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ADHD. Fattori genetici diversi per sintomi e manifestazione della malattia

di Anne Harding

E' quanto emerge da uno studio della University College di Londra. I sintomi di iperattività dell’ADHD tendono a diminuire man mano che il bambino cresce, mentre la disattenzione è un sintomo che rimane stabile o tende a diminuire più lentamente.

14 MAG - (Reuters Health) - Secondo un nuovo studio della University College di Londra, i fattori genetici che influenzano il decorso dei sintomi del “disordine da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)” sono diversi da quelli coinvolti nell’insorgenza delle prime manifestazioni sintomatiche. I sintomi di iperattività dell’ADHD tendono a diminuire man mano che il bambino cresce, mentre la disattenzione è un sintomo che rimane stabile o tende a diminuire più lentamente. Notevoli differenze interindividuali si riscontrano a livello sintomatologico e questa eterogeneità potrebbe essere sostenuta da differenze riscontrabili nelle traiettorie corticali di questi pazienti, verosimilmente correlate a prognosi diverse. “Perché i sintomi persistono in alcuni bambini e in altri invece scompaiono, rimane ancora un mistero” afferma il dottor Jean-Baptiste Pingault, autore dello studio.

Il team di Pingault ha analizzato dati provenienti da 8.395 coppie di gemelli nati tra il 1994 e il 1996. Ciascuna coppia ha mostrato almeno una volta sintomi di ADHD tra gli 8 e i 16 anni.I punteggi di iperattività/ impulsività sono diminuiti con gli anni: da 6.0 ad 8 anni a 2.9 a 16 anni.

I fattori genetici spiegano il 90% dei sintomi di base , mentre l’81% della variazione di questi sintomi può essere correlata a influenze geniche. Anche i punteggi relativi alla disattenzione si sono ridotti (da 5.8 all’età di 8 anni a 4.9 all’età di 16 anni). In questo caso i fattori genetici possono spiegare il 54% dei sintomi di disattenzione riscontrati.Questi risultati suggeriscono che i processi che hanno luogo a livello corticale e il cambiamento delle manifestazioni fenotipiche potrebbero riflettere specifici profili genetici. Tali geni sarebbero per lo più indipendenti da quelli correlati alle manifestazioni iniziali della malattia.

Il dottor Stephen Faraone, psichiatra della University of New York Upsate Medical (USA) sottolinea che, considerato il tipico calo delle manifestazioni cliniche dell’ADHD durante l’adolescenza, i medici dovrebbero ridurre o sospendere completamente i farmaci utilizzati per tener sotto controllo i sintomi, al fine di valutare se una terapia farmacologica è realmente necessaria. Inoltre, prosegue, dovrebbero tenere ben presente che l’ADHD negli adulti potrebbe manifestarsi in maniera diversa rispetto ai bambini: con maggiori probabilità si riscontrano nell’adulto disattenzione e facilità a distrarsi piuttosto che iperattività.

Fonte: JAMA Psychiatry 2015
 
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science) 

14 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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