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Speciale Easd 2014. In Italia migliora l’assistenza agli anziani con diabete


Una persona con diabete di tipo 2 su tre è over 65, una su quattro over 75. Presentata oggi, al 50° Congresso della European association for the study of diabetes a Vienna, l’analisi dei risultati degli Annali Amd dell’Associazione Medici Diabetologi che ha fotografato 8 anni di assistenza e cura agli over 75

17 SET - In Italia su 3 milioni di persone colpite da diabete di tipo 2, due terzi hanno un’età superiore ai 65 anni, e il 25% è over 75. Un popolo di anziani che, alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione è destinato a crescere. Per questo bisogna alzare il livello di attenzione non solo sulla cura e l’assistenza dell’anziano con diabete, ma soprattutto sulla prevenzione delle complicanze strettamente correlate alla malattia.
E in Italia qualcosa si sta muovendo. L’assistenza agli over 65 con diabete è migliorata come dimostra l’analisi degli Annali Amd presentata al 50° Congresso della European Association for the Study of Diabetes a Vienna.
 
Lo studio raccoglie oltre 500mila cartelle cliniche di persone con diabete, assistite in quasi la metà dei circa 650 centri diabetologici nazionali, e ha fotografato la qualità dell’assistenza dal 2004 al 2011.
 
Grazie allo score Q - indice ideato da Amd in collaborazione con la Fondazione Mario Negri Sud che valuta l’efficienza delle cure e dell’assistenza prestate, e conseguentemente l’efficacia nel prevenire le complicanze tipiche del diabete, dall’infarto, all’ictus, ai disturbi della vascolarizzazione, alla mortalità - si è visto che, in otto anni è quasi raddoppiata, dal 19,2% al 35,7%, la percentuale di over 75 con score Q superiore a 25, valore soglia che identifica la qualità delle cure attese.
 
“Come diabetologi  siamo ben consci della necessità di alzare il livelo di attenzione verso gli anziani con diabete – ha detto Antonio Ceriello, Presidente dell’Associazione medici diabetologi, l’organizzazione cui fanno riferimento i medici diabetologi operanti nei centri del Ssn – nel 2012, infatti, partendo dal database Annali Amd, abbiamo pubblicato il primo Rapporto ‘Anziani con diabete’, che forniva un’importante, e forse unica, fotografia sull’assistenza riservata a questa particolare categoria. Oggi, siamo in grado di presentare l’analisi dell’evoluzione della qualità dell’assistenza prestata dal 2004 al 2011”
 
L’indagine si è concentrata sulla particolare categoria degli over 75, oltre 145mila persone i cui dati sono registrati nel database Annali Amd. Persone con un maggior tasso di mortalità, maggiori disabilità e malattie associate e che quindi richiedono particolari competenze ed un approccio personalizzato alla cura.
 
“È migliorato lo score Q – ha spiegato Riccardo Candido, diabetologo presso il distretto 3 di Trieste e componente dei gruppi Amd dedicati alla terapia personalizzata e all’anziano – tra il 2004 e il 2011 è quasi raddoppiata, dal 19,2% al 35,7%, la percentuale di over 75 con score Q superiore a 25. Si consideri che questa è la soglia che identifica la qualità delle cure attese; un valore superiore a 25 indica una situazione migliore dello standard; tra 25 e 15 aumenta del 20% il rischio di complicanze, mentre sotto 15, il rischio cresce all’80%”.
 
Il risultato è frutto di numerose variabili: “È cresciuta l’attenzione alla valutazione non solo del grado di controllo della glicemia – ha aggiunto Candido – ma anche della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo e trigliceridi, della microalbuminuria, indice di danno ai reni. Di pari passo sono migliorati i risultati clinici: si è assistito a una maggior personalizzazione dell’obiettivo glicemico e a una marcata riduzione (-21,5%) del numero di anziani con controllo della glicemia scadente; è cresciuta del 29,8% la quota di anziani con valori di pressione arteriosa inferiori a 150/90 mmHg e ben dell’80,3% quella delle persone con colesterolo LDL inferiore a 100 mg/dl”.
 
Non solo, è migliorata anche l’appropriatezza terapeutica. La quota di  anziani con diabete in cura con sulfaniluree, farmaci ad elevato rischio di ipoglicemia è, infatti,  in costante riduzione, “Va notato, tuttavia – ha concluso  Candido – come l’utilizzo di questa classe di farmaci sia ancora elevato e non del tutto appropriato e al contrario sia bassa la percentuale di pazienti curati con le incretine, in particolare gli inibitori del DPP4 meglio indicati per la gestione dell’anziano con diabete”.
 
 

17 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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