Alzheimer. Nuova definizione basata sulla biologia
di Julie Steenhuysen
Le nuove linee guida Usa sull’Alzheimer prevedono un inquadramento della malattia basato su parametri biologici misurabili a livello cerebrale e non più su aspetti meno specifici, come la perdita di memoria o il declino cognitivo. Questa nuova definizione ha l’obiettivo di dare un nuovo impulso alla ricerca
10 APR -
(Reuters Health) – Allo scopo di fornire ai ricercatori una definizione della malattia di Alzheimer basata su cambiamenti misurabili a livello cerebrale, diversi dalla demenza, l’Alzheimer’s Association e il National Institute of Aging americani hanno pubblicato nuove linee guida su
Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association. Un cambiamento radicale nel modo in cui viene definita la malattia neurodegenerativa, dal momento che ci si concentrerà di meno su parametri quali perdita di memoria e declino cognitivo.
La premessa
Le modifiche proposte fanno seguito a quelle annunciate dalla Fda americana e dall’Ema per incoraggiare la sperimentazione di nuovi medicinali contro l’Alzheimer basati su alcuni biomarker, piuttosto che su sintomi clinici. Una linea che consentirebbe alle aziende di testare i farmaci nelle persone prima che compaiano i sintomi, offrendo maggiori chance di cura al paziente.
La nuova definizione
Nell’ambito delle nuove proposte avanzate dagli esperti, la malattia di Alzheimer sarebbe caratterizzata da tre fattori: evidenze della presenza di due proteine anormali associate con l’Alzheimer, beta amiloide e tau, evidenza di neurodegenerazione e morte delle cellule nervose, che possono essere evidenziate mediante test di imaging o a livello del liquido cefalorachidiano. Inoltre, le nuove linee guida includono misurazioni della gravità della malattia sulla base di biomarker e una scala di valutazione del deterioramento cognitivo.
Gli obiettivi
La nuova definizione aiuterà gli scienziati a migliorare la ricerca in campo farmacologico. Finora, infatti, la ricerca farmaceutica contro l’Alzheimer è stata caratterizzata da continui fallimenti, con oltre 100 terapie abbandonate in corso di sperimentazione. La gran parte di questi farmaci aveva come obiettivo terapeutico la rimozione delle proteine beta amiloidi dal cervello. Ma recenti studi di imaging hanno dimostrato che circa il 30% delle persone che hanno partecipato a studi clinici sull’Alzheimer non mostravano un accumulo di queste proteine a livello cerebrale.
“Gran parte dell’opinione pubblica considera i termini demenza e Malattia di Alzheimer come intercambiabili, ma non è così”, ha sottolineato
Clifford Jack, della Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, che ha contribuito alla stesura delle linee guida.
Fonte: Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association
Julie Steenhuysen
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
10 aprile 2018
© Riproduzione riservata
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