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Gli italiani bocciano il Ssn. Lo rileva un'indagine di Europe Assistance


Questo il verdetto della quarta edizione del “Barometro della Salute” promosso dalla compagnia di assicurazioni francese che offre una fotografia del livello di soddisfazione dei cittadini di 7 paesi europei e degli Usa sui propri servizi sanitari. Medici poco preparati, paura della malasanità, troppe attese,  troppe spese e poca attenzione agli anziani. Ecco i buchi neri della sanità italiana.

22 SET - Risultati in controtendenza rispetto alle ultime indagini effettuate in Italia sulla sanità. Secondo il “Barometro della salute” di Europe Assistance, presentato oggi a Milano, 6 italiani su 10 non sono soddisfatti dell’assistenza sanitaria ricevuta, posizionando il nostro Paese al penultimo posto della classifica elaborata dalla ricerca riguardante 6 paesi europei (Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Svezia, Polonia e
Austria) e gli Usa. Peggio di noi solo i polacchi, mentre i più soddisfatti si sono dichiarati gli austriaci (86%), seguiti dai britannici (70%) e svedesi (69%).
L’insofferenza degli italiani, secondo l’indagine, si esprime anche a livello della qualità delle prestazioni mediche erogate dal SSN, giudicata scarsa sia che si tratti delle cure somministrate dal medico di base, sia di quelle ricevute durante il ricovero ospedaliero.
Si evidenzia poi la preoccupazione rispetto al futuro del sistema sanitario: l’allungamento dei tempi di attesa (paventato dal 69% del campione) e l’eventualità di errori medici (dal 65%) rappresentano le due minacce più avvertite.
Andando ad osservare l’opinione che hanno i cittadini italiani dei loro medici curanti il giudizio espresso dagli intervistati rispetto alle competenze scientifico-diagnostiche e alle capacità relazionali del personale medico - ovvero l’abilità dei dottori di informare con chiarezza i propri pazienti sul loro stato di salute e di garantire il corretto passaggio di informazioni tra medico di base e ospedale - è inferiore a “buono”. Per il 54% degli italiani, il Ssn non è in grado di garantire un accesso equo alle cure a tutti i cittadini. Un dato che – sottolineano i ricercatori - mostra come la salute sia considerata un diritto inalienabile e non un privilegio da ottenere pagando più tasse: il 68% degli intervistati è infatti contrario a versare più imposte in cambio di un accesso più democratico alla salute.
Il perdurare degli effetti della crisi economica globale ha già costretto, nel corso del 2010, il 18% dei cittadini italiani (+5 punti percentuali rispetto al 2009) a rinunciare a curarsi o a rimandare visite specialistiche e odontoiatriche, esami, interventi chirurgici o l’acquisto di medicinali. Il 33%
ipotizza invece di poter essere costretto a farlo.
L’Italia occupa così il primo posto tra i paesi intervistati più influenzati dagli effetti della recessione (51%).
Alta (67%) la percentuale di cittadini italiani che si dichiara poco soddisfatto della qualità dei servizi di assistenza alla terza età e alle persone dipendenti. Per far fronte ai problemi legati all’allungamento dell’aspettativa di vita per l’84% degli italiani conviene investire risorse
nell’assistenza domiciliare. Per finanziare l’assistenza il 63% del campione suggerisce un contributo misto, pubblico e privato.

22 settembre 2010
© Riproduzione riservata


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