sistemi di somministrazione dell’insulina che potessero agire come una sorta di pancreas artificiale. Tuttavia, questi hanno di solito un’azione troppo lenta o blanda.
Il nuovo metodo sviluppato dai ricercatori statunitensi, invece, sarebbe più affidabile, biocompatibile e facile da somministrare: consiste in una sorta di gel iniettabile, della stessa consistenza del dentifricio, che contiene un miscuglio di nanoparticelle elettricamente cariche sia di segno negativo che di segno positivo, e che per questo si attraggono tra loro e non si disperdono nell’organismo. Ognuna di queste particelle è ripiena di sferette di un particolare polisaccaride modificato e biocompatibile, chiamato dextran, a sua volta riempito di un enzima che converte il glucosio in acido gluconico: quando i livelli di zucchero sono alti, l’enzima produce dunque quest’ultimo, rendendo l’ambiente circostante leggermente più acido. Questo disintegra le sferette di dextran, che rilasciano insulina nell’organismo. L’ormone può così compiere la sua normale funzione, convertendo il glucosio in glicogeno, che è poi assorbito dal fegato.
Gli scienziati hanno anche testato il gel di nanoparticelle in topi affetti da diabete di tipo 1, dimostrando che una sola iniezione bastava per ripristinare e mantenere il normale livello di zucchero nel sangue per circa 10 giorni. Presto, i ricercatori sperano di riuscire a velocizzare la risposta alla variazione dei livelli di glucosio, in modo che il gel possa agire con la stessa prontezza delle isole pancreatiche.
Tuttavia, prima di testare le particelle sugli esseri umani, i ricercatori hanno dichiarato di voler migliorare le proprietà di trasporto del sistema e ottimizzare il dosaggio del gel.

23 maggio 2013
© Riproduzione riservata

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