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Diabete: la cura definitiva potrebbe essere vicina


Una nuova tecnica di trapianto di insule pancreatiche messa a punto dall’Università di Perugia ha consentito, seppur temporaneamente, di sospendere la terapia insulinica senza somministrare farmaci immunosoppressori.

27 MAG - “L’umiltà della ricerca scientifica ci induce a parlare con cauto ottimismo, ma dobbiamo sentirci nella giusta direzione vero la cura radicale finale del diabete mellito di tipo 1”.L’annuncio è arrivato da Riccardo Calafiore, professore associato di Endocrinologia e responsabile del laboratorio per lo studio e il trapianto delle insule pancreatiche dell’Università di Perugia nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Consorzio Interuniversitario Trapianti d’Organo.
Calafiore ha illustrato come il trapianto di insule di Langerhans, una tecnica che si è cominciato a sperimentare a fine anni Ottanta, si sia oggi molto affinata grazie anche alle ricerche compiute dal centro italiano. “Dopo aver eseguito numerosi studi sia pre-clinici in modelli animali diabetici (roditori e mammiferi superiori) coronati da indiscusso successo, sia in pazienti con diabete mellito di tipo 1, ora siamo in grado di utilizzare una tecnologia sofisticata per la produzione di micro-capsule, le quali, avvolgendo ciascuna insula, proteggono il trapianto di insule dal rigetto.Questa tecnica - ha proseguito il ricercatore - ha migliorato il controllo glicemico nei pazienti trattati e, transitoriamente, siamo riusciti a sospendere la terapia insulinica, senza somministrare al paziente farmaci immunosoppressori”.
Le prospettive future, per Calafiore sono entusiasmanti: “saremo in grado di mettere in atto nei nostri laboratori la possibilità di indurre uno stato tollerogenico in grado di spezzare la distruzione autoimmunitaria perpetua delle cellule Beta”. Per farlo, spiega, “impiegheremo cellule del Sertoli, uno stipite tessutale ricchissimo di fattori di crescita e immunomodulatori, originalmente situato nel testicolo, micro-incapsulate e trapiantate. Negli studi già effettuati su topi NOD [Non-Obese Diabetic, modificati geneticamente per non produrre insulina] il risultato è stato che l’80% di questi animali è stato guarito”.“Stiamo lavorando per trasferire all’uomo questa importante scoperta scientifica delle università pubbliche italiane”, ha concluso.

27 maggio 2010
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