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Stress. Ecco perché può rendere poco socievoli: una 'chiave' nelle sinapsi

di Viola Rita

Lo stress attiva un enzima che a sua volta attacca importanti molecole, dette di adesione cellulare, che assicurano il funzionamento delle sinapsi. Così il soggetto diventa meno socievole. Lo afferma una ricerca in vivo e in vitro su animali che illustra il legame tra stress cronico e disordini cognitivi e alterazioni del comportamento sociale. Lo studio* su Nature Communications

19 SET - È noto che l’esposizione continua allo stress può aumentare la probabilità di sviluppare patologie caratterizzate da alterazioni del comportamento e disordini cognitivi. Ed oggi, una ricerca scientifica in vitro e in vivo su modello animale dimostra perchè lo stress è collegato alla riduzione delle abilità sociali: alla base di tutto c’è un meccanismo per il quale lo stress attiva un enzima che attacca molecole importanti per il funzionamento delle sinapsi (strutture che consentono la comunicazione dei neuroni tra loro o con altre molecole). A rilevare questo meccanismo è il gruppo di ricerca del Brain Mind Institute (BMI) all’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne in Svizzera insieme alla Polish Academy of Science in Polonia. Lo studio* è pubblicato su Nature Communications.
 
Gli scienziati sono andati ad indagare nella regione dell’ippocampo collegata al comportamento e alle capacità sociali. Qui, lo stress causa un forte rilascio di glutammato, importante neurotrasmettitore eccitatorio che agisce sui recettori NMDA. Questi recettori sono essenziali per la plasticità delle sinapsi. Essi, infatti, attivano gli enzimi MMP-9, i quali a loro volta, come delle forbici, tagliano le molecole nectina-3: si tratta di proteine di “adesione cellulare”, cioè situate sulla superficie cellulare che consentono l’adesione e il collegamento con tra due neuroni.
Per il loro posizionamento e la funzione di raccordo, proprio queste molecole di adesione cellulare assicurano il funzionamento della sinapsi. La riduzione di tali proteine fa sì che esse non riescano a svolgere il loro ruolo regolatore tra i neuroni, rendendo il soggetto meno socievole e causando una sorta di indebolimento cognitivo. In pratica, le nectina-3 “non sono più in grado di svolgere il ruolo di modulatori della plasticità sinaptica”, ha spiegato Carmen Sandi, direttore del BMI e membro del NCCR-Synapsy, che studia le radici neurobiologiche dei disturbi psichiatrici.
I ricercatori sono stati in grado di confermare questo meccanismo sia in vitro che in vivo. Inoltre, attivando la nectina-3 o gli MMP-9, mediante trattamenti esterni, gli scienziati hanno dimostrato che il soggetto sotto stress riconquista le capacità sociali e le normali abilità cognitive.
 
"L'identificazione di questo meccanismo è importante perché suggerisce potenziali trattamenti per i disturbi neuropsichiatrici legati allo stress cronico, in particolare depressione," ha spiegato Sandi.

E gli enzimi MMP-9 non sono coinvolti solo in questo genere di problemi, ma hanno un legame anche con altre patologie, come le malattie neurodegenerative, tra cui la SLA o epilessia, affermano i ricercatori. "Questo risultato apre nuove strade di ricerca sulle conseguenze ancora sconosciute dello stress cronico", ha concluso Sandi.
 
Viola Rita
 
*Michael A. van der Kooij et al, Role for MMP-9 in stress-induced downregulation of nectin-3 in hippocampal CA1 and associated behavioural alterations. Nature Communications, 2014; 5: 4995 DOI: 10.1038/ncomms5995

19 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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