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Dolore oncologico. L’80% degli oncologi dice di misurarlo. Ma il 33% dei pazienti dice di no


Un’indagine su 200 oncologi e 200 pazienti colpiti da tumore fotografa significative discrepanze tra i 2 campioni in merito alla misurazione della sofferenza e alle cure prescritte. I medici affermano di ricorrere agli oppioidi più spesso di quanto, secondo i pazienti, avvenga in realtà.

19 LUG - Il dolore cronico costituisce una problema importante nella vita di coloro che soffrono di una patologia neoplastica. Secondo quanto affermano gli specialisti, oltre la metà dei pazienti (54%) convive con la sofferenza fisica, nel 68% dei casi di intensità moderata-severa. E questa condizione incide sulla qualità di vita di 6 pazienti su 10, limitandone le attività, mentre un terzo degli intervistati lamenta disturbi derivanti dalla terapia in atto.

Eppure per la lotta contro il dolore si fa ancora troppo poco. Su questo concordano oncologi e pazienti. Anche se, quando si tratta di analizzare il modo in cui viene condotta la lotta contro il dolore, la percezione delle due categorie è consistentemente diversa: i primi dichiarano una forte attenzione al malato e un comportamento che nel complesso segue le Linee Guida, ma i pazienti denunciano un quadro eterogeneo e meno idilliaco, soprattutto per quanto riguarda la misurazione costante del dolore, i farmaci prescritti e l’impatto reale che la sofferenza fisica ha sulla qualità di vita.

A rilevarlo è un’indagine svolta a livello nazionale, nel periodo maggio–giugno 2012, dall’Istituto di ricerca Demoskopea per conto del Centro Studi Mundipharma, su un campione di 200 oncologi e 200 pazienti oncologici (60% donne, età media 44 anni).

Il primo dato a rilevare come oncologi e pazienti guardino un quadro diverso quando si parla di lotta al dolore è quello sulla misurazione. Otto oncologi su 10 dichiarano infatti di misurare sempre la sintomatologia dolorosa, utilizzando come primo strumento la scala numerica da 0 a 10. Tuttavia un terzo dei pazienti lamenta il fatto che il proprio medico generalmente non misuri l’intensità del dolore. Inoltre, quasi 1 malato su 3 con dolore severo rivela di non ricevere alcun trattamento antalgico.

Discrepanza anche per quanto riguarda l’utilizzo dei farmaci. Per il controllo del dolore cronico moderato, gli oppioidi vengono impiegati in monoterapia dal 26% degli oncologi, mentre il 54% li somministra in associazione a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Il quadro prescrittivo cambia quando il clinico deve trattare un dolore severo: in questo caso, in accordo con le Linee Guida internazionali, nell’83% dei casi la terapia di prima linea è costituita quasi esclusivamente da oppioidi forti, mentre è marginale (11%) la loro associazione con FANS.

Anche in questo caso, però, le risposte dei pazienti descrivono un quadro diverso. Ci sarebbe, secondo i pazienti, un elevato ricorso agli antinfiammatori (45%, da soli o in associazione a oppiacei), prescritti soprattutto dal medico di famiglia, contro il 34% di oppioidi (da soli o in associazione a FANS), il cui impiego è diffuso in particolare tra coloro che affrontano il problema con lo specialista.

In ogni caso, anche per 6 specialisti su 10 oggi si ricorre ancora troppo poco ai medicinali oppiacei, rispetto a quanto accade con i FANS.

Nel trattamento del dolore cronico, sia moderato che severo, gli oncologi dichiarano un buon livello di soddisfazione circa l’efficacia degli oppioidi, in particolare di quelli forti, mentre il giudizio sui FANS è più contenuto. Un’ulteriore riprova arriva dall’atteggiamento adottato dai clinici in caso di effetto analgesico non ottimale: fino al 63% di chi prescrive oppioidi forti, infatti, tende ad aumentarne il dosaggio piuttosto che passare ad un’altra classe farmacologica; al contrario, nel caso dei FANS si registra uno switch terapeutico che raggiunge il 63% dei casi.
Insoddisfatto degli antinfiammatori anche il 39% dei pazienti, mentre un complessivo 85% conferma l’efficacia degli oppiacei.

La presenza di effetti collaterali derivanti dai trattamenti terapeutici in atto viene evidenziata da entrambi i campioni, benché il loro impatto sulla qualità di vita sia sottostimato dai medici, rispetto a quanto segnalato dai malati. In particolare, questi ultimi lamentano la comparsa di disturbi gastrici, costipazione e sonnolenza.

Nel complesso, l’esigenza più avvertita dagli oncologi per un miglior controllo del dolore è di poter contare su medicinali meno “invasivi” (54%) e, nel caso degli oppioidi, potersi avvalere di farmaci con dosaggi superiori rispetto a quelli oggi disponibili (48%). Cure con minori effetti collaterali sono anche tra i desiderata dei pazienti, insieme alla richiesta di terapie più efficaci e di un maggiore supporto da parte dei clinici e delle Autorità sanitarie.

“Abbiamo ritenuto importante promuovere questa indagine – ha affermato Marco Filippini, Direttore del Centro Studi Mundipharma - per contribuire a fare luce su un aspetto rilevante legato alle diverse forme di neoplasia, il dolore. Se l'esperienza di un tumore è di per sé devastante, diventa un dovere morale di tutti gli addetti ai lavori fare il possibile per alleviare ai malati oncologici l’incubo della sofferenza fisica, inutile e crudele. La ricerca ha evidenziato che occorre ancora insistere sulla formazione dei clinici e sulla comunicazione ai cittadini, sia per promuovere la conoscenza della Legge 38, sia per favorire un approccio terapeutico più appropriato al dolore neoplastico, in grado di garantire a questi pazienti l’assistenza e l’attenzione cui hanno diritto”.

Dai dati sul livello di informazione circa gli oppioidi e sulla Legge 38 anche il 64% degli oncologi ritiene che in Italia manchi un’adeguata conoscenza di questi farmaci, il 62% giudica il loro impiego sottodimensionato a favore dei FANS e un complessivo 87% segnala di aver incontrato resistenze (spesso 33%, qualche volta 54%) presso i medici di medicina generale nel prescriverli. Uno scenario confermato anche dalle risposte dei pazienti: quasi la metà, infatti, ignora che cosa siano gli oppioidi e il 46% conferma la scarsa propensione di certi medici a consigliarli nel trattamento del dolore.

Per quanto concerne la Legge 38, solo il 57% degli oncologi e il 14% dei pazienti dichiarano di conoscerla bene: tra i principali vantaggi apportati dalla normativa, il 49% degli specialisti e il 35% degli assistiti indicano la maggiore facilità di prescrizione dei medicinali a base oppiacea.
 

19 luglio 2012
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