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Brexit & farmaci. L’allarme Efpia: “No deal rischia di essere una minaccia per la sicurezza dei pazienti”. I consigli di Big Pharma


L'associazione europea delle aziende farmaceutiche paventa il rischio che senza un accordo possa essere compromessa la catena di fornitura, oltre ai ritardi nei trasporti alla frontiera ed al fatto che l’approvazione dei farmaci non godrà più del mutuo riconoscimento. Per questo propone di adottare una serie di cautele come il riconoscimento temporaneo della validità dei test condotti in Gb, il mantenimento del Regno Unito nei progetti e nelle piattaforme di condivisione dei dati sanitari nonché la necessità di procedure doganali semplificate. IL DOCUMENTO

22 GEN - Il ‘no deal’ per la Brexit rischia di comportare “minacce reali, tangibili e immediate per la sicurezza dei pazienti e per la salute pubblica sia nel Regno Unito che in Europa”. È quanto evidenzia l’Efpia (Associazione europea dei produttori di farmaci, la Farmindustria europea ndr.) in un comunicato in cui commenta la decisione del Parlamento britannico del 15 gennaio con cui è stato respinto l’accordo con Bruxelles.
 
Parlando della decisione, il direttore generale di EFPIA, Nathalie Moll, ha evidenziato come “ora è il momento per i responsabili politici nel Regno Unito e nella UE di mettere da parte la politica e mettere in atto misure per evitare che i pazienti siano danneggiati dalle conseguenze della Brexit. In particolare, dall'interruzione della fornitura di medicinali, compresi i ritardi dei trasporti alla frontiera e sul fatto che lo sviluppo, la fabbricazione, l'imballaggio, i test di sicurezza e la regolamentazione dei medicinali non beneficeranno più del riconoscimento reciproco”.
 
Secondo Efpia il ‘no deal’ rischia di “compromettere la catena di fornitura dei farmaci, oltre ai ritardi nei trasporti alla frontiera ed oltre al fatto che l’approvazione dei farmaci non godrà più del mutuo riconoscimento”
 
E in questo senso la proposta di Efpia è quella di adottare una serie di cautele, al fine di assicurare una continuità sul breve termine, come il riconoscimento temporaneo della validità dei test condotti in Gb, il mantenimento del Regno Unito nei progetti e nelle piattaforme di condivisione dei dati sanitari nonché la necessità di procedure doganali semplificate per i farmaci.
 
Nello specifico Efpia suggerisce ai negoziatori alcune azioni (vedi documento completo) che devono essere intraprese per proteggere i pazienti, tra cui:
- L'introduzione di misure per continuare a riconoscere i test effettuati nel Regno Unito almeno fino a quando non potranno essere trasferiti nell'UE.
 
- Misure per consentire la continua partecipazione del Regno Unito a piattaforme di condivisione dei dati per proteggere la salute pubblica e la sicurezza dei medicinali in Europa.
 
- Discussioni tra le autorità competenti e il settore per coordinare piani di emergenza come l'inserimento di corsie preferenziali o canali prioritari per i medicinali nei porti e negli aeroporti.
 
I medicinali e i materiali di sperimentazione clinica dovrebbero essere temporaneamente esentati da nuovi controlli doganali e di frontiera.
 
Consentire che i documenti e i controlli normativi siano completati lontano dal confine fisico.
 
L'Autorità europea per la sicurezza aerea (EASA) dovrebbe riconoscere i certificati rilasciati nel Regno Unito per garantire che gli aerei possano continuare a volare.
 
- Esplorare la possibilità di esentare anche ingredienti farmaceutici attivi (API) e materie prime per medicinali dai controlli di frontiera per garantire che la produzione di medicinali continui con interruzioni limitate.
 
“I pazienti – rileva Efpia - hanno bisogno che i responsabili politici abbiano un'attenzione immediata e intensa riguardo alla regolamentazione e alla fornitura di farmaci nella relazione post Brexit. Noi, insieme a molti altri facenti parte della comunità sanitaria e tutto il settore delle scienze della vita, riteniamo che un impegno esplicito a garantire una cooperazione a lungo termine sulla regolamentazione dei farmaci e delle tecnologie mediche sia nell'interesse dei pazienti e della salute pubblica”.

22 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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