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Cure primarie: tutta l’Europa ne discute. E l'Italia?

di Grazia Labate

Se ne parlerà all'European Forum for Primary Care in programma il 3-4 settembre a Goteborg. Tra i progetti più interessanti al centro dei lavori, il QUALICOPC, Quality and Costs of Primary Care in Europe. E l'Italia? Metta al centro del Patto della Salute una sperimentazione triennale sulle cure primarie

31 LUG - Il 3 e il 4 settembre, a Goteborg, lo European Forum for Primary Care raduna tutti i rappresentanti degli Stati membri che si occupano di cure primarie per fare il punto della situazione, confrontarsi sulle esperienze più avanzate, tracciare una road map per lo sviluppo futuro dell’assistenza di base.

È opinione comune che il futuro della Sanità in Europa si gioca sulla capacità di riorientare i focus della politica sanitaria sia in ragione di una minore pressione sulla spesa pubblica dei vari Stati membri, ma soprattutto per rimettere al centro la persona e la continuità assistenziale, come volano di una sanità efficace, efficiente e umanizzata che costituisce il patrimonio comune dell’Europa Sociale.

È il patrimonio inglese del Gate Keeping, aggiornato e corretto. Sono le intuizioni di Barbara Starfield, la statunitense deceduta l’anno scorso che delle cure primarie aveva fatto la sua ragione scientifico-professionale e costruito modelli per la loro implementazione sia negli USA, sia esportandoli in tutta Europa. Oggi su questi modelli si discute, perché costituiscono la ragione su cui interrogarsi affinché tutti i sistemi possano vincere le sfide future, ridefinendo gli assetti professionali, superando vincoli e lacci burocratici, l’ospedalocentrismo costoso quand’anche inappropriato. In generale, affrontando il tema dell’invecchiamento della popolazione e della cronicità delle patologie come la questione centrale che ci accompagnerà in questa lunga longevità conquistata.

Gli inglesi, memori del fallimento del budget e del fundholding, riprogettano l’intero sistema, dentro il patrimonio inalienabile del NHS, eliminando la barriera dei Primary Care Trust, affidando l’intera gestione del ciclo delle cure primarie ai GP (General Practitioner) consorziati. Divengono il fulcro gestore a livello del territorio dei bisogni di salute del cittadino, dalla farmacia alla specialistica, dalla gestione dell’acuzie ospedaliera alle Nursing Home, prendendo in carico la continuità assistenziale, mettendo in rete e a disposizione tutti i provider necessari nei tempi giusti, gestendo in rete la domanda after hour con piattaforme digitalizzate da cui estrarre al momento della chiamata la storia clinica del paziente, così potendo decidere l’intervento da attuare, la più appropriata prestazione in quel momento, l’accompagnamento in ospedale se il caso lo richieda.

Certo, all’inizio del cambiamento non sono mancate critiche; le responsabilità non solo mediche ma manageriali di siffatta trasformazione hanno spaventato gli interlocutori e nel contempo attirato l’antipatia di una vasto ceto politico amministrativo che dai PCT vedeva esautorato ruolo, modalità d’intervento e prassi consolidate. Ma da un lato la choice del cittadino verso il suo medico di fiducia, dall’altro la possibilità di essere seguiti nell’intero percorso di cura, e ancora la propensione dei più giovani GP a sperimentarsi anche assumendo la vision manageriale della gestione di risorse umane e finanziarie, stanno affermando nella realtà operativa circa 54 consorzi operanti per raggiungere entro il 2014 i 145 consorzi necessari alla popolazione inglese.

Così, anche in Svezia, la gabbia del GP medico dipendente del SSN si sta rompendo non solo con il diritto di scelta del cittadino, ma con la necessità di ampliare verso la libera professione del GP, oltre l’orario di lavoro e con colleghi specialisti, soprattutto nel campo della geriatria, la gamma delle prestazioni per la continuità assistenziale attraverso un compenso fee for service.

Il Nord Europa ridiscute alla luce delle esperienze fin qui compiute. Il Centro Europa costruisce e sperimenta modelli ex novo nei paesi ex Somansko, rivisita in Germania, Francia, Austria, Belgio ed Olanda un ruolo più incisivo e centrale dell’assistenza primaria come razionalizzatore dell’inappropriatezza e degli eccessivi costi delle cure ospedaliere e nel contempo cerca di consolidare le cure primarie soprattutto sul tema delle cure di lunga durata. L’Europa mediterranea, fortemente in crisi sul versante della spesa pubblica, tenta una diversa modalità di approccio ma appare più orientata ad operazioni di contenimento dei costi che non all’implementazioni di nuove modalità organizzative e gestionali. Uno scenario che presenta anche alcune eccezioni, ad esempio, in Italia, le esperienze della case per la salute, i chronic care models della Lombardia e da ultimo l’accordo, appena siglato dalla Regione Toscana, dei centri sanitari integrati (“ospedali di quartiere”) in cui praticare la continuità delle cure senza il pellegrinaggio per esami, diagnostica di primo livello e tempi di attesa inutili e svantaggiosi per il cittadino e per il sistema.

Riorganizzazioni, accordi specifici, protocolli d’intesa fra le diverse autorità responsabili, sperimentazioni a tempo e risultato sono le modalità con cui l’Europa si riorganizza e si interroga sulle vecchie e sulle nuove esperienze.

 A Goteborg, quindi, seguiremo le nuove tendenze e i risultati conseguiti. Ma che l’Europa punti sulle cure primarie non vi è dubbio a guardare le risorse impegnate nel 7° programma quadro nel progetto QUALICOPC , Quality and Costs of Primary Care in Europe , di cui sommariamente riporto i soggetti e le fonti di utilizzo dei dati, lo schema del programma e lo schema degli obiettivi che si prefigge.

 
 
 
Il Progetto QUALICOPC è uno studio che mira a valutare le prestazioni dei sistemi di cure primarie in Europa in termini di qualità, equità e costi.

Lo studio fornirà una risposta alla domanda su ciò che comporta l’impatto di sistemi di cure primarie “forti” nei sistemi sanitari e che effetti hanno sulle prestazioni nei confronti dei cittadini. QUALICOPC è finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del "Settimo programma quadro".

METODI E PROGETTAZIONE
QUALICOPC è iniziato nel 2010 e durerà fino al 2013. I dati saranno raccolti in 31 Paesi europei (27 paesi UE, Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia) e in Australia, Israele e Nuova Zelanda. Questo studio utilizza un approccio a tre livelli di raccolta dei dati: il sistema, la pratica e il paziente.
 
Le indagini si svolgeranno tra i medici di medicina generale (MMG) e tra i loro pazienti, fornendo prove a livello di processo e risultato delle cure primarie.
 
Le indagini mirano a ottenere una visione del comportamento professionale dei medici, le aspettative e le azioni nei confronti dei loro pazienti. Un aspetto importante di questo studio è che il questionario di ogni paziente può essere collegato al questionario del medico curante.
 
Per raccogliere i dati, lo studio utilizza le fonti di dati esistenti, quali il sistema dei conti sanitari e la Primary Health Care Activity Monitor Europa (PHAMEU) del database.
 
 
 
 
 
 
CHI CONDUCE LO STUDIO

1. NIVEL, Paesi Bassi, Istituto per la Ricerca sui Servizi Sanitari, Utrecht, Paesi Bassi
2. Dipartimento di Medicina di Famiglia e di Primary Health Care, Ghent University, Ghent, Belgio
3. Hochschule Fulda - Università di Scienze Applicate, Fulda, Germania
4. ULMF-Università di Lubiana, Lubiana, Slovenia
5. Laboratorio MeS, Istituto di Management, Scuola Superiore Sant'Anna, Italia
6. RIVM-Istituto Nazionale per la sanità pubblica e l'ambiente, Bilthoven, Paesi Bassi
7. Tranzo, Tilburg University, Tilburg, Paesi Bassi
8. Radboud University Nijmegen Medical Centre, Nijmegen, Paesi Bassi
9. Dipartimento di Sociologia e del Dipartimento di Geografia Umana, Università di Utrecht, Utrecht, Paesi Bassi.

Dunque nel 2013 sapremo a quali risultati conduce QUALICOPC, ma nel frattempo, mentre l’Europa cerca soluzioni per creare maggiore corrispondenza tra i propri sistemi nazionali di protezione della salute e il problema della maggiore esigenza delle popolazioni per la continuità delle cure rivedendo pragmaticamente esperienze ed obiettivi da raggiungere, noi non affidiamo in questo breve scorcio di legislatura il futuro ad improbabili disegni di legge.

Riscriviamo il prossimo Patto della Salute mettendo al centro una sperimentazione triennale sulle cure primarie, implementata con le risorse che riusciremo ad ottenere da una sana revisione della spesa nelle diverse Regioni, concordato e scritto con i medici e poi desumiamo quali criteri generali possiamo trarne, confrontandoci con le migliori pratiche europee per derivarne criteri di revisione normativa delle nostre leggi. Forse solo questa è la metodologia più corretta perché le cure primarie possano diventare il centro del sistema da cui si dipana appropriatezza, efficienza e qualità delle cure.

Grazia Labate
 

31 luglio 2012
© Riproduzione riservata


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